Dovremmo prendere esempio.
Il meccanismo usato in Inghilterra per gestire il decommissioning e molto diverso da quello italiano, ma la riforma di Sogin e l'arrivo dell'agenzia lascia aperto lo spazio per rubare qualche buona idea.
I sudditi di sua maestà hanno 19 siti d'interesse nucleare (centrali funzionanti, centrali dismesse, depositi, centri di ricerca) tutti di proprietà della società statale Nda (Nuclear decommissioning autority). Poco prima di pasqua la NDA ha presentato un piano industriale per il prossimo anno di 2,8 miliardi di sterline, 1,5 servono solo per il centro di Sellafield,uno dei siti storici del nucleare europeo e ora uno dei più grandi centri di riprocessamento di scorie del mondo.
Meno della metà di questi soldi saranno pagati dai contribuenti: la Nda è monopolista per la vendita del combustibile e incassa dalla vendita dell'uranio arricchito 1,15 miliardi di sterline l'anno, altra fonte di reddito e la concessione dei siti bonificati per la costruzione di nuovi impianti l'anno scorso nel hanno assegnati tre incassando 387 milioni di sterline. Il costo del decommissioning è tenuto sotto controllo affidando a società private i lavori, si sfrutta così la concorrenza. Se i piani fossero rispettati, dei 73 miliardi di sterline stimati come "costo" complessivo dello smantellamento dell'attuale flotta nucleare Uk, il 50% arriverebbe da queste forme di autofinanziamento. Segno che non necessariamente le centrali spente sono un pozzo senza fondo in cui si gettano una marea di soldi pubblici
Cosa possiamo rubare? Di certo il monopolio della vendita dell'uranio arricchito. Sogin dovrebbe essere il gestore degli impianti di arricchimento, ma non è chiaro se Enel e Edf ( o chiunque altro) potranno approviggionarsi altrove (magari direttamente da Areva). Più difficile la vendita dei siti, sia per la loro indisponibilità nel medio periodo sia perché sembra difficile riutilizzarli per una nuova centrale. L'unica possibile eccezione è Caorso, ma è un discorso che si potrà aprire forse tra dieci anni.