L'amico e collega dell'Unità Roberto Rossi ha scritto un libro, Bidone nucleare, che vi consiglio. Ne abbiamo parlato a Rainews 24 nella trasmissione di Maurizio Torrealta.
Roberto parla di nucleare partendo dalle indagini giudiziarie, una circostanza che di per sè è indicativa di come è stato gestito il nucleare nazionale (specie dopo il referendum): ritardi, sprechi, qualche truffa e qualche scampato pericolo di troppo. Il libro rimette al centro la questione del deposito delle scorie: la lista dei 50 possibili luoghi fatta dalla Sogin venti anni fa non è cambiata di molto e la Basilicata (Scanzano e soprattutto, dice Rossi, Craco) è sempre la candidata più accreditata.
Il deposito dovrà essere costruito anche se non si faranno mai nuove centrali, vanno sistemate le scorie di seconda e terza categoria delle vecchie centrali e quelle prodotte quotidianamente da ospedali e industria. Realizzare una struttura ipercontrollata e sicura secondo i migliori standard internazionali sarebbe interesse di chi vuole ricostruire l'industria del settore, perché darebbe credibilità a tutto il progetto. Ma anche gli ambientalisti, almeno quelli nel senso letterale del termine, cioè chi si preoccupa degli effetti sull'ecosistema di una cosa tanto pericolosa come il materiale radioattivo, dovrebbero chiedere con estrema urgenza che le centinaia di depositi improvvisati che ci sono nelle province italiane siano chiusi e razionalizzati. Il governo si dovrebbe impegnare a vigilare e a garantire la massima trasparenza di gestione nel corso degli anni.
Invece va tutto al contrario: gli atomo-entusiasti puntano a far "sparire" le scorie dalla scena promettendo scorciatoie tanto improbabili quanto pericolose ("mandiamole in Russia", "stocchiamole in Albania"), convinti che nessuno accetterà mai un deposito in Italia, mentre sul consenso alle centrali c'è più possibilità. Ma anche le associazioni ambientaliste cavalcano la paura delle comunità locali per bloccare l'intero caravaserraglio nucleare contribuendo così a mantenere una situazione di stallo già grave.