Il nostro caro ex monopolista ha portato me e una trentina di giornalisti a Londra per presentare i suoi conti e la strategia fino al 2014. Qui il mio pezzo sulla giornata.
Fulvio Conti aveva una missione: convincere gli analisti che il debito è sotto controllo e che gli effetti delle acquisizioni di Endesa e Ogk spariranno dalla colonna dei passivi. Ha scoperto che la comunità finanziaria gli crede ma è rimasta delusa dalle scarse prospettive di crescita per i prossimi anni. La coperta era corta: enfatizzare le prospettive di crescita e aumento dei consumi post crisi avrebbe esposto Conti all'accusa opposta di sottovalutare la debolezza finanziaria della società.
Si è optato per il realismo: taglio di dividendo e investimenti, cessioni in giro per il mondo e stime di fatturato a dir poco conservative. Il mercato non ha apprezzato, ma il management si è lasciato qualche margine per battere le sue stesse previsioni.
La cosa curiosa è che il programma nucleare non sembra aver posto in nessuno dei due scenari: in quello "piedi per terra" mostrato da Conti le centrali non sono finanziate fino a tutto il 2014: per chi deve rientrare da 50 miliardi di debito, affidarsi all'ondivaga politica italiana è troppo alto. Prima di metterci soldi veri l'Enel aspetterà di vedere chi vince le elezioni del 2013 e che cosa vuole fare dei reattori, per allora potrebbe anche non esserci più Fulvio Conti alla guida.
Ma anche nell'improbabile caso di un ritorno improvviso, e al momento imprevedibile, dei consumi ai livelli 2007, Enel non avrebbe 5-7 miliardi da mettere sul piatto per anticipare e accellerare sulle centrali già dal 2011, specie perché quei soldi non si tramuterebbero in fatturato se non dopo 5-6 anni.
Ci sarà mai un "momento giusto" per l'atomo?