"Una vittoria l'abbiamo già ottenuta, le centrali nucleari non le faranno". Così Emma Bonino dimostrava negli ultimi giorni come la carta antinuclearista si fosse rivelata vincente: non solo il tema energetico aveva rinsaldato le truppe a sinistra, ma la paura delle ritorsioni elettorali aveva costretto molti candidati di centrodestra a dichiararsi indisponibili alla costruzione di nuove centrali.
E' andata diversamente, l'antinuclearismo non ha portato risultati apprezzabili al centrosinistra, e le due regioni più accreditate per ospitare una centrale, il Lazio e il Veneto, diventeranno per il governo centrale un interlocutore molto malleabile. La vera sopresa di questa tornata elettorale, il leghista Roberto Cota, ha vinto contropronostico pur essendo l'unico candidato del Nord Italia (di entrambi gli schieramenti) ad essersi apertamente schierato a favore delle centrali, anche nel "suo" Piemonte.
La sua non era una pura dichiarazione di principio: a Trino (Vc) c'è una centrale ancora in via di decommissioning e a Saluggia c'è un vecchio impianto Enea per il riprocessamento del combustile. Quindi agli occhi dei cittadini il nucleare è un "clear and present danger". Invece i piemontesi si sono spaventati molto poco e lo hanno votato. Qualche riflessione anche tra i cuor di leone del Pdl dovrebbe provocarla.
Dal punto di vista pratico, Trino potrebbe diventare il luogo prescelto per il deposito delle scorie, mentre per quanto riguarda le nuove centrali, un Epr lontano dal mare è improbabile, ma i fiumi piemontesi possono offrire luoghi adatti per reattori più piccoli.
martedì 30 marzo 2010
domenica 28 marzo 2010
Gli inaspettati vincitori
" Dicembre 2009 è stato un mese storico per l'industria nucleare coreana". Inizia così la miglior analisi sui veri vincitori dell'ultima grande corsa all'atomo. Il lungo articolo lo trovate qui, mentre il riferimento è alla vittoria della sudcoreana Kepco del megacontratto da 20 miliardi di dollari per la costruzione di quattro reattori negli Emirati Arabi. Aver battuto francesi e americani (General electric), soprattutto l'aver imposto il misconosciuto APR 1400 al famossimo EPR ha dato ai coreani una credibilità internazionale mai sperimentata prima, tanto da chiudere un analogo contratto per una centrale in Giordania.
Solo un anno fa il nascente mercato del medioriente era indicato da tutti gli analisti come il segno più concreto del "rinascimento nucleare globale", nonché la soluzione a tutti i problemi economici delle varie Areva e Westinghouse.
Ora il raccolto delle commesse è ad esclusivo vantaggio dei coreani, che propongono un modello "nuovo" (ne sono in costruizione due in patria), ma ancora pienamente di seconda generazione, completamente costruito da aziende del paese asiatico con soluzioni "fatte in casa" e ormai lontanissime parenti delle soluzioni Westinghouse da cui sono derivate.
Il segreto della vittoria coreana è il costo: l'Apr si costruisce in quattro anni a 2300 dollari al Kw, a regime produce un Kwh a 3,03 Kwh. L'Epr costa 2900 dollari a Kw e produce un kwh 3,93 dollari. Inolte al Kpeco ha indicato in soli 48 mesi il tempo di costruzione. Lo ha certificato l'Aiea e ne se ne sono accorti persino i francesi
La lezione del successo coreano, ma anche l'attivismo dei russi che ripropongono le loro vecchie centrali, la politica di paesi come la Germania e la Spagna che preferiscono allungare la vita degli impianti esistenti piuttosto che costruirne di nuovi è abbastanza inquietante: la terza generazione sta clamorosamente fallendo molte delle sue promesse: sono troppo costose e troppo difficili da costruire in tempi ragionevoli.
Non è che l'Italia, l'Inghilterra e ovviamente la Francia, sono salite sul treno sbagliato?
Solo un anno fa il nascente mercato del medioriente era indicato da tutti gli analisti come il segno più concreto del "rinascimento nucleare globale", nonché la soluzione a tutti i problemi economici delle varie Areva e Westinghouse.
Ora il raccolto delle commesse è ad esclusivo vantaggio dei coreani, che propongono un modello "nuovo" (ne sono in costruizione due in patria), ma ancora pienamente di seconda generazione, completamente costruito da aziende del paese asiatico con soluzioni "fatte in casa" e ormai lontanissime parenti delle soluzioni Westinghouse da cui sono derivate.
Il segreto della vittoria coreana è il costo: l'Apr si costruisce in quattro anni a 2300 dollari al Kw, a regime produce un Kwh a 3,03 Kwh. L'Epr costa 2900 dollari a Kw e produce un kwh 3,93 dollari. Inolte al Kpeco ha indicato in soli 48 mesi il tempo di costruzione. Lo ha certificato l'Aiea e ne se ne sono accorti persino i francesi
La lezione del successo coreano, ma anche l'attivismo dei russi che ripropongono le loro vecchie centrali, la politica di paesi come la Germania e la Spagna che preferiscono allungare la vita degli impianti esistenti piuttosto che costruirne di nuovi è abbastanza inquietante: la terza generazione sta clamorosamente fallendo molte delle sue promesse: sono troppo costose e troppo difficili da costruire in tempi ragionevoli.
Non è che l'Italia, l'Inghilterra e ovviamente la Francia, sono salite sul treno sbagliato?
venerdì 26 marzo 2010
Alla ricerca...delle solite alternative
Con un po' di ritardo riporto la notizia arrivata anche sui giornali italiani (almeno sui migliori) dell'alleanza Bill Gates e Toshiba Westinghouse per la creazione di reattori Twr. Per farmi perdonare vi segnalo questa semplice scheda che spiega la "novità" dei reattori Twr e aggiungo qualche approfondimento.
I vantaggi sono sostanzialmente due, minor uso di uranio arricchito e eliminazione dei periodi di refueling. Questa tecnologia permette di costruire noccioli che una volta "accesi" vanno avanti indisturbati per un secolo. Ridurre l'intervento umano sul nocciolo è un passo avanti, seppur non decisivo visto che il pericolo di incidente nelle centrali non si concentra tanto sul controllo della reazione, ma sul contenimento della radiottavità. Per cui le centrali Twr avrebbero bisogno della stesso livello di schermatura delle centrali ad acqua pressurizzata. Senza contare la normale manutenzione della parte convenzionale (turbine, circuiti di raffreddamento) per la temperatura e la pressione a cui sono sottoposte, vanno monitorate altrettando attentamente.
Sembra una soluzione ideale per situazioni "tipo Iran", per cui un paese instabile avrebbe l'energia nucleare senza poter intervenire sul combustibile, mettersi a commerciare in uranio, arricchirlo più del dovuto e creare armamenti. Il problema è che paesi "tipo Iran", costruiscono le centrifughe e le centrali proprio per creare il proprio arsenale e mai comprerebbero i Twr.
Anche Areva sta lavorando a prototipi di quarta generazione, o almeno un ibrido terza/quarta che avrebbe come risultato l'abbattimento della pericolosità dei rifiuti. Lo riporta il Times di Londra, citando direttamente il numero uno della società Anne Lauvergeon.
Metto insieme le due cose per invitare a un po' di sano scetticismo: in nessuno dei due casi si tratta di clamorose rivoluzioni teoriche. Tutto nasce da idee già sperimentate e provate negli anni 50. Sul perché queste tecnologie alternative non abbiano trovato sbocchi industriali impazzano le teorie più varie: i complottisti dicono che tutto quello che potesse in qualche modo dare fastidio ai militari e all'uso bellico dell'atomo è stato accantonato. Alcuni sottolineano che invece sono state le condizioni economiche e politiche di base (costo e disponibilità dell'uranio, la scelta delle industrie nazionali di privilegiare una scelta tecnica rispetto alle altre) ad aver provocato un'evoluzione non darwiniana dei tipi di reattore. Una delle vittime più citate di questa oscura alleanza esercito/grandi capitali è il Torio
Se fosse vero la maggior liberalizzazione di questa industria e la necessità di concentrarsi sul nucleare civile come fonte di energia dovrebbe presto far giustizia, seppur a distanza di decenni, in favore delle teorie abbandonante. Personalmente sono dubbioso: la dozzina di paesi che hanno avuto approcci nazionali all'atomo in oltre cinquant'anni hanno fatto scelte abbastanza standard (tipo l'uranio 235) e questo qualcosa significherà.
I vantaggi sono sostanzialmente due, minor uso di uranio arricchito e eliminazione dei periodi di refueling. Questa tecnologia permette di costruire noccioli che una volta "accesi" vanno avanti indisturbati per un secolo. Ridurre l'intervento umano sul nocciolo è un passo avanti, seppur non decisivo visto che il pericolo di incidente nelle centrali non si concentra tanto sul controllo della reazione, ma sul contenimento della radiottavità. Per cui le centrali Twr avrebbero bisogno della stesso livello di schermatura delle centrali ad acqua pressurizzata. Senza contare la normale manutenzione della parte convenzionale (turbine, circuiti di raffreddamento) per la temperatura e la pressione a cui sono sottoposte, vanno monitorate altrettando attentamente.
Sembra una soluzione ideale per situazioni "tipo Iran", per cui un paese instabile avrebbe l'energia nucleare senza poter intervenire sul combustibile, mettersi a commerciare in uranio, arricchirlo più del dovuto e creare armamenti. Il problema è che paesi "tipo Iran", costruiscono le centrifughe e le centrali proprio per creare il proprio arsenale e mai comprerebbero i Twr.
Anche Areva sta lavorando a prototipi di quarta generazione, o almeno un ibrido terza/quarta che avrebbe come risultato l'abbattimento della pericolosità dei rifiuti. Lo riporta il Times di Londra, citando direttamente il numero uno della società Anne Lauvergeon.
Metto insieme le due cose per invitare a un po' di sano scetticismo: in nessuno dei due casi si tratta di clamorose rivoluzioni teoriche. Tutto nasce da idee già sperimentate e provate negli anni 50. Sul perché queste tecnologie alternative non abbiano trovato sbocchi industriali impazzano le teorie più varie: i complottisti dicono che tutto quello che potesse in qualche modo dare fastidio ai militari e all'uso bellico dell'atomo è stato accantonato. Alcuni sottolineano che invece sono state le condizioni economiche e politiche di base (costo e disponibilità dell'uranio, la scelta delle industrie nazionali di privilegiare una scelta tecnica rispetto alle altre) ad aver provocato un'evoluzione non darwiniana dei tipi di reattore. Una delle vittime più citate di questa oscura alleanza esercito/grandi capitali è il Torio
Se fosse vero la maggior liberalizzazione di questa industria e la necessità di concentrarsi sul nucleare civile come fonte di energia dovrebbe presto far giustizia, seppur a distanza di decenni, in favore delle teorie abbandonante. Personalmente sono dubbioso: la dozzina di paesi che hanno avuto approcci nazionali all'atomo in oltre cinquant'anni hanno fatto scelte abbastanza standard (tipo l'uranio 235) e questo qualcosa significherà.
martedì 23 marzo 2010
Anniversario dimesso
Oggi entra in vigore il decreto sui criteri di localizzazione, una buona occasione per fare un bilancio di quanti passi avanti ha fatto il programma nucleare nazionale. Molto poco in realtà.
Regolazione: l'agenzia è ancora dispersa, niente statuto, niente presidente, nessun componente certo. Le ultime dicono che prima dell'incontro bilaterale del 9 aprile Italia-Francia sarà già tutto fatto. Considerando improbabile che il governo faccia un passo ufficiale sull'atomo prima delle elezioni del 28 marzo (renderebbe il pericolo centrali concreto nella mente dell'elettore più smemorato), i tempi diventano stretti. Magari nasce il primo aprile
Costruttori: Sempre il nove aprile dovrebbe esserci un passaggio cruciale se Areva e Ansaldo nucleare chiuderanno l'accordo per far entrare l'azienda italiana nella costruzione dell'Epr. In un sol colpo salterebbe l'ipotesi di un secondo consorzio (capitolo 3 Chi) alternativo ad Enel Edf e convoglierebbe i pochi investitori interessati (Gdf Suez, A2A e qualche altra municipalizzata) nell'unica cordata seria. Da rilevare che finora gli ex nemici Enel e Edf si stanno mostrando degli alleati leali e affidabili.
Accettazione locale: se è possibile si è fatto qui si sono fatti diversi passi indietro. L'aver rinunciato a parlar bene del nucleare in campagna elettorale è un esempio di incoerenza e cinismo imbarazzante per il Pdl. Non penso che pagherà visto che gli stessi esponenti "nuclearisti" del centrodestra si sono affrettati a definire "elettorale" l'opposizione del loro partito. Qualche giorno fa in un comunicato Scajola si lamentava: " In Italia siamo ancora vittima di una paura dovuta ad una disinformazione tutta ideologica. Dobbiamo spiegare meglio ai nostri cittadini che il nucleare è necessario, perché è una fonte che assicura energia a prezzi competitivi e nel rispetto dell’ambiente". Perché non farlo attraverso i candidati alle regionali? Rinunciare significa ammettere che il nucleare è rischioso, dire il contrario tra due mesi sarà ancora più controproducente
Regolazione: l'agenzia è ancora dispersa, niente statuto, niente presidente, nessun componente certo. Le ultime dicono che prima dell'incontro bilaterale del 9 aprile Italia-Francia sarà già tutto fatto. Considerando improbabile che il governo faccia un passo ufficiale sull'atomo prima delle elezioni del 28 marzo (renderebbe il pericolo centrali concreto nella mente dell'elettore più smemorato), i tempi diventano stretti. Magari nasce il primo aprile
Costruttori: Sempre il nove aprile dovrebbe esserci un passaggio cruciale se Areva e Ansaldo nucleare chiuderanno l'accordo per far entrare l'azienda italiana nella costruzione dell'Epr. In un sol colpo salterebbe l'ipotesi di un secondo consorzio (capitolo 3 Chi) alternativo ad Enel Edf e convoglierebbe i pochi investitori interessati (Gdf Suez, A2A e qualche altra municipalizzata) nell'unica cordata seria. Da rilevare che finora gli ex nemici Enel e Edf si stanno mostrando degli alleati leali e affidabili.
Accettazione locale: se è possibile si è fatto qui si sono fatti diversi passi indietro. L'aver rinunciato a parlar bene del nucleare in campagna elettorale è un esempio di incoerenza e cinismo imbarazzante per il Pdl. Non penso che pagherà visto che gli stessi esponenti "nuclearisti" del centrodestra si sono affrettati a definire "elettorale" l'opposizione del loro partito. Qualche giorno fa in un comunicato Scajola si lamentava: " In Italia siamo ancora vittima di una paura dovuta ad una disinformazione tutta ideologica. Dobbiamo spiegare meglio ai nostri cittadini che il nucleare è necessario, perché è una fonte che assicura energia a prezzi competitivi e nel rispetto dell’ambiente". Perché non farlo attraverso i candidati alle regionali? Rinunciare significa ammettere che il nucleare è rischioso, dire il contrario tra due mesi sarà ancora più controproducente
lunedì 22 marzo 2010
Enel nucleare nel cuore, ma non nel portafoglio
Il nostro caro ex monopolista ha portato me e una trentina di giornalisti a Londra per presentare i suoi conti e la strategia fino al 2014. Qui il mio pezzo sulla giornata.
Fulvio Conti aveva una missione: convincere gli analisti che il debito è sotto controllo e che gli effetti delle acquisizioni di Endesa e Ogk spariranno dalla colonna dei passivi. Ha scoperto che la comunità finanziaria gli crede ma è rimasta delusa dalle scarse prospettive di crescita per i prossimi anni. La coperta era corta: enfatizzare le prospettive di crescita e aumento dei consumi post crisi avrebbe esposto Conti all'accusa opposta di sottovalutare la debolezza finanziaria della società.
Si è optato per il realismo: taglio di dividendo e investimenti, cessioni in giro per il mondo e stime di fatturato a dir poco conservative. Il mercato non ha apprezzato, ma il management si è lasciato qualche margine per battere le sue stesse previsioni.
La cosa curiosa è che il programma nucleare non sembra aver posto in nessuno dei due scenari: in quello "piedi per terra" mostrato da Conti le centrali non sono finanziate fino a tutto il 2014: per chi deve rientrare da 50 miliardi di debito, affidarsi all'ondivaga politica italiana è troppo alto. Prima di metterci soldi veri l'Enel aspetterà di vedere chi vince le elezioni del 2013 e che cosa vuole fare dei reattori, per allora potrebbe anche non esserci più Fulvio Conti alla guida.
Ma anche nell'improbabile caso di un ritorno improvviso, e al momento imprevedibile, dei consumi ai livelli 2007, Enel non avrebbe 5-7 miliardi da mettere sul piatto per anticipare e accellerare sulle centrali già dal 2011, specie perché quei soldi non si tramuterebbero in fatturato se non dopo 5-6 anni.
Ci sarà mai un "momento giusto" per l'atomo?
Fulvio Conti aveva una missione: convincere gli analisti che il debito è sotto controllo e che gli effetti delle acquisizioni di Endesa e Ogk spariranno dalla colonna dei passivi. Ha scoperto che la comunità finanziaria gli crede ma è rimasta delusa dalle scarse prospettive di crescita per i prossimi anni. La coperta era corta: enfatizzare le prospettive di crescita e aumento dei consumi post crisi avrebbe esposto Conti all'accusa opposta di sottovalutare la debolezza finanziaria della società.
Si è optato per il realismo: taglio di dividendo e investimenti, cessioni in giro per il mondo e stime di fatturato a dir poco conservative. Il mercato non ha apprezzato, ma il management si è lasciato qualche margine per battere le sue stesse previsioni.
La cosa curiosa è che il programma nucleare non sembra aver posto in nessuno dei due scenari: in quello "piedi per terra" mostrato da Conti le centrali non sono finanziate fino a tutto il 2014: per chi deve rientrare da 50 miliardi di debito, affidarsi all'ondivaga politica italiana è troppo alto. Prima di metterci soldi veri l'Enel aspetterà di vedere chi vince le elezioni del 2013 e che cosa vuole fare dei reattori, per allora potrebbe anche non esserci più Fulvio Conti alla guida.
Ma anche nell'improbabile caso di un ritorno improvviso, e al momento imprevedibile, dei consumi ai livelli 2007, Enel non avrebbe 5-7 miliardi da mettere sul piatto per anticipare e accellerare sulle centrali già dal 2011, specie perché quei soldi non si tramuterebbero in fatturato se non dopo 5-6 anni.
Ci sarà mai un "momento giusto" per l'atomo?
martedì 16 marzo 2010
Il buon senso "cool" del New Yorker
Prima nota personale, adoro il New Yorker, per il modo così "cool" che ha di non dire mai niente. Il lettore tipo della rivista americana è uno curioso, istruito, di larghe vedute che vuole sapere che succede su argomenti di cui non sa niente. I suoi scrittori rifuggono i tecnicismi e finiscono per dare sempre delle letture "dall'esterno" degli argomenti trattati
Quindi nel momento in cui parlano di nucleare non si può pretendere grande approfondimento. L'occasione è la "svolta" nuclearista di Obama, che poi tanto svolta non è visto che anche da senatore Barack era favorevole alla costruzione delle centrali. Ma proprio l'approccio "politico" porta il giornalista ad una conclusione abbastanza ovvia:
Traduzione non letterale: se concedere prestiti alla costruzione delle centrali è l'unico modo per avere una legge forte e compiuta per contrastare il climate change, forse è il caso di concederli.
Sottoscrivo e aggiungo: molti sondaggi in giro per il mondo segnalano un calo dell'interesse della popolazione per le tematiche del riscaldamento globale. Un calo che dimostra come nucleare e rinnovabili possono sopravvivere solo in contrapposizione alle fonti fossili. Senza l'allarme ambientale entrambe sono destinate a sparire o diventare marginali.
Quindi nel momento in cui parlano di nucleare non si può pretendere grande approfondimento. L'occasione è la "svolta" nuclearista di Obama, che poi tanto svolta non è visto che anche da senatore Barack era favorevole alla costruzione delle centrali. Ma proprio l'approccio "politico" porta il giornalista ad una conclusione abbastanza ovvia:
Carl Pope, the executive chairman of the Sierra Club, has said that Obama’s nods to nuclear “may ease the politics around comprehensive clean-energy and climate legislation, but we do not believe that they are the best policy.” But the best, as often happens in our sclerotic political system, may not be among the available choices. As we stumble our way toward an acceptable approach to energy and climate change, the merely good might be the best that we can get.
Traduzione non letterale: se concedere prestiti alla costruzione delle centrali è l'unico modo per avere una legge forte e compiuta per contrastare il climate change, forse è il caso di concederli.
Sottoscrivo e aggiungo: molti sondaggi in giro per il mondo segnalano un calo dell'interesse della popolazione per le tematiche del riscaldamento globale. Un calo che dimostra come nucleare e rinnovabili possono sopravvivere solo in contrapposizione alle fonti fossili. Senza l'allarme ambientale entrambe sono destinate a sparire o diventare marginali.
lunedì 15 marzo 2010
Rifiuti senza fissa dimora
Visto che di solito ci accaniamo contro i ritardi del programma nucleare italiano, questa volta concediamo a Scajola e soci una pausa per prendercela con la burocrazia americana.
Il 9 marzo scorso l'intera industria nucleare si è riunita a Washington. La Nuclear regolatory commission avrebbe dovuto fare chiarezza sulla politica nazionale sui rifiuti atomici, non ne è uscito un granché, se non la convinzione che entro dieci anni si dovrà adottare un piano di depositi di superficie per il contenimento a "medio termine". Una parte di questo decennio verrà utilizzata anche per definire questo "medio termine" (100, 200 o 400 anni) dopo una serie di test sulla tenuta degli attuali contenitori e delle tecnologia di riduzione della radioattività.
Abbandonato il deposito geologico definitivo di Yucca Mountain nel Nevada (Capitolo 4 Quando) e in attesa di questo piano intermedio, le scorie prodotte annualmente rimarranno confinate nelle stesse centrali nucleari che le producono.
Il 9 marzo scorso l'intera industria nucleare si è riunita a Washington. La Nuclear regolatory commission avrebbe dovuto fare chiarezza sulla politica nazionale sui rifiuti atomici, non ne è uscito un granché, se non la convinzione che entro dieci anni si dovrà adottare un piano di depositi di superficie per il contenimento a "medio termine". Una parte di questo decennio verrà utilizzata anche per definire questo "medio termine" (100, 200 o 400 anni) dopo una serie di test sulla tenuta degli attuali contenitori e delle tecnologia di riduzione della radioattività.
Abbandonato il deposito geologico definitivo di Yucca Mountain nel Nevada (Capitolo 4 Quando) e in attesa di questo piano intermedio, le scorie prodotte annualmente rimarranno confinate nelle stesse centrali nucleari che le producono.
venerdì 12 marzo 2010
Mamma li russi
I più furbi sono come al solito i tedeschi di Siemens che già da due anni hanno abbandonato Areva per allearsi con i russi di Rosatom. Anche Edf ha riscoperto la cara vecchia seconda generazione dei Vver russi visto che i costosissimi Epr sono improponibili nell'Europa dell'Est e negli altri paesi emergenti, come la vicenda degli Emirati Arabi ha definitivamente insegnato.
Un altro grande colpo la Rosatom lo ha messo a segno in India per la costruzione di 12 reattori nucleari su due siti gà concordati. "C'è Kharipur, c'è Kundakulam, ce ne sarà un altro", ha dichiarato il presidente Sergey Kirienko in occasione di un viaggio di Vladimir Putin in India.
La "road map" è pronta per la firma, ha detto kirienko. Si tratta in pratica di un raddoppio rispetto alle intese già raggiunte di sei reattori entro il 2017.
Un altro grande colpo la Rosatom lo ha messo a segno in India per la costruzione di 12 reattori nucleari su due siti gà concordati. "C'è Kharipur, c'è Kundakulam, ce ne sarà un altro", ha dichiarato il presidente Sergey Kirienko in occasione di un viaggio di Vladimir Putin in India.
La "road map" è pronta per la firma, ha detto kirienko. Si tratta in pratica di un raddoppio rispetto alle intese già raggiunte di sei reattori entro il 2017.
mercoledì 10 marzo 2010
Presentazione Pmi Chapter
Il PMI-chapter di Roma ha tenuto il 26 febbraio una giornata di studio sull'energia e mi ha invitato per parlare di nucleare.
Posto qui la la presentazione illustrata in quell'occasione.
Sviluppando alcune tesi del libro ho voluto sottolineare come le scelte di politica energetica di vari paesi sono decisive per rendere realizzabili le centrali, ancor più delle considerazioni tecniche, economiche ed ambientali.
In poche parole le centrali si fanno solo se i governi vogliono realizzarle. Esistono diverse strade, ma il risultato è sempre lo stesso.
Il confronto con il caso italiano dimostra come le lacune regolatorie e politiche stanno creando degli ostacoli insormontabili al ritorno al nucleare molto più della tanto vituperata opposizione ambientalista e della sindrome nimby
Posto qui la la presentazione illustrata in quell'occasione.
Sviluppando alcune tesi del libro ho voluto sottolineare come le scelte di politica energetica di vari paesi sono decisive per rendere realizzabili le centrali, ancor più delle considerazioni tecniche, economiche ed ambientali.
In poche parole le centrali si fanno solo se i governi vogliono realizzarle. Esistono diverse strade, ma il risultato è sempre lo stesso.
Il confronto con il caso italiano dimostra come le lacune regolatorie e politiche stanno creando degli ostacoli insormontabili al ritorno al nucleare molto più della tanto vituperata opposizione ambientalista e della sindrome nimby
lunedì 8 marzo 2010
Epr pericoloso
Greenpeace e Sortir du Nucleaire tornano alla carica per dire che l'Epr è pericoloso. I documenti messi sul sito dell'associazione transalpina sono autentici e infatti non sono così allarmanti. L'accostamento a Chernobyl è tanto ovvio quanto debole. Nel dettaglio l'accusa più interessante è che Edf sta volutamente tentando di variare la potenza all'interno del reattore per seguire la fluttuazione dei prezzi dell'elettricità nel corso della giornata. Finora l'energia da fonte nucleare è stata tanta conveniente da poter essere venduta al prezzo minimo definito ogni giorno (o ad un prezzo fisso annuale), con le centrali di terza generazione non sarà più così? Edf sta chiedendo ai propri ingegneri di sottoporre le centrali ad uno stress oltremodo pericoloso in nome di margini extra o perché è il solo modo per rientrare dei costi di reattori tanto grandi e complicati?
Visto la partenza laboriosa e deludente degli Epr in giro per il mondo tentare questi ulteriori esperimenti non farà certo guadagnare punti ad una tecnologia che allarma gli ambientalisti, ma lascia perplesse anche le agenzie nazionali e indipendenti sulla sicurezza nucleare.
Visto la partenza laboriosa e deludente degli Epr in giro per il mondo tentare questi ulteriori esperimenti non farà certo guadagnare punti ad una tecnologia che allarma gli ambientalisti, ma lascia perplesse anche le agenzie nazionali e indipendenti sulla sicurezza nucleare.
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