mercoledì 30 dicembre 2009

Sembrava una bella idea

Auguri di buon anno con la storia assurda dei "fari nucleari" realizzati dal regime sovietico. Come raccontano qui. Lungo la rotta nord del Paese, gli ingegneri russi costruirono una seri di fari autosufficienti alimentati da piccoli reattori nuclaeri. Alla caduta del regime sono stati letteramente dimenticati e nel giro di soli vent'anni si sono spenti. Quel che peggio è che ignari sciacalli sono entrati nei fari per rubare quanto c'era di disponibile (soprattutto metalli) e hanno smantellato senza alcuna precauzione i reattori contaminando le strutture (e loro stessi immagino).

Mi sembra il modo migliore per lasciare il 2009 con una riflessione sul tempo che passa. Il nucleare, e le sue scorie, hanno tempi troppo lunghi per la caducità delle istituzioni umane?
Alvin Weinberg ha coniato la famosa frase del "patto faustiano" ovvero il nucleare è l'incentivo supremo che porterà gli esseri umani ad avere istituzioni stabili e una pace duratura. Altrimenti sarà anche la punizione che li precipiterà più velocemente verso l'estinzione

martedì 29 dicembre 2009

la risposta, debole, di Areva

La sconfitta negli Emirati arabi si farà sentire e parecchio negli equilibri della filiera nucleare francese. Una delle prime cose che Henri Proglio aveva detto appena arrivato sulla poltrona di comando di Edf è che il modo di vendere il nucleare francese nel mondo andava rivisto. Ora andrà all'incasso, perchè è proprio Edf l'unica società che assicura commesse all'estero per gli impianti transalpini (Italia e Inghilterra).

In questo senso l'annuncio di una lettera d'intenti tra la società guidata da Anne Lauvergeon e gli americani Fresno nuclear energy group (Fneg) va considerato come un tentativo, forse l'ultimo, per scongiurare commissariamenti politici e industriali di Areva. L'obiettivo della collaborazione è costruire di "una o due" centrali con tecnologia Epr in California.

L' Epr non è ancora certificato negli Stati Uniti, ma ha già potenzialmente otto reattori da realizzare in partnership tra Areva e sei compagnie elettriche: Constellation (ancora controllata da Edf), Ppl, Amerenue, Amarillo Power, Aehi et Duke Energy.

La costruzione di due Epr in California dovrebbe tranquillizare Luca Zaia, prossimo governatore del Veneto che sta cercando di evitare i reattori nella sua regione. Zaia ha detto: "Difficile farla da noi, il Veneto è molto antropizzato sorvolando alcune zone sembra di passare sopra Los Angeles". Tra la zona costiera della provincia di Rovigo indicata (anche nel libro cap. 4 Dove) e la "sua" Treviso ci sono un centinaio di Km, qualcosa meno con gli altri centri come Padova o Venezia. A nord e a sud di Los Angeles ci sono due centrali nel raggio di 150 Km come ben indicato qui.

domenica 27 dicembre 2009

Duro colpo per Areva negli Emirati

Nella "guerra mondiale" tra Areva e Westinghouse (capitolo 3, Chi), gli americani ottengono una vittoria importantissima. Infatti saranno targati Westinghouse i reattori costruiti negli Emirati Arabi Uniti
A vincere è stato il consorzio guidato dalla compagnia Korea Electric Power Corporation (Kepco) che si è portata a casa una commessa del valore di 20 miliardi di dollari per 4 reattori da mettere in linea tra il 2017 e il 2020 (una tempistica simile a quella italiana)

La Corporazione di Energia Nucleare degli Emirati (Enec) ha assegnato la commessa al gruppo sudcoreano, preferendolo alla multinazionale statunitense General Electric e al consorzio francese che vede la partecipazione di Areva. "Ci ha colpito la filosofia di sicurezza, di prima classe" della proposta sudcoreana, ha detto il direttore general dell'Enec, Jaldun al Mubarak

Areva vendeva il suo Epr in cordata con il meglio dell'industria transalpina (EDF, GDF-Suez, Total, Areva, Vinci e Alstom), nel mondo nucleare quello degli Emirati era considerato il colpo più appetibile per via della sicura solvibilità del committente e dell'importanza simbolica di una serie di centrali nel Golfo Persico. Inoltre, nella corsa alle commesse per la terza generazione Areva è in leggero vantaggio in Europa e in Brasile, ma è costretta ad inseguire in Cina, negli Usa e ora perde l'importante partita mediorientale.

Un'ultima notazione, per ottenere il via libera dagli Usa gli sceicchi hanno dichiarato che non arricchiranno l'uranio nel loro paese ma lo compreranno direttamente sul mercato escludendo la possibilità di un uso diverso da quello della produzione di elettricità

sabato 26 dicembre 2009

Sciocchezze

L'approvazione del decreto legislativo ha alzato il tono del dibattito e di conseguenza le stupidaggini dette dai diretti interessati sono cresciute. Facciamo un po' di chiarezza:

Claudio Scajola intervistato dal Giornale si ritrova un titolo accattivante quanto falso: "Col nucleare si taglieranno le bollette".

Spiega il ministro: "Con una quota del 25% di nucleare a regime i costi potranno scendere del 25-30% con un significativo effetto sulle nostre bollette".

Non c'è una data, ovviamente, ce la mettiamo noi limitandoci a prendere per buone le previsioni dello stesso Scajola: primo ( o primi due) reattori attivo nel 2018, si arriva a quattro intorno al 2020. E in quel caso saremmo a metà, diciamo al 40% del percorso previsto dal ministro. Per il 25% della potenza elettrica installata da fonte nucleare servirebbero altri 4 reattori Epr da 1600 Mw o 6 dei più piccoli Ap 1000 (ma dopo il 2020 magari anche qualche modello diverso potrebbe diventare disponibile). Per questa seconda fase, ammesso che sia necessaria, serviranno altri 8-10 anni. Quindi l'affermazione di Scajola andrebbe corretta "Se tutto va bene bollette tagliate tra vent'anni". Non proprio domani. Peraltro per avere effetti sulle bollette di tutti noi, normali cittadini, andrebbe anche cambiata l'attuale meccanismo della borsa elettrica, ma in vent'anni ci sarebbe tutto il tempo.

per par condicio cito gli anti nuclearisti, i Verdi e l'Idv parlano di 25 miliardi di "soldi pubblici" per sostenere il piano nucleare. Più precise le associazioni ambientaliste come Legambiente che parlano più generalmente di "risorse" che saranno sottratte ad investimenti energetici più utili e in sintonia con il benessere del pianeta.
Lo Stato non prevede di stanziare capitali per costruire le centrali, pagheranno Enel, Edf e i suoi soci. Uno sforzo che intendono ripagarsi con gli incassi della vendita dell'elettricità, quindi un cittadino che non vuole avere niente a che fare con il nucleare, tra dieci anni o subito, si potrà scegliere una compagnia che non prevede di vendere elettricità ottenuta dalla fissione e vivere felice e "denuclearizzato". Nessuna parte del suo denaro, quello speso direttamente o affidato allo Stato tramite le tasse, avrebbe aiutato il rinascimento nucleare. Un lusso che un italiano deciso a non sostenere la Fiat non può concedersi.

Fa giustamente notare Ermete Realacci del Pd che "nel resto del mondo il nucleare non sopravvive senza l'aiuto pubblico". Questo è il vero che rischio che va evitato, i costruttori chiederanno di vendere l'elettricità a prezzi fissi. In questo caso è la cifra a fare la differenza tra una regalia e una garanzia. Poi ci sono tutta una serie di costi, come le assicurazioni durante il funzionamento e il fondo necessario per lo smantellamento che lo Stato (succede in Francia, in Giappone, negli Usa) tende ad accollarsi per via del loro orizzonte temporale molto remoto.
Se si è veramente convinti che il vero difetto delle centrali sta nel fatto che le società produttrici ci guadagnano troppo e i cittadini pagano il conto, basta costringere le norme a rispecchiare questa realtà limitando i margini dei costruttori. Questa argomentazione, se non è strumentale, non porta necessariamente ad essere contrari alle centrali, ma solo alla ripartizione dei costi e degli utili ad esse connessa. E quindi bisognerebbe lavorare per modificarla, non per eliminare il nucleare.

mercoledì 23 dicembre 2009

Dietro la Prestigiacomo...

Si legge ( e si scrive) di un chiarimento tra Scajola e la Prestigiacomo sul nucleare. Bypasso tutte le questioni politiche e i retroscena (quelli leggeteveli su Repubblica) e mi faccio una domanda: perchè?

Il ministero dell'ambiente chiede di poter rifare la Vas (valutazione ambientale strategica) sul sito dove sorgerà la centrale quando Enel Edf (e chi verrà dopo) presenteranno la richiesta di autorizzazione. Ma, seppur su un'area più vasta, la Vas l'avrà già fatta l'Agenzia nucleare. Escludendo che la Prestigiacomo sia realmente interessata a questo tecnicismo, l'unica spiegazione è che la struttura ( i direttori generali e i tecnici presenti nelle commissioni Via e Vas) non solo voglia difendere le proprie prerogative, ma pensi di poter giungere a delle conclusioni diverse da quelle che, diciamo un anno prima, ha vergato l'Agenzia.

Visto che nel fantastico mondo delle perizie e dei pareri tecnici si può dire tutto e il contrario di tutto ( vi ricordate Scanzano? Capitolo 5) le prospettive che si aprono sono tante e tutte inquietanti: un'agenzia ipernuclearista sul modello francese che dice sì a quasi tutto e quello che non le piace lo "concerta" con i costruttori. Altra possibilità e che i tecnici del ministero chiamati a discutere della Via dicano che l'area non è adatta ad una centrale contraddicendo l'Agenzia.

No, la definizione dei luoghi non sarà decisamente la parte più difficile.

martedì 22 dicembre 2009

l'ultima bozza

Il decreto sui criteri di localizzazione e compensazione sul nucleare è passato in consiglio dei ministri. Rispetto alle bozze che io e i miei colleghi abbiamo potuto vedere fino a ieri qualche modifica c'è. Va ricordato che il passaggio nelle commissioni parlamentari e soprattutto in conferenza Stato-Regione rende queste cifre, specie per la divisione tra i vari comuni, assolutamente provvisorie.

Ecco le novità: il decreto tre mesi giorni ai ministeri coinvolti (Sviluppo Economico, Ambiente e Trasporti) per definire lo "schema dei criteri" raggruppate in due tipi ci caratteristiche ambientali e tecniche. Tra quelle ambientali ci sono "popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità".
Quelle tecniche riguardano invece la "sismo-tettonica, distanza da aree abitate, geotecnica, disponibilità di adeguate risorse per il sistema di raffreddamento della tipologia di impianti ammessa, strategicità dell'area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica, rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante".
Lo schema però lo deve proporre l'Agenzia che, ricordo, oltre a essere istituita avrà bisogno di qualche settimana per iniziare a funzionare, dunque ancora una volta le scadenze vanno considerate puramente indicative.

Sulle compensazioni
Per gli anni di costruzione si incassano 3.000 mila euro per ogni Mw sino ad una potenza di 1.600 Mw, "maggiorata del 20% per potenze superiori" quindi se si accettano due reattori si portano a casa fino a 11 milioni di euro l'anno
verrà diviso e destinato per il 40% agli enti locali e per il 60% alle persone residenti ed alle imprese in pratica pagherà in tutto o in parte "la spesa energetica, della Tarsu, delle addizionali Irpef, Irpeg e dell'Ici".

beneficio economico per la pari per ogni Kwh prodotto pari a 0,4 euro a MWh. Con un impianto a piena produzione, si parla di una somma superiore ai 5 milioni di euro l'anno.Così divisi: 10% alla Provincia o alle Province nel cui territorio e' ubicato l'impianto, per il 55% al comune e per il 35% ai comuni limitrofi, intesi come quelli la cui superficie ricada in tutto o in parte all'interno di un'area compresa nei 20 km dal perimetro dell'impianto di produzione di elettricità

E poi c'è l'ici, solo per il comune che ospita la centrale.

sabato 19 dicembre 2009

Che dio ci aiuti.... forse meglio di no

Oggi due eventi importanti per il fronte antinuclearista: i Verdi e la federazione di Sinistra hanno avviato la raccolta di firme in oltre 1000 punti sparsi per l'Italia: l'obiettivo è indire due referendum per l'abolizione delle leggi sul nucleare e quello sulla privatizzazione dell'acqua.

Dubito che riescano a raggiungere le 500 mila firme, ma un altro referendum sul nucleare sarebbe davvero una prova interessante per questo Paese. Sarei veramente curioso di assistere alla campagna e soprattutto scoprire se almeno il nucleare riesce resuscitare uno strumento defunto come il nostro referendum abrogativo.

L'altro evento invece è stata la marcia contro "l'ipotesi" di una centrale a Termoli. L'ennesimo esempio di quell'antinuclearismo locale (folkloristico, ingenuo e privo di ogni base scientifica o logica) che prendo un po' in giro nel libro. Senza ironia, penso che sarà invece il vero scoglio per i costruttori, specie perchè nemmeno i partiti politici sanno controllarlo, al massimo qualcuno prova a cavalcarlo.

Riporto una parte del lancio Ansa sulla manifestazione perchè ben sottolinea un particolare veramente irritante:

NUCLEARE: SENZA INCIDENTI MARCIA CONTRO IMPIANTO A TERMOLI ALLA MANIFESTAZIONE SOPRATTUTTO AMMINISTRATORI E STUDENTI (ANSA) - TERMOLI (CAMPOBASSO), 19 GEN -

Sono stati gli studenti all'urlo di: "vogliamo respirare aria pulita" che hanno dominato la manifestazione di oggi a Termoli contro il nucleare svoltasi tra un imponente spiegamento di forze dell'ordine. I giovani hanno voluto urlare la loro contrarietà al ritorno al nucleare in Italia ed il forte "no" ad una possibile installazione in Basso Molise di un impianto.
La marcia pacifica - organizzata da Comune e Diocesi e partita alle 9.30 da Piazza Donatori di Sangue per attraversare poi molte vie del centro cittadino - è stata aperta dagli amministratori di Termoli; presenti anche Vincenzo Greco, sindaco dimissionario, ed il Vescovo, Gianfranco De Luca.


La domanda è: perché la Diocesi, il vescovo e in generale la chiesa dovrebbe essere contro o a favore una centrale nucleare? Su che basi? C'è qualche parte della bibbia che vieta di "indulgere" nella fissione nucleare?

venerdì 18 dicembre 2009

recensione di Newclear

solo per segnalare la recensione del blog di Chicco Testa
molto lunga e giustamente "critica" (non nel senso di negativa)

vedetela qui

mercoledì 16 dicembre 2009

Conti buon cittadino francese

L'amministratore delegato dell'Enel ha ricevuto in queste ore la Legion d'Onore presso l'ambasciata francese. Naturalmente ha parlato dell'alleanza con Edf per costruire gli Epr: "Il ritorno del nucleare in Italia è un'opportunità unica per contribuire al rilancio dell'economia nel nostro Paese. Avere al proprio fianco in questo progetto un partner industriale come Edf, principale operatore elettronucleare al mondo, è un asset fondamentale".

La collaborazione tra Enel-Edf, aggiunge Conti, "contribuisce inoltre a rafforzare i legami tra i sistemi industriali di Italia e Francia in un settore strategico come quello dell'energia e a sviluppare ulteriormente la reciprocità nei rispettivi mercati".

In Enel, sottolinea ancora l'ad di Enel, "crediamo di avere il dovere di essere un membro attivo delle comunità che ci ospitano e di essere sempre attenti alle tematiche sociali ed economiche dei paesi in cui siamo presenti. Vogliamo essere dei 'buoni cittadini francesi', contribuendo concretamente allo sviluppo di questo paese. L'evento di oggi rappresenta un ulteriore passo avanti per un sempre più fruttuoso e durevole rapporto di amicizia fra l'Enel e la Francia, così come fra i nostri due paesi"

Gli ha risposto l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sabliere: "Siamo grati all'Italia, le siamo grati, Conti, di aver scelto la Francia e di aver selezionato le competenze e l'esperienza di Edf per affiancare l'Enel. Il prossimo vertice Italia-Francia del primo semestre del 2010 sarà l'occasione per completare e rafforzare questo grande partenariato bilaterale, fondato sul nucleo Edf-Enel, tramite cooperazioni nel settore della formazione degli ingegneri, della sicurezza nucleare e della cooperazione industriale".

Ecco un altro nodo alla corda che ci lega mani e piedi alla riuscita del progetto Epr. Sempre più in Italia emerge lo spazio per un solo consorzio che costruirà le nuove centrali. Lo ha capito anche E.on. Le trattative sono in corso ma probabilmente il consorzio tedesco ha barattato l'entrata nella società che costruirà il secondo Epr transalpino a Penly con la rinuncia a fare concorrenza in Italia e Enel-Edf (che sono già nella cordata di Penly).

Si parla di noi...

segnalo un paio di recensioni sul libro uscite nei siti "specializzati"

una è sul webmagazine di Terna

e anche una bella recensione su

www.quotidianoenergia.it (che però è pagamento)

Si parlerà di energia e mezzi di comunicazione (e ovviamente di nucleare) anche nello spazio Enel di Piazza del Popolo a Roma venerdì 18 alle 17 dove parteciperò ad una tavola rotonda.

http://incredibile.enel.it/

lunedì 14 dicembre 2009

L'amico sloveno

Lo statuto del Friuli Venezia Giulia è talmente "speciale" da aver intrapreso un via nucleare del tutto autonoma
Il presidente della regione Renzo Tondo ha dichiarato oggi che la prossima settimana incontrerà i dirigenti dell'Enel per ''perfezionare'' l'offerta al governo di Lubiana di partecipare, ''come Regione'', ma ''anche come sistema Paese'', al raddoppio della centrale nucleare di Krsko.

''Ne ho gia' parlato sia con l'Enel sia con il governo italiano, specificatamente con il ministro Scajola, e l'interesse ci sarebbe tutto'' precisa Tondo, osservando che da parte di Lubiana che '' non c'e' un no pregiudiziale, semmai c'e' un ni''. L'ingresso nel capitale di Krsko da parte italiana ''sarebbe un affare'', secondo il presidente Tondo, ''sia per le ricadute economiche'', ma anche ''per la messa in sicurezza di quel sito''. Non solo: ''Eviteremmo in questo modo di dover realizzare una centrale in Friuli Venezia Giulia''.

domenica 13 dicembre 2009

Bersani sul nucleare

Il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, dice la sua sul nucleare in un'intervista a QualEnergia:



Come giudica le scelte sul nucleare di questo Governo?
«Mi pare che sia una risposta sbagliata in questa fase e che, comunque, il Governo si stia muovendo maldestramente. Per riaprire un capitolo così delicato occorrerebbe un largo consenso nel Paese e nelle istituzioni, elementi che attualmente mancano.
I primi passi, come le norme contenute nella legge 99 dello scorso luglio, hanno avuto come risultato una levata di scudi da parte di molte Regioni che si sentono espropriate delle proprie prerogative. Nella stessa legge peraltro è prevista la priorità di dispacciamento per l’elettricità nucleare che mi pare faccia a pugni con la liberalizzazione dei mercati dell’energia, oltre a denotare un’insicurezza sulla competitività di questa tecnologia.
Peraltro io credo che un Governo serio, prima di affrontare questo argomento, dovrebbe dimostrare di saper risolvere la gestione e la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi delle centrali nucleari chiuse, creando un deposito temporaneo delle scorie.
Se non si affronta questa elementare esigenza non si risulta credibili nei confronti dei cittadini. Ci sono poi i dubbi sullo stato di maturità delle attuali tecnologie. I costi, i ritardi, le problematiche aperte sulla sicurezza, fanno infatti ritenere che rischieremmo di incamminarci in un percorso irto di ostacoli con limitate ricadute sul nostro sistema industriale. Bisogna lavorare per soluzioni tecnologiche avanzate che affrontino il problema dell’affidabilità, delle scorie e che garantiscano costi accettabili. Prima di questo, ogni programma per un Paese che è uscito dal nucleare non è credibile
».

giovedì 10 dicembre 2009

ospite da Oscar Giannino

Oggi sono stato invitato a parlare di nucleare su Radio 24 da Oscar Giannino
nella sua "Nove in punto, la versione di Oscar"

ecco la registrazione della puntata

chiacchierata piacevole, mi ha sorpreso un po' la virulenza dei messaggi contro il nucleare e contro il conduttore che non ha nascosto il suo convinto, e ragionato, sostegno al ritorno delle centrali in Italia.

La trovata dei Verdi di riproporre una vecchia lista delle possibili sedi è stata un'ottima cartina di tornasole. Non si è fatto nessun passo avanti nell'opinione pubblica. Il sostegno e soprattutto l'avversione per il nucleare rimangono a dir poco "viscerale". Nonostante le parole sprezzanti di Scajola sulle polemiche di questi giorni, temo che questo ritorno del nucleare sulle pagine dei giornali allungherà ancora i tempi delle decisioni del governo.

mercoledì 9 dicembre 2009

la verità sui siti

ecco come nel libro si racconta quali sono le probabili prossime centrali nucleari

Il maggiore “indiziato” ad ospitare un impianto elettronucleare è Montalto di Castro. Già zona nucleare dopo la costruzione di una centrale mai entrata in funzione a causa del referendum popolare del 1987 , negli anni successivi, a fianco del sarcofago a prova di fine del mondo che avrebbe dovuto contenere i reattori da 1600 MW, fu costruita dall'Enel un'altra centrale a policombustibile, la Alessandro Volta, la più potente d’Italia, con 3600 mw di energia. Grande quattro volte di più e costituita da una orrenda ciminiera alta 150 metri che si può ammirare da decine di chilometri come uno sberleffo agli ambientalisti, è costata 7mila miliardi delle vecchie lire ed è nata già vecchia, visto che non era a ciclo combinato, come quelle che venivano costruite allora in tutto il mondo; ma soprattutto: ha costi di esercizio insostenibili, tanto che oggi resta accesa soltanto 2 o 3mila ore l’anno, sulle teoriche 8600, perché l’energia prodotta è troppo cara. E quindi sono proprio le strutture mai utilizzate dell'ex centrale nucleare e quelle realizzate nell'impianto policombustibile – che a questo punto potrebbe venire smantellato – a rendere ancora più appetibile il sito viterbese per il ritorno all'atomo. Si tratta delle prese a mare di raffreddamento dei reattori nucleari e della rete di distribuzione da 3.300 mw, oltre ad una lunga lista di opere minori, il cui valore è stimato in due o tre miliardi di euro. A tutto ciò si aggiunge il progetto del grande corridoio stradale che congiungerà il porto di Civitavecchia, sul Tirreno, a Mestre, sull'Adriatico. Una grande via di comunicazione che, per lunghi tratti, si sovrapporrà all'Aurelia. L'ideale per trasportare il combustibile. C’è spazio per almeno i due reattori. E infatti l'interesse dell'industria nucleare verso Montalto di Castro è stato confermato dalla visita nel sito del presidente e direttore generale dell'Edf (Electricité de France) Pierre Gadonneix, accompagnato da alcuni dirigenti Enel subito dopo la firma dell'accordo tra il premier Silvio Berlusconi con il presidente francese Nicolas Sarkozy sulla fornitura di reattori nucleari d'oltralpe, in caso di ritorno al nucleare in Italia.

Il secondo indiziato è la zona della parte costiera della provincia di Rovigo, nella vasta zona intorno a Porto Tolle: diecimila abitanti, è il sesto comune della provincia per numero di abitanti. Si trova nel cuore del Delta del Po, è il terzo del Veneto per ampiezza dopo Venezia e Cortina d’Ampezzo ed è completamente circondato dalle acque del fiume e del mare Adriatico. La denominazione del territorio, sul quale c’è stata anche una grande alluvione nel 1966 (e questo, in teoria, sconsiglierebbe la costruzione di un impianto nucleare con EPR), raggruppa numerosissimi piccoli paesi, ed anche semplici corti contadine, disseminati tra le tre principali isole: Isola della Donzella, Isola di Polesine Camerini e Isola di Ca' Venier. Si trova all'estrema punta della foce del Po, a cavallo tra i rami principali di Maistra, di Pila e Gnocca. Gran parte del comune è due metri sotto il livello del mare. È già presente una centrale termoelettrica ad olio, quella di Polesine Camerine, la cui ciminiera, con i suoi 250 metri, è la più alta d'Italia e rientra tra le prime 150 al mondo

Visto quello che si è scritto in questi giorni verrebbe da dire: Diffidate delle imitazioni! ;-)

martedì 8 dicembre 2009

I nuovi siti delle centrali sono quelli vecchi

Il quotidiano Milano Finanza in prima pagina oggi annuncia l'elenco dei siti candidati ad ospitare le nuove centrali. Secondo il quotidiano diretto da Osvaldo De Paolini, le prime scelte sarebbero i luoghi dove sorgevano le centrali della prima stagione dell'atomo all'italiana.

L'articolo non è disponibile on line, maggiori dettagli li trovate qui.

lunedì 7 dicembre 2009

Conti senza l'oste

L'amministratore delegato dell'Enel Conti ieri è tornato a parlare su La 7 del suo progetto di costruire delle centrali.
Come si vede la sua fiducia nel completamento dell'impresa non è venuta meno. Anzi sostiene "di aver gia individuato i siti dove sorgeranno le centrali" ma di non volerli rivelare "neanche sotto tortura prima di aver ricevuto l'imprimatur del governo"

Evitando all'ad una seduta di waterboarding stile Cia, direi che i siti possibili sono già abbastanza definiti dai criteri tecnici e illustrati chiaramente nel libro (capitolo 5 dove). Il problema semmai é un altro: attendere il governo.

Mentre Conti raccontava dei siti già scelti, il maxiemendamento della Finanziaria tagliava i fondi per l'Agenzia per la sicurezza nucleare: 3 milioni di euro che non ci sono. Quindi non avrà per i prossimi mesi nessuno a cui sottoporre la sua scelta. In questo momento il conto alla rovescia per il ritorno delle centrali in Italia è fermo, e lo rimarrà almeno fino all'inizio dell'estate.

Nell'intervista il manager afferma che "i ritardi erano previsti, la macchina è ormai avviata".
evidentemente ha più fiducia, o più informazioni, degli stessi ministri e sottosegretari che nei corridoi raccontano del vicolo cieco in cui il programma nucleare si è infilato

venerdì 4 dicembre 2009

Nucleare su repubblica

un breve estratto del libro è uscito su Repubblica
qui

a corredo dell'ennesimo racconto delle "incomprensioni" (per non dire veri e propri dispetti) tra ministeri che impediscono all'Agenzia del nucleare di partire in tempo.

ogni commento mi sembra inutile, se non che il sogno dei nuclearisti potrebbe morire definitivamente con questo governo

mercoledì 2 dicembre 2009

Areva, l'anello debole

Forte polemica a cavallo della Manica per la vendita di una parte importante di Areva ad Alstom. Il Financial times senza mezzi termini ha parlato di pantomima dicendo che il vincitore era già deciso in anticipo e che i concorrenti stranieri (General electric, Toshiba) sono sostanzialmente vittima dell'ennesimo caso di nazionalismo economico

La risposta della cordata Alstom-Schneider è netta: "Abbiamo vinto semplicemente perchè abbiamo offerto di più degli altri", una spiegazione che proprio non elimina il sospetto di un'operazione pilotata dal governo francese, azionista sia del venditore che del compratore. Anzi l'aver "pagato di più" (4 miliardi) potrebbe essere una prova a carico.

Areva si è privata della parte che costruisce e gestisce l'attrezzattura per la trasmissione e la distribuzione elettrica per trovare i soldi necessari a finanziare la costruzione e la progettazione delle centrali nucleari, soprattutto ora che i ritardi in Finlandia e Francia dimostrano che l'Epr è tutt'altro che una gallina dalle uova d'oro. Ai quattro miliardi dovrebbero aggiungersi altri capitali grazie all'arrivo di nuovi soci stranieri da affiancare al governo (vedi capitolo 3 chi). Un'operazione tutt'altro che semplice visto il periodo dei mercati e lo stato di salute degli investitori.

Nel peggiore dei casi, direbbero al Financial times, Papà Sarkozy interverrà ancora una volta a salvare la filiera nucleare francese (e anche quella italiana visto che Areva sarà i costruttore dei reattori Enel), ma sarebbe l'ennesima dimostrazione che quella della centrali "nuove", la terza generazione, non è un mercato, ma sopravvive perché sussidiato in molti modi dai governi.

La vicenda di Areva nei prossimi anni potrebbe renderlo clamorosamente evidente

martedì 1 dicembre 2009

Funzionano bene i "guardiani" di sua Maestà

Le nuove centrali inglesi devono essere più sicure di come sono ora lo dice la Hse, l’autorità per la sicurezza sul lavoro, un’agenzia indipendente che si occupa di tutti i settori e non solo quello dell’energia, men che meno si occupa del nucleare.
Lo scoop lo ha fatto il Guardian con due articoli sia, nella versione on line che in quella cartacea.
Gli articoli vanno letti entrambi perché, pur parlando correttamente dello stesso argomento, non contengono le stesse informazioni. La versione cartacea sottolinea la notizia, cioè che i rilievi dell’Hse sono un bell’ostacolo ai piani del governo che vuole le nuove centrali on line entro il 2017 (l’Inghilterra ha un serio problema di invecchiamento di tutto il parco di produzione elettrica e rischia nei prossimi anni black out disastrosi). Aggiunge una considerazione politica sottolineando il coraggio dell’agenzia indipendente che nonostante l’interesse dell’esecutivo non ha ceduto alle pressioni per lasciar correre il programma.
La versione On line invece racconta, seppur riassumendoli, quali sono i problemi sollevati su entrambi i progetti di reattori di terza generazione presentati due diverse cordate (i francesi Edf e i tedeschi E.on-Rwe) che peraltro hanno già definito i probabili siti di costruzione (per maggiori informazioni vedere il Capitolo tre “chi”) .
Dentro c’è di tutto, da mancanze decisamente secondarie, come l’uso dei pollici e dei piedi al posto del sistema metrico decimale, fino a questioni più sostanziose come la composizione di acciaio e cemento del guscio che deve contenere il reattore (un problema analogo l’Epr l’ha avuto in Finlandia).
L’agenzia non ha “bocciato” i progetti, non potrebbe farlo, ma aspetta le soluzioni dagli stessi costruttori per poi decidere.

Mi vengono tre considerazioni:
1) I reattori di terza generazione Ap 1000 e soprattutto l’Epr francese continuano ad lasciare insoluti una serie di interrogativi tecnologici ed economici che saranno chiariti solo nel corso del decennio. I francesi di Areva sono in difficoltà, gli americani di Toshiba Westinghouse sono in ritardo, cosa succederà se uno si rivelasse indubbiamente più affidabile o più economico dell’altro?

2) Non è che dietro alla politicizzazione e dunque in qualche meno al minor valore dato ai fatti rispetto alla “lettura dei fatti” c’è un peccato originale del mezzo di comunicazione: il pezzo per il quotidiano era più malizioso ma alla fine diceva meno, come dimostrano i commenti degli utenti ad entrambi. Anche in questo senso Internet è una speranza per il futuro

3) Come sarà l’Agenzia per la sicurezza nucleare italiana: coraggiosa e indipendente come quella inglese? Integrata e collaborativa come quella francese? Per ora semplicemente non c’è anche se la legge la “imponeva” per metà novembre.
Ne riparleremo

lunedì 30 novembre 2009

"Energia Nucleare. Sì, grazie?" è in tutte le librerie


E' uscito. "Energia Nucleare. Sì, grazie?" approda in tutte le librerie, grazie a Castelvecchi (Tazebao, euro 16,50). "“A cosa serve, chi ci guadagna e perché in Italia è così difficile” recita il sommario. E' il primo libro di Luca Iezzi, giornalista economico che scrive per La Repubblica dal 2005, occupandosi di tematiche energetiche e delle società del settore. In precedenza ha fatto parte del gruppo di redattori fondatori del "Riformista" e ha collaborato con le principali testate finanziarie nazionali, "Il Sole 24 Ore", "Il Mondo" e "Capital".

La scheda del libro è qui.

mercoledì 25 novembre 2009

-4 La laica Germania, la fanatica Italia

La notizia, esemplare, arriva dalla Germania dove le centrali nucleari sono state un tema importante nella campagna elettorale fino alle elezioni di ottobre. I tedeschi hanno deciso nel 2003 di uscire gradatamente da questa fonte di energia. La coalizione rosso/verde (centrosinistra) proponeva di rispettare la tabella di marcia e chiudere i siti alla scadenza della licenza, se non affrettare l'intero programma.

I vincitori, popolari e liberali, hanno invece proposto la soluzione più furba: l'obiettivo è ridurre le emissioni di Co2 e per questo usiamo tutto ciò che può venir utile. Le rinnovabili sono al primo posto, il nucleare è comunque meglio di carbone e petrolio, il gas è indispensabile. Per chi la "promessa" di spegnere tutto entro il 2032 rimane, ma nel frattempo sfruttiamo quello che già abbiamo, non si rinuncia all'atomo finché fonti altrettanto prive di gas serra potranno sostituirli.

Oggi le agenzie italiane riportano l'intervista al quotidiano Bild del ministro dell'Ambiente, Norbert Roettgen (Cdu) secondo il quale "l'energia di origine nucleare si può utilizzare durevolmente solo se è accettata dalla maggioranza della popolazione: da decenni non è più così e, secondo me, questo atteggiamento non cambierà".

Di qui l'affermazione più forte "la scelta fatta nel 2003 è irreversibile". Va notato che quella scelta fu fatta da un governo di colore opposto all'attuale

Roettgen affermq che l'energia ottenuta da fonti alternative e rinnovabili come quelle eoliche, idriche e si origine solare "è ancora cara, ma i prezzi diminuiranno rapidamente".

Quanto al prolungamento della durata di esercizio delle centrali nucleari tedesche, che il governo nero-giallo si appresta a decidere, Roettgen ha spiegato che grazie a questa misura "una parte degli utili realizzati verranno investiti nelle fonti di energia rinnovabili".

Voi definireste il governo tedesco contrario al nucleare?
Il senatore Pd Roberto Della Seta, leader di Legambiente non resiste alla tentazione: " Anche illustri governi di centro destra governi di centrodestra e tutti i paesi industrializzati stanno scommettendo sull'efficienza energetica e sulle energie pulite come risposte al problema dei cambiamenti climatici e all'esigenza di ridurre la dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili, nel mondo c'è un solo leader politico più appassionato di Scajola e Berlusconi per l'energia nucleare: il presidente iraniano Ahmadinejad".

è solo questione di tempo perché qualche filonuclearista dica l'esatto contrario mettendo la Germania tra le nazioni sostenitrici delle centrali.

Dico la mia citando "ovviamente" il libro. "Il rinascimento nucleare è tutto qui: sostituzione e miglioramento progressivo delle centrali esistenti nessuno pensa che l’atomo forirà più di quanto già offre, né che dopo cinquant’anni di ricerche riuscirà a svolgere un ruolo più ampio. Le aspettative di lungo periodo ormai guardano altrove: al sole, allo sfruttamento delle forze naturali".

In Germania l'hanno capito. Noi?

martedì 24 novembre 2009

-5 Eccolo


SI presenta bene. Dentro è pure meglio

martedì 17 novembre 2009

-9 Ma vi serve questo libro? Decisamente

Sono stato alla "giornata di studio" organizzata dall'associazione italiana del nucleare. Avevo un po' di timore, lo ammetto, che dicessero qualcosa o che lo studio affidato all'Ispo di Renato Mannheimer dimostrasse che avevo sbagliato completa mente l'approccio del libro.
Invece sono stato entusiasta (anche se la cosa non mi fa onore) nel vedere che il livello del dibattito è arretrato esattamente come lo avevo trovato solo sei mesi fa. Nel sito Ain trovate tutte le risposte al sondaggio, ma le due notizie importanti si possono riassumere così:

1) gli italiani rimangono contrari alle centrali nucleari

2) sanno poco o nulla di queste misteriose costruzioni e ancor meno di quello che sta per succedere

Devo dire che tra gli esperti a consesso il clima non era molto migliore: sembravano un gruppo di reduci pieni che vivono ancora come se fosse il giorno dopo il referendum dell'87. Tra gli interventi dal pubblico segnalo la proposta di un referendum "di rivincita" rispetto a vent'anni fa, o uno più provocatorio che chieda l'abolizione dei sussidi alle energie rinnovabili. La cosa più inquietante è che l'associazione si è proposta per realizzare campagne d'informazione sul nucleare nelle regioni coinvolte.

Neanche Greenpeace riuscirebbe a dissuadere e a spaventare con la stessa efficacia

venerdì 13 novembre 2009

-10 " Nucleare, Sì grazie?"

10 giorni o 10 anni che vuoi che siano. Tra 10 giorni esce in libreria la mia fatica “Nucleare, si grazie?”. Tra 10 anni scopriremo se ho dato le risposte giuste.
Troppo comodo? Forse. Parleremo tanto di nucleare nei prossimi post e quindi utilizzo il primo per qualche considerazione preliminare: ho scritto questo libro per rispondere alla domanda “Ma davvero costruiscono di nuovo le centrali in Italia?”. Un po’ a sorpresa ho scoperto che l’interrogativo accomuna il presidente del consiglio e il cittadino che non sa (e non gli interessa saperlo) cosa c’è dietro il miracolo quotidiano della lampadina che si accende nel suo salotto ogni volta che preme l’interruttore.
Sarà un processo lungo e sostanzialmente cieco, con tanti di quegli interessi a spingere in direzioni opposte o anche solo tangenti, che nessuna della parti in causa potrà definirsi vincitrice o sconfitta al 100%.

Per questo ho deciso che schierarsi avrebbe solo contribuito a dare una spinta a questo strano treno ( o meglio, carrozzone?) che ha una destinazione, ma nessuna strada segnata. Una spinta che si sarebbe mischiata a decine di altre, ben più forti delle mie.
L’approccio più utile, utilizzato nel libro, in questa tribunetta telematica e di solito nei miei pezzi su Repubblica, è quello di cercare di rendere più trasparente l’intero processo: chi fa cosa, per quale motivo e quali conseguenza probabilmente creerà.
In “Nucleare, si grazie?” si mischiano notizie, informazioni tecnico scientifiche, confronto tra concezioni e politiche opposto e naturalmente parecchie opinioni sulle decisioni da prendere nel presente e del futuro.

Il blog alternerà post analoghi, con un ulteriore approfondimento che riguarda il peso che ha sull’immaginario l’idea stessa che si possa manipolare l’atomo: grandi paure e infinita speranza sulle capacità dell’uomo. L’atomica, dal ‘45 in poi ha pesantemente la psiche e la cultura dell’umanità, per molti, privi di informazioni specifiche, parlare di centrali significa affidarsi a quelle sensazioni. E anche per me dopo centinaia di ore di convegni e conversazioni, migliaia di pagine e due “passeggiate” vicino a noccioli in piena attività, non posso dire di esserne totalmente immune (non vedo perché dovrei).

A tutti auguro buon viaggio: non sarà lineare, definito, piacevole e alla fine non porterà nemmeno a nulla di concreto. Ma posso assicurare che ne varrà la pena.