Il decreto sulla localizzazione delle centrali, il primo atto governativo che applica la legge sul ritorno delle centrali, è da una settimana al vaglio delle commissioni competenti. Sorprende la pochezza del dibattito al riguardo.
Lo stesso testo che ha fatto litigare i ministri Scajola e Prestigiacomo, e che ha fatto tuonare l'associazione dei comuni, ora passa quasi senza sussulti in parlamento. Uno dei pochi contributi tecnici di un certo rilievo è arrivato dall'istituto Bruno Leoni (qui riassunto da Carlo Stagnaro).
Il silenzio sull'argomento, ancora più clamoroso se messo in relazione con l'agitazione di giornali locali e nazionali che "tirano ad indovinare" i siti delle prossime centrali, ha una doppia spiegazione. Le regioni, specie la maggioranza che è contraria alla legge, non vuole intervenire ora per poter prostestare poi per lo scarso coinvolgimento. Il governo invece non si è ancora liberato da una certa dose di ambiguità: la sordine è utile per velocizzare o per affossare la pratica?
Senza cedere ad un inutile processo alle intenzioni, l'ennesimo slittamento dell'agenzia, ormai vero collo di bottiglia di tutto il procedimento, fa premio su tutte le dichiarazioni dei vari Scajola a Saglia. ll dossier nucleare è di fatto accantonato a dopo l'estate.
I cantieri non sono nemmeno stati aperti, le autorizzazioni nemmeno pensate e i ritardi si contano già in anni (uno per l'approvazione delle legge, un'altro, il 2010, per gli adempimenti preparatori).
C'è qualcuno che vuole ancora il nucleare?