martedì 25 gennaio 2011

Prodi ha le idee chiare, come me

L'ex presidente del consiglio ha partecipato a Bologna ad una presentazione del libro di Clò "Si fa presto a dire nucleare". La tesi di Clò alla fine è che l'Italia e l'atomo si sono separati per non reincontrarsi mai, più per colpa nostra (gli italiani) che per colpa dell'atomo, ma tant'è, quel che è stato è stato e dobbiamo farcene una ragione.
Il posto del nucleare lo ha ormai preso il gas (da sempre al primo posto delle preferenze di Clò) non ha senso economico e industriale tornare indietro.
E Prodi che ne pensa?
Il treno nucleare lo abbiamo perso e quando si è perso un treno è molto difficile corrergli dietro.
Bisogna correre molto molto forte. La mia posizione è molto semplice: quanto costa? Quali sono le incertezze nel futuro? Ne abbiamo bisogno avendo capacità produttive in eccesso? Dobbiamo rispondere a tutte queste domande, poi si potrà dire sì o no. Sono stato uno dei pochissimi ai vecchi tempi a votare a favore del nucleare, perchè l'Italia aveva una capacità tecnica. Adesso che non c'è più, quanto costa rifarla? Quanti anni ci mettiamo? Perchè dobbiamo garantire noi la sicurezza dei cittadini. Non bisogna mai essere teologici in queste cose.


Insomma, ringrazio il Professore per essere riuscito a sintetizzare in poche righe una posizione così problematica e articolata da far impallidire i troppi punti interrogativi del mio libro!
Anche se me lo ricordavo più deciso sulla convenienza di salire sul treno dell'Epr francese

lunedì 24 gennaio 2011

Rossi vi dice dove mettono le scorie

L'amico e collega dell'Unità Roberto Rossi ha scritto un libro, Bidone nucleare, che vi consiglio. Ne abbiamo parlato a Rainews 24 nella trasmissione di Maurizio Torrealta.

Roberto parla di nucleare partendo dalle indagini giudiziarie, una circostanza che di per sè è indicativa di come è stato gestito il nucleare nazionale (specie dopo il referendum): ritardi, sprechi, qualche truffa e qualche scampato pericolo di troppo. Il libro rimette al centro la questione del deposito delle scorie: la lista dei 50 possibili luoghi fatta dalla Sogin venti anni fa non è cambiata di molto e la Basilicata (Scanzano e soprattutto, dice Rossi, Craco) è sempre la candidata più accreditata.

Il deposito dovrà essere costruito anche se non si faranno mai nuove centrali, vanno sistemate le scorie di seconda e terza categoria delle vecchie centrali e quelle prodotte quotidianamente da ospedali e industria. Realizzare una struttura ipercontrollata e sicura secondo i migliori standard internazionali sarebbe interesse di chi vuole ricostruire l'industria del settore, perché darebbe credibilità a tutto il progetto. Ma anche gli ambientalisti, almeno quelli nel senso letterale del termine, cioè chi si preoccupa degli effetti sull'ecosistema di una cosa tanto pericolosa come il materiale radioattivo, dovrebbero chiedere con estrema urgenza che le centinaia di depositi improvvisati che ci sono nelle province italiane siano chiusi e razionalizzati. Il governo si dovrebbe impegnare a vigilare e a garantire la massima trasparenza di gestione nel corso degli anni.

Invece va tutto al contrario: gli atomo-entusiasti puntano a far "sparire" le scorie dalla scena promettendo scorciatoie tanto improbabili quanto pericolose ("mandiamole in Russia", "stocchiamole in Albania"), convinti che nessuno accetterà mai un deposito in Italia, mentre sul consenso alle centrali c'è più possibilità. Ma anche le associazioni ambientaliste cavalcano la paura delle comunità locali per bloccare l'intero caravaserraglio nucleare contribuendo così a mantenere una situazione di stallo già grave.

mercoledì 19 gennaio 2011

Novità sul nostro nucleare

Continuiamo il nostro solitario osservatorio sulle vicende del nucleare francese, in particolare il destino di Areva,
Oggi Gerard Mestrallet, presidente di Gdf Suez, ha dichiarato: "Mi sembra importante che si mantenga una separazione fornitori di equipaggiamenti nucleari e produttori come noi o Edf"
Il vento sembra invece tirare nella direzione opposta: il governo transalpino sta per decidere la riorganizzazione della sua filiera nucleare, in cui si discutera' anche una possibile alleanza tra Edf e Areva. L'ipotesi e' quella di rialzare partecipazione di Edf dal 2,4% attraverso un aumento di capitale indispensabile per la sopravvivenza del più grande costruttore di centrali del mondo. Il matrimonio con Edf non piace neanche all'attuale ad di Areva, Anne Lauvergeon, che si oppone anche per interessi personali. L'arrivo di Edf come azionista di riferimento segnerebbe la fine del suo regno. Mestrallet però ha negato di voler affiancare Edf nel capitale: "In quanto cliente di Areva considero importante mantenere l'autonomia, l'indipendenza e la coesione del gruppo".
L'amministratore delegato di Edf, Henri Proglio ha invece ripetutamente chiesto lo scorporo di Areva, nata nel 2001 dalla fusione della societa' di arricchimento dell'uranio Cogema e della produttrice di reattori nucleari Framatome.
Da ricordare che mentre il comparto estrazione e arricchimento va alla grande, la costruzione di centrali e componenti per reattori è in profondo rosso per i costi incontrollabili dei cantieri Epr in Francia e soprattutto in Finlandia

martedì 18 gennaio 2011

I numeri non dicono bugie, ma nemmeno la verità

Conosco per mestiere la falsa credibilità che danno i numeri: snocciolare qualche cifra a sostegno delle proprie tesi è la soluzione migliore. Difficilmente il tuo avversario ha la prontezza di contestarti nel merito, e se lo fa il pubblico non ha gli strumenti per capire chi ha ragione. Quindi alla peggio si pareggia.
Da quando mi occupo di nucleare vedo applicare questo meccanismo in maniera sistematica e sofisticatissima. Si usano gli stessi dati, da fonti ufficiali e "terze", per dimostrare una tesi e il suo opposto, senza neanche aver bisogno di "aggiustarli" a proprio favore. Il vero trucco sta nel mostrare il numero, inoppugnabile e neutrale, ed attaccarci un "e quindi..." del tutto arbitrario, una conseguenza possibile spacciata per l'unica conseguenza possibile.

L'occasione di smontare un po' questo meccanismo me l'ha data Newclear, in questo post sulle centrali nucleari in costruzione. Piccolo disclaimer: non è un attacco a loro o ai pro nuclear in generale, in questo campo nessuno è senza peccato. Lo stesso giochetto si potrebbe fare anche su questioni tanto care agli ambientalisti, come quando "dimostrano" che una centrale è troppo costosa. Diciamo che un esercizio utile a crearsi qualche difesa in vista di una campagna referendaria accanita.

Dunque l'ultimo censimento dell'Aiea dice che a gennaio sono in costruzione 66 centrali nucleare in tutto il mondo. Numero esatto e inoppugnabile da cui l'autore del post conclude: "Sicuri che nessuno costruisce più?" confutando la tesi anti secondo cui il nucleare è "vecchio", sopravvive dove è sovvenzionato ma è ormai fuori mercato. E naturalmente anche loro hanno dei numeri a sostegno, targati anch'essi Aiea. In questo report di settembre i reattori in costruzione erano 60, ma soprattutto si fa notare che 11 di questi risultano in costruzione dagli anni '90 e solo tre di questi hanno qualche speranza di essere mai conclusi. Non mancano i governi che annunciano (Filippine, Bulgaria) e mai concludono i progetti.
Negli ultimi vent'anni solo una manciata di reattori sono arrivati a produrre elettricità : per la precisione 12 in 5 anni, la media più bassa da 45 anni. Se non è un declino questo... L'atomo ha perso più di un giro mentre i consumi mondiali crescevano: copriva il 7% della domanda di energia primaria a cavallo del decennio 90 e ora è sceso al 5,7%.
I nuclearisti avranno gioco facile nel ribattere: "il rallentamento è un'eredità del passato superato dal Rinascimento di questi anni: di quei 66 cantieri 22 sono stati aperti negli ultimi due anni e i 5 reattori entrati in linea solo nel corso del 2010 sono il miglior risultato del decennio".
Se non siete ancora convinti che con gli stessi numeri si può dire tutto e il suo contrario, faccio un passo in avanti. Che lezione deve trarre l'Italia da questi 66 cantieri? Newclear suggerisce che la scelta del governo italiano si inserisce in trend mondiale consolidato. Ma tutti i 22 nuovi cantieri 2008-09 sono concentrati in tre sole nazioni: Cina, Russia e Corea del Sud. L'altro grande costruttore è l'India. Il quartetto concentra 49 dei nuovi cantieri. Nel resto della compagnia solo Giappone e Francia hanno profili di consumo simili ai nostri.
E' tutto chiaro, nel mondo costruiscono 66 centrali e quindi...
Già, e quindi?

giovedì 13 gennaio 2011

Un referendum sul referendum

Torneremo a votare sul nucleare, per chi, come me si perso quello dell'87 è un bel brivido.
I nuclearisti temono il voto, l'idea è che nella campagna elettorale non possano vincere le argomentazioni pro nucleare, troppo razionali e complesse. Mentre gli antinuclearisti tireranno fuori Chernobyl, le bombe, i terroristi e le scorie per vincere la partita.
Gran parte delle obiezioni alle centrali sono più articolate e sensate di queste. Il costo delle centrali, la ripartizione degli oneri tra operatori privati e Stato e via dicendo. Lo sanno anche i più irriducibili no-nuke, ma anch'io temo che alla fine sfruttare la paura e la diffidenza delle persone verso l'atomo risulterà una scorciatoia troppo attraente per non essere percorsa, almeno in parte.

Sarà anche una strategia vincente?
Di questo sono meno sicuro, di certo la maggioranza degli italiani è contraria alle centrali. I sondaggi dicono che è aumentata moltissimo la quota di indecisi e possibilisti, tanto da raggiungere un terzo dell'elettorato. Un altro motivo per cui Enel e governo avrebbero evitato una consultazione. Questo "terzo polo" silenzioso avrebbe forse assecondato il procedere del progetto nucleare fino al punto di non ritorno, Ora, costretti a decidere molti preferiranno mettere una croce sul sì.
Il vero punto debole di tutta questa strategia è proprio il referendum: sono 15 anni che ogni quesito fallisce il raggiungimento del quorum. Misurare la volontà di partecipazione del popolo italiano sullo stesso argomento a distanza di 24 anni sarà un interessante esperimento sociologico. L'unica vera incognita di questa partita.
In tema di revival, da un lato ci sarà Chernobyl, dall'altro il caro vecchio consiglio craxiano: "Andate al mare"

martedì 11 gennaio 2011

La credibilità vende bene. I complotti di più

Siamo al solito gioco delle parti. Alla fine dell'anno Chicco Testa (la cui posizione sul nucleare è nota anche fuori dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori) ha fatto fare al blog Newclear il salto di qualità nel www.forumnucleare.it/ con tanto di spot in Tv.
Il forum è finanziato dalle aziende coinvolte o interessate al ritorno del nucleare in Italia e quindi fornisce una posizione di parte. Lo Statuto, in bella evidenza sul sito (due click dalla homepage), chiarisce che i soci fondatori sono Enel e Edf. Niente di strano, un po' come Confindustria o le associazioni dei consumatori che raccontano a loro modo le vicende dell'economia nazionale e i media gli riconoscono un "certo" grado di credibilità.
Almeno in questa prima fase il forum è molto attento a dare spazio identico sia ai pro che ai contro, un po' perché Testa e i suoi sono convinti della forza delle loro argomentazioni (e quindi di poter vincere sul campo questo dibattito), un po' perché la partita del consenso si gioca su tempi lunghi e essere etichettati come di parte pregiudicherebbe in partenza l'obiettivo di migliorare la reputazione dell'atomo in Italia.

Nel merito la vera critica da rivolgere al sito è che il neofita arriva "ignorante" e se ne va con un sacco d'informazioni ma senza certezze. Non proprio quello che gli viene venduto nello spot. Come chi ha letto il libro sa, quando si parla di atomo le forzature e qualche falsità di comodo sono le pietre angolari delle rispettive propagande. Da questo vizio di fondo non si esce.

Direi che però il primo round, almeno sulla rete, lo hanno vinto gli antinuclearisti. Grazie alle "clamorose" rivelazioni del Fatto. Il forum è diventato subito la facciata di un complotto pluto-nuclearista. Meletti non ha dovuto fare nemmeno i due click, ma tanto è bastato ad rafforzare l'idea del tentato inganno.
Le associazioni ambientaliste, a partire da Greenpeace lanciano l'allarme. E non mancano i controspot di qualità più varia.
Tutti contenti dunque, su Internet gli antinuclearisti hanno voci più forti e seguite, il forum non aveva possibilità di invertire la tendenza e non lo ha fatto, anzi. La partita si gioca altrove, in Tv e nella testa della ggente comune, e per quello più che i soldi dell'Enel serve la faccia di Berlusconi.

martedì 4 gennaio 2011

ll santo Graal cinese

Apriamo il 2011 con una nota di ottimismo. La Cina avrebbe trovato un modo per aumentare a dismisura la vita del combustibile nucleare usato con una tecnologia di riciclaggio senza precedenti.
Se fosse vero si risolverebbero in un colpo due problemi annosi: moltiplicare la diponibilità delle riserve di uranio e ridurre clamorosamente il volume delle scorie.
Troppo bello per essere vero, dicono gli esperti, specie se un tale salto tecnologico, ritenuto possibile ma non imminente, arriva dai laboratori cinesi finora non cosiderati all'avanguardia .