Forte polemica a cavallo della Manica per la vendita di una parte importante di Areva ad Alstom. Il Financial times senza mezzi termini ha parlato di pantomima dicendo che il vincitore era già deciso in anticipo e che i concorrenti stranieri (General electric, Toshiba) sono sostanzialmente vittima dell'ennesimo caso di nazionalismo economico
La risposta della cordata Alstom-Schneider è netta: "Abbiamo vinto semplicemente perchè abbiamo offerto di più degli altri", una spiegazione che proprio non elimina il sospetto di un'operazione pilotata dal governo francese, azionista sia del venditore che del compratore. Anzi l'aver "pagato di più" (4 miliardi) potrebbe essere una prova a carico.
Areva si è privata della parte che costruisce e gestisce l'attrezzattura per la trasmissione e la distribuzione elettrica per trovare i soldi necessari a finanziare la costruzione e la progettazione delle centrali nucleari, soprattutto ora che i ritardi in Finlandia e Francia dimostrano che l'Epr è tutt'altro che una gallina dalle uova d'oro. Ai quattro miliardi dovrebbero aggiungersi altri capitali grazie all'arrivo di nuovi soci stranieri da affiancare al governo (vedi capitolo 3 chi). Un'operazione tutt'altro che semplice visto il periodo dei mercati e lo stato di salute degli investitori.
Nel peggiore dei casi, direbbero al Financial times, Papà Sarkozy interverrà ancora una volta a salvare la filiera nucleare francese (e anche quella italiana visto che Areva sarà i costruttore dei reattori Enel), ma sarebbe l'ennesima dimostrazione che quella della centrali "nuove", la terza generazione, non è un mercato, ma sopravvive perché sussidiato in molti modi dai governi.
La vicenda di Areva nei prossimi anni potrebbe renderlo clamorosamente evidente