Il consigliere sull'energia del premier, Guido Possa, ingegnere nucleare e compagno di scuola di Berlusconi, affida al Sole 24 ore quella che si può solo considerare una provocazione: riapriamo Caorso.
"Smantellare l'impianto costerà 500 milioni di euro - argomenta il senatore che ha rifiutato la presidenza dell'Agenzia nucleare - il suo valore residuo è di un miliardo non capisco perché dovremmo rinunciare a un beneficio economico del genere".
La centrale ha effettivamente ancora in piedi l'edificio centrale, ma ha perso il camino e ben presto tutto il combustibile sarà trasferito altrove. La valutazione di un miliardo appare quantomento generosa, la riapertura di Caorso sarebbe più simile a quelle "ristrutturazioni" in cui prima si demolisce e poi si ricostruisce da zero, con il vantaggio che il cantiere nuovo renderebbe meno laborioso il processo di smantellamento dei materiali presenti attualmente.
A Caorso, nell'ipotesi di Possa, non ci andrebbe un Epr, che ha bisogno di molta acqua, ma un più collaudato reattore di seconda generazione. Considerando che la popolazione locale non vuole più sentir parlare di nucleare e che le centrali "vecchie" non sono nemmeno mai state prese in considerazione nel progetto attuale del governo, siamo di fronte a ipotesi prive di sostanza. Anche se lui è convinto che tutto questo clima antinucleare cambierà appena dopo le elezioni regionali. Bah!