10 giorni o 10 anni che vuoi che siano. Tra 10 giorni esce in libreria la mia fatica “Nucleare, si grazie?”. Tra 10 anni scopriremo se ho dato le risposte giuste.
Troppo comodo? Forse. Parleremo tanto di nucleare nei prossimi post e quindi utilizzo il primo per qualche considerazione preliminare: ho scritto questo libro per rispondere alla domanda “Ma davvero costruiscono di nuovo le centrali in Italia?”. Un po’ a sorpresa ho scoperto che l’interrogativo accomuna il presidente del consiglio e il cittadino che non sa (e non gli interessa saperlo) cosa c’è dietro il miracolo quotidiano della lampadina che si accende nel suo salotto ogni volta che preme l’interruttore.
Sarà un processo lungo e sostanzialmente cieco, con tanti di quegli interessi a spingere in direzioni opposte o anche solo tangenti, che nessuna della parti in causa potrà definirsi vincitrice o sconfitta al 100%.
Per questo ho deciso che schierarsi avrebbe solo contribuito a dare una spinta a questo strano treno ( o meglio, carrozzone?) che ha una destinazione, ma nessuna strada segnata. Una spinta che si sarebbe mischiata a decine di altre, ben più forti delle mie.
L’approccio più utile, utilizzato nel libro, in questa tribunetta telematica e di solito nei miei pezzi su Repubblica, è quello di cercare di rendere più trasparente l’intero processo: chi fa cosa, per quale motivo e quali conseguenza probabilmente creerà.
In “Nucleare, si grazie?” si mischiano notizie, informazioni tecnico scientifiche, confronto tra concezioni e politiche opposto e naturalmente parecchie opinioni sulle decisioni da prendere nel presente e del futuro.
Il blog alternerà post analoghi, con un ulteriore approfondimento che riguarda il peso che ha sull’immaginario l’idea stessa che si possa manipolare l’atomo: grandi paure e infinita speranza sulle capacità dell’uomo. L’atomica, dal ‘45 in poi ha pesantemente la psiche e la cultura dell’umanità, per molti, privi di informazioni specifiche, parlare di centrali significa affidarsi a quelle sensazioni. E anche per me dopo centinaia di ore di convegni e conversazioni, migliaia di pagine e due “passeggiate” vicino a noccioli in piena attività, non posso dire di esserne totalmente immune (non vedo perché dovrei).
A tutti auguro buon viaggio: non sarà lineare, definito, piacevole e alla fine non porterà nemmeno a nulla di concreto. Ma posso assicurare che ne varrà la pena.