Con un po' di ritardo riporto la notizia arrivata anche sui giornali italiani (almeno sui migliori) dell'alleanza Bill Gates e Toshiba Westinghouse per la creazione di reattori Twr. Per farmi perdonare vi segnalo questa semplice scheda che spiega la "novità" dei reattori Twr e aggiungo qualche approfondimento.
I vantaggi sono sostanzialmente due, minor uso di uranio arricchito e eliminazione dei periodi di refueling. Questa tecnologia permette di costruire noccioli che una volta "accesi" vanno avanti indisturbati per un secolo. Ridurre l'intervento umano sul nocciolo è un passo avanti, seppur non decisivo visto che il pericolo di incidente nelle centrali non si concentra tanto sul controllo della reazione, ma sul contenimento della radiottavità. Per cui le centrali Twr avrebbero bisogno della stesso livello di schermatura delle centrali ad acqua pressurizzata. Senza contare la normale manutenzione della parte convenzionale (turbine, circuiti di raffreddamento) per la temperatura e la pressione a cui sono sottoposte, vanno monitorate altrettando attentamente.
Sembra una soluzione ideale per situazioni "tipo Iran", per cui un paese instabile avrebbe l'energia nucleare senza poter intervenire sul combustibile, mettersi a commerciare in uranio, arricchirlo più del dovuto e creare armamenti. Il problema è che paesi "tipo Iran", costruiscono le centrifughe e le centrali proprio per creare il proprio arsenale e mai comprerebbero i Twr.
Anche Areva sta lavorando a prototipi di quarta generazione, o almeno un ibrido terza/quarta che avrebbe come risultato l'abbattimento della pericolosità dei rifiuti. Lo riporta il Times di Londra, citando direttamente il numero uno della società Anne Lauvergeon.
Metto insieme le due cose per invitare a un po' di sano scetticismo: in nessuno dei due casi si tratta di clamorose rivoluzioni teoriche. Tutto nasce da idee già sperimentate e provate negli anni 50. Sul perché queste tecnologie alternative non abbiano trovato sbocchi industriali impazzano le teorie più varie: i complottisti dicono che tutto quello che potesse in qualche modo dare fastidio ai militari e all'uso bellico dell'atomo è stato accantonato. Alcuni sottolineano che invece sono state le condizioni economiche e politiche di base (costo e disponibilità dell'uranio, la scelta delle industrie nazionali di privilegiare una scelta tecnica rispetto alle altre) ad aver provocato un'evoluzione non darwiniana dei tipi di reattore. Una delle vittime più citate di questa oscura alleanza esercito/grandi capitali è il Torio
Se fosse vero la maggior liberalizzazione di questa industria e la necessità di concentrarsi sul nucleare civile come fonte di energia dovrebbe presto far giustizia, seppur a distanza di decenni, in favore delle teorie abbandonante. Personalmente sono dubbioso: la dozzina di paesi che hanno avuto approcci nazionali all'atomo in oltre cinquant'anni hanno fatto scelte abbastanza standard (tipo l'uranio 235) e questo qualcosa significherà.