mercoledì 16 novembre 2011

Per vincere il centrosinistra francese sacrifica il nucleare

Il candidato presidenziale del partito socialista Francois Hollande ha un'autostrada aperta verso l'Eliseo. Paradossalmente proprio un elettorato troppo spostato a sinistra può frammentare l'offerta e lasciare una speranza al gollista Sarkozy.

Il pericolo più grosso in questo senso sono i verdi, che forti dei buoni risultati elettorali degli ultimi anni,  hanno ottenuto da Hollande un accordo dove il nucleare è il vero pezzo forte.
I socialisti, da sempre sostenitori e promotori del piano nucleare (il maggior numero di reattori ora in funzione sono targati della metà degli anni 80)

Nel dettaglio l'accordo è molto più ampio , Il sacrificio nucleare è notevole: portare dal 75% al 50% entro il 2025 la percentuale di elettricità prodotta in Francia dall'atomo e chiudere 24 reattori sui 58 che conta il Paese. Il primo sarà Fessenheim al confine con la Svizzera.
 Ci sono anche dei punti grigi: nell'accordo si specifica che nessun "nuovo reattore sarà iniziato" ma sembra di capire che i cantieri Epr di Flamanville saranno completati.

Il giornale Le Monde invece sottolinea come una precedente versione dell'accordo prevedeva anche l'abbandono del ritrattamento del combustile usato per creare il Mox. Decisione sparita nella versione finale su espressa richiesta di Areva

Chiudere i reattori significa perdere l'indipendenza energetica e aumentare le importazioni di gas e carbone e un probabile aumento delle bollette del 30-40% (stima dei produttori)  Proprio l'Unione francese dell'elettricità (Ufe) ha fatto due conti e ha stabilito che la manovra costerebbe al Paese circa 60 miliardi di euro. Ai quali vanno aggiunti i costi per lo smantellamento delle centrali che ai prezzi correnti potrebbe essere anche il doppio di quella cifra, seppur spalmata in almeno 20-30 anni

venerdì 11 novembre 2011

Uno spettro si aggira per l'Europa: lo Iodio 131

L'Aiea ha annunciato che negli ultimi giorni sono stati rilevati livelli di iodio 131fuori dalla norma. La fonte è sconosciuta e per fortuna la quantità  è bassa e non rischiosa per la salute.
Altra precisazione doverosa dell'Agenzia nucleare è che tali tracce non sono ricollegabili all'incidente nucleare di Fukushima in Giappone

Tuttavia, ha aggiunto un funzionario vicino all'agenzia, il fatto desta "preoccupazione perchè da qualche parte vi è una fonte" da cui proviene l'isotopo radioattivo. In teoria, ha spiegato, la causa potrebbe essere un incidente nucleare, come quello che avvenne all'impianto nucleare magiaro di Pak nel 2003, oppure lo iodio 131 potrebbe provenire da un impianto che produce farmaci radioattivi. Il funzionario ha spiegato che le misurazioni atmosferiche sono state realizzate in varie paesi, fra cui Repubblica Ceca, Austria e Ungheria. Proprio la prima, secondo indiscrezioni sarebbe la maggiore indiziata.

venerdì 4 novembre 2011

Sei mesi dopo, le cicatrici

Il profluvio di articoli sulla radioattività di Tokyo o i ritorni periodici del pericolo fusione del nocciolo, continuano a darci l'impressione sbagliata che l'unica eredità del terremoto sia la centrale disastrata. Certo quella è una cicatrice che rimarrà visibile per decenni (ma non l'aveva già scritto qualcuno su qualche libro? ;-)), ma il terremoto non è un capitolo chiuso.

Il blog fotografico del Sacramento Bee ha una  galleria meravigliosa su come sono cambiati i luoghi simbolo del terremoto, compresa quella fantastica immagine della barca sul tetto della casa (hanno tolto la barca e la casa è ancora attorniata dalle macerie)

Vedetevela.

lunedì 10 ottobre 2011

Comprereste una centrale usata da quelli di Fukushima

La buona notizia è che inizia l'espulsione dell'idrogeno dal reattore n.1 a Fukushima Daichi.
La cattiva è che di queste centrali nessuno sa cosa farsene.
La schizofrenia giapponese di questi mesi, passati tra roboanti annunci di disimpegno nucleare e la realtà di una mancanza di alternative a breve e a lungo termine, sembra pronta per essere esportata. Il Nyt Times racconta come il nuovo premier Noda sia pronto a farsi ambasciatore delle imprese nipponiche del settore per i grandi progetti in Turchia e Vietnam. Non solo i giapponesi vorrebbero veder riconosciuto dalle nazioni unite lo sforzo che in questo modo fanno per ridurre le emissioni globali. Inevitabilmente ironia e polemiche non sono mancate 
Ma non è solo un caso di cattiva politica e mancanza di coraggio della classe dirigente giapponese: gli americani da decenni esportano molta più attrezzatura nucleare di quanta non ne installino in patria. 
Dire che la soluzione più semplice, spegnere le centrali, non viene presa perché troppo impopolare (per l'aumento del prezzo dell'energia) o perché contraria all'interesse della grande industria è una banale semplificazione.
La strada sarà lunga e priva di certezze. Intanto passiamo il primo inverno senza il nucleare tedesco e vediamo che succede ai prezzi dell'elettricità. Poi, sperando che l'inverno rimanga mite, potremo parlare di energia e emissioni, magari in un contesto meno recessivo

sabato 27 agosto 2011

Arrivederci e grazie per tutto il cesio

E' stato un mese intenso nella centrale, le notizie sono quasi tutte negative (non in maniera sorprendente come avevamo già fatto notare). Cominciamo dalla fine: il dimissionario premier Naoto Kan ha svolto sabato la sua ultima visita ufficiale ai terremotati salutandoli con questo messaggio di "speranza":

Non posso negare l'ipotesi che possa passare parecchio tempo prima che la gente sia nelle condizioni di ritornare alle proprie abitazioni e vivere in regioni che hanno concentrazioni radioattive elevate

Tempo che si misura in vent'anni secondo le stime del governo il quale punta a dimezzare i livelli di radioattovità in due anni al modico costo di circa 2 miliardi di euro.
Nei prossimi giorni vedremo quale dei 5 candidati del Pd nipponico sostituirà Kan e gli effetti sul destino delle centrali nucleari. Già possiamo dire che sarà un elemento decisivo della contesa.

Per il resto ecco una due segnalazioni degne del vostro tempo
La bellissima gallery fotografica del Guardian sulla vita nelle centrale
L'inchiesta dell'Indipendent sulla verità più scomoda e più ovvia: il terremoto ha danneggiato i reattori ben prima che lo tsunami mettesse fuori uso i generatori d'emergenza

mercoledì 3 agosto 2011

I nodi di Fukushima


Doppia rilevazione record a Fukushima: oggi e due giorni fa intorno al reattore uno sono state rilevate le più alte fuoriscite radioattive dall'inizio dell'incidente. I contatori geiger hanno segnato il massimo di molti dosimetri: 10 sievert per ora. Cioè una quantità in grado di portare alla morte per avvelenamento.
La buona notizia è che la situazione non sta peggiorando, quelle letture sono possibili proprio perché ci si avvicina ai reattori. Non sono nuove fughe, ma una situazione prevista e preventivabile.
La cattiva notizia è che non c'è un modo semplice e veloce per risolvere il problema. Dove è avvenuta la fusione dei noccioli la radiazione è a livelli mortali. Come isolare e schermare quegli ambienti? Ecco il dilemma che i tecnici non hanno ancora risolto. Nessuno sa se sarà mai possibile smontare in sicurezza quei reattori. Va ricordato che a Cernobyl hanno optato per il sarcofago di cemento.

In alto la foto che indica le perdite radioattive, evidenziate con un filtro per i raggi gamma

lunedì 25 luglio 2011

Due video da Fukushima e una lettura per l'estate

Stiamo vivendo il periodo più difficile dell'incidente Giapponese, quello in cui le conseguenze di lungo termine appaiono in tutta la loro grandezza e soprattutto non c'è speranza di scorciatoie o soluzioni veramente risolutive.

Una delle testimonianze più drammatiche degli ultimi tempi è sicuramente questo incontro tra oscuri e decisamente poco empatici funzionari governativi con i residenti della prefettura di Fukushima. La richiesta di un aiuto del governo per permettere a chi vuole trasferirsi altrove è sensata, ma la risposta dell'impiegato (come quella del governo centrale) è un irritante silenzio. Godetevelo dal sito Boing Boing

L'altro video, direttamente dal sito ufficiale dell'Aiea, vede il direttore Amano raccontare la situazione dalla palestra della centrale.
Se volete fare bella figura nei dibattiti estivi sul nucleare, non potete mancare il primo report "finale" sulla dinamica dell'incidente che è qui