Il mantra è noto: "Atomo e rinnovabili non sono in concorrenza, ma complementari". Una convivenza difficile che però è data da due fattori ineliminabili: tutte e due sono competitivi come alternativa alla fonti fossili (scegliete voi se per ragioni di indipendenza energetica o perchè impattano meno sul clima), alternativa però che ha senso economico solo se i governi sono disposti a "prezzarla" sussidiando tutto ciò che non è petrolio e gas o, più raramente, penalizzando le fonti tradizionali tanto da rendere appetibili i concorrenti.
In Italia non ci credono in tanti, nel campo ambientalista la si considera solo una trovata per rendere il nucleare presentabile, nel resto del mondo si è passati dalla teoria alla pratica: in Germania il governo Merkel ha dato seguito alla promessa elettorale di non spegnere i reattori in funzione e allungarne la vita utile. La complementarietà sta nel fatto che il governo punta a indirizzare i profitti "insperati" che realizzeranno le utilities in progetti che aiuteranno le rinnovabili. Da verificare quanto saranno stringenti questi indirizzi, ma la Germania va presa assolutamente come modello visto è che l'unica ad aver realmente centrato gli obiettivi di Kyoto.
Ancor più netta la morale che arriva dagli Stati Uniti: le difficoltà a far passare la riforma sanitaria, i nuovi equilibri al Senato hanno prima rimandato e poi messo in forte dubbio l'altra grande riforma Obamiana, quella sul Climate bill.
Il suo destino sarà deciso in primavera, ma nel discorso sullo Stato dell'Unione il presidente ha rilanciato il suo impegno sul nucleare, come conferma il Financial Times . Per tutti la lettura è la stessa: i sussidi al nucleare (ben più generosi di quelli che si trovano in Europa) servono ai democratici per ottenere un sostegno al Green deal da parte dei repubblicani