martedì 8 febbraio 2011

Federalismo nucleare. Non tira una bella aria

Le centrali non piacciono proprio. Il sostegno della maggioranza di governo e qualche campagna di informazione/riabilitazione dell'atomo non sembrano aver fatto crescere il consenso in questi due anni, piuttosto il contrario.

Cominciamo dalla protesta più forte e più incomprensibile. Ieri sono iniziati i trasferimenti del combustibile irraggiato da Saluggia verso la Francia: l'evento è stato accolto da manifestazioni e scontri. Ho già chiarito in precedenza che essere ambientalisti e tentare di far deragliare un treno di scorie secondo me è una contraddizione enorme. Voglio andarci giù più duro: o c'è malafede (visti i rischi reali che azioni del genere possono provocare) o semplice idiozia. La propaganda non aiuta, ma è l'unica cosa che non manca.

Passiamo alla Sardegna, che in perfetto stile federalista, il 15 maggio avrà un suo referendum consultivo sul nucleare, come se quello nazionale non contasse per i sardi. C'è il forte rischio che la consultazione "italiana" sia fatta prima di quella regionale, servirà dunque da paracadute nel caso nel referendum non dovessero vincere i sì, dopo un mesetto i sardi potranno dire: not in my backyard (è senza rischi di quorum da raggiungere). Una buona causa per cui si può sprecare un po' di denaro pubblico.

Infine c'è Formigoni: oggi è tornato a chiarire che nonostante le pressioni delle lobby industriali locali e quelle politiche del Pdl, è contrario ad offrire un sito in Lombardia. Dice il presidente: "Riteniamo che l'Italia debba dotarsi di centrali nucleari quando il Governo italiano sara' pronto discuteremo con le Regioni per l'individuazione dei migliori siti. In Italia si puo' pensare alla costruzione di 4-5 centrali, noi siamo pronti a dialogare, ma dalle informazioni e dai dati tecnici che ho consultato non mi pare al momento che in Lombardia ci siano siti adeguati"

La Corte Costituzionale ha imposto a governi e ai costruttori di avere il parere positivo, per quanto non vincolante, delle regioni coinvolte. L'obiettivo da sempre è quello di trovare uno o due presidenti di Regione disposti a mettere a repentaglio un po' della loro dotazione di voti sulle centrali. Ma anche questo obiettivo minimo sembra non avvicinarsi di un centimetro