mercoledì 1 giugno 2011

Si vota. Per fortuna

Il referendum si farà ed è giusto così.
Possiamo discutere all'infinito su ogni argomento, ma su una cosa del genere le democrazie fanno parlare gli elettori, direttamente o attraverso i loro partiti.
L'obiezione più ovvia è che la "ggente" non ha idea di cosa sia una centrale, del costo reale dell'energia, delle potenzialità delle rinnovabili e non è in grado di prendere posizione sul nucleare se non sulla base di un umore o di una sensazione.

Da "esperto" posso dire che anche ne sapessero di più, la decisione finale sarebbe altrettando figlia di elementi personali che non c'entrano niente con il nucleare.
Ho parlato con ambientalisti nuclearisti e con ingegneri nucleari che rinnegavano i loro studi. Tempo fa con un collega confrontammo una serie di simulazioni sul costo delle centrali. Concordate le cifre al centesimo lui concluse:"Quindi le centrali non sono mai convenienti" ed io invece sottolineai che con prezzi medi del petrolio tra 100 e 120 dollari lo spazio c'era. Stesso set d'informazioni, stessa inclinazione (ambientalisti tuttaltro che dogmatici) e conclusione diversa.

I nuclearisti (e ci metto anche il governo) hanno avuto un paio d'anni per far valere il proprio punto di vista. Naturalmente non sono stati fortunati per via di Fukushima, ma hanno perso parecchie occasioni: non hanno blandito le comunità locali promettendo denaro, hanno subito defezioni tra i politici di riferimento. Nel frattempo la "ggente" è rimasta diffidente, come dargli torto?
Ora si vota, poi potremo tornare a dibattere.