giovedì 13 gennaio 2011

Un referendum sul referendum

Torneremo a votare sul nucleare, per chi, come me si perso quello dell'87 è un bel brivido.
I nuclearisti temono il voto, l'idea è che nella campagna elettorale non possano vincere le argomentazioni pro nucleare, troppo razionali e complesse. Mentre gli antinuclearisti tireranno fuori Chernobyl, le bombe, i terroristi e le scorie per vincere la partita.
Gran parte delle obiezioni alle centrali sono più articolate e sensate di queste. Il costo delle centrali, la ripartizione degli oneri tra operatori privati e Stato e via dicendo. Lo sanno anche i più irriducibili no-nuke, ma anch'io temo che alla fine sfruttare la paura e la diffidenza delle persone verso l'atomo risulterà una scorciatoia troppo attraente per non essere percorsa, almeno in parte.

Sarà anche una strategia vincente?
Di questo sono meno sicuro, di certo la maggioranza degli italiani è contraria alle centrali. I sondaggi dicono che è aumentata moltissimo la quota di indecisi e possibilisti, tanto da raggiungere un terzo dell'elettorato. Un altro motivo per cui Enel e governo avrebbero evitato una consultazione. Questo "terzo polo" silenzioso avrebbe forse assecondato il procedere del progetto nucleare fino al punto di non ritorno, Ora, costretti a decidere molti preferiranno mettere una croce sul sì.
Il vero punto debole di tutta questa strategia è proprio il referendum: sono 15 anni che ogni quesito fallisce il raggiungimento del quorum. Misurare la volontà di partecipazione del popolo italiano sullo stesso argomento a distanza di 24 anni sarà un interessante esperimento sociologico. L'unica vera incognita di questa partita.
In tema di revival, da un lato ci sarà Chernobyl, dall'altro il caro vecchio consiglio craxiano: "Andate al mare"