Tutte le belle cose che normalmente si dicono sui francesi e sul nucleare fanno sempre più parte del passato.
Oggi il Ft scrive che Gdf -Suez ha definitivamente chiesto di uscire dal consorzio che dovrebbe costruire la seconda centrale Epr a Penly. Alla base della decisione ci sono i dissapori con Edf (c'era un contenzioso se Gdf potesse partecipare alla gestione operativa o dovesse solo contribuire finanziariamente), ma anche la diffidenza verso il progetto Epr in quanto tale. Tanto che lo stesso articolo ricorda come come Gdf stia provando ad ottenere dal governo l'autorizzazione a costruire in Francia un reattore diverso, l'Atmea (ne avevamo già parlato qui e a seguire per tutto luglio) . Addirittura potrebbe riportare un progetto straniero (Ap1000 di Westinghouse) sul suolo francese per la prima volta da metà degli anni '80
I problemi sono due, ormai conclamati. I vari pezzi del nucleare francese vanno in ordine sparso e si fanno la guerra. Edf contro Areva e Gdf contro tutti. Il secondo è che l'Epr è una iattura che rovina i conti di chiunque lo promuova. I guai di Areva sono noti, quelli di Edf sono crescenti. La settimana scorsa la banca d'affari Hsbc ha pubblicato un report in cui taglia del 25% il prezzo obiettivo per l'azione Edf. Il vero motivo del calo della valutazione è l'imminente revisione delle tariffe in Francia, ma l'analista della banca inglese titola eloquentemente "A continuing nuclear headache". Gli argomenti li conoscete bene: l'impoossibilità di stimare i costi del cantiere di Flamanville.
Finora il track record del più grande reattore mai progettato è terribile: in ritardo cronico in Europa, bocciato negli Emirati per l'eccessivo costo, impresentabile in Africa (per ammissione della stessa Edf).
L'ultimo tassello di questo quadro terribile arriva dagli Stati Uniti, dove Constellation, che avrebbe dovuto portare l'Epr negli States, ha chiaramente detto che al momento i prestiti pubblici non sono così alti da rendere conveniente l'avanzamento del primo reattore previsto, vicino Washington.