mercoledì 30 marzo 2011

Veronesi 5- -

Prima uscita di Umberto Veronesi da presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Non mi ha soddisfatto per niente. Sarà la solita storia dei tempi televisivi, ma l'impressione è che già abbia pregiudicato un bel pezzo della credibilità dell'istituzione che presiede. Innazitutto perché Fazio lo intervista in quanto "nuclearista", con buona pace del tentativo del professore di puntualizzare che lui semmai è dall'altro lato, un garante.
Più che un cane da guardia, un cane da compagnia.
Non riesce a dire in maniera chiara l'unica cosa che si era preparato: il nucleare ci sarà anche dopo Fukushima, e anche dopo il referendum italiano che dovrebbe tirarcene fuori, quindi meglio lavorare per ridurre i rischi e le conseguenze di questo tipo d'incidenti che gridare "Spegnete le centrali".
Non risponde alla domanda più diretta dell'accondiscendete Fazio "Perchè non investire quei soldi nelle rinnovabili?" Domanda legittima che meritava una risposta, fosse anche solo "Non spetta a me decidere come e dove investire i soldi, il mio compito è che le centrali nucleari, se mai ce ne saranno, siano sicure".

Infine l'ultima parte sulle centrali di quarta generazione è una stupidata, infatti era scritta nel programma del Pd del 2008 :-)

Il video è qui

mercoledì 23 marzo 2011

Ci vorrebbe l'Europa

Il governo italiano approva la moratoria di un anno nella speranza di evitare il quorum al referendum per scongiurare l'abolizione della legge sul nucleare e quella del legittimo impedimento (scegliete voi a quale tiene di più)

In Germania la Merkel diventa atomoscettica dopo che negli ultimi mesi i verdi diventano una forza che elettoralmente vale fino al 20%

In Francia tutte le agenzie governative spingono ben oltre il lecito per sottolineare i rischi e le conseguenze (anche quelle inutili, tipo la nube di Fukushima che arriva da noi) dell'incidente giapponese nella speranza di un'enorme ondata di sostituzioni delle vecchie centrali europee

Secondi fini elettorali, politici e nazionali interferiscono continuamente sulla gestione delle centrali nucleari, presenti e future. Questo non ne aumenta ne l'uso efficiente, ne riduce i costi per la collettività. Come succede in altri campi, solo una supervisione di Bruxelles potrebbe sottrarre l'atomo a questo caos.Come succedeva negli anni 50.

mercoledì 16 marzo 2011

Sciacalli e lezioni

Siamo ancora lontani dal capire la vera entità dell'incidente di Fukushima, ma di certo l'effetto politico più forte lo stiamo registrando in Germania con lo spostamento dei democristiani tra gli scettici. Il partito della Merkel ha vinto le elezioni due anni fa promettendo di evitare la progressiva chiusura delle centrali decisa dai socialisti, invece in pochi giorni ha chiuso sette reattori e deciso il pensionamento definitivo dei due più vecchi. La forza di questa nuova posizione è tale da avere ripercussioni sull'intera Ue. La Germania non può far chiudere le centrali altrove, ma può influire pesantemente sugli standard di sicurezza europei e mettere fuori mercato molti progetti.

In questo senso è illuminante la storia dei paesi ex Urss: al momento dell'entrata della Comunità hanno accettato di chiudere le centrali " tipo-Chernobyl", ma poi il rinascimento nucleare ha riaperto i cantieri (vedi Slovacchia o repubblica Ceca) negli stessi siti per la gioia delle compagnie dell'Europa occidentale. Insomma quello che si decide a Bruxelles pesa e difficilmente si discosta dal pensiero dominante a Berlino. Faccio la previsione più ovvia: i termini dell'allungamento della vita delle vecchie centrali, dato ormai per scontato ovunque, sarà ripensato profondamente

Sorprende un po' l'atteggiamento della Francia, prima potenza del nucleare civile e principale esportatore di reattori al mondo. Sarkozy ha chiaramente detto che "Ci sono lezioni da imparare" da questa vicenda pur rimanendo convinto che l'atomo "sia la scelta giusta". Però sia i ministri che i portavoce dell'Asn si sono distinti per aver evitato ogni facile, o anche solo diplomatica, rassicurazione. L'Agenzia francese è stata la prima a dire che si sarebbe superato il livello 4 della scala Ines. E il vicedirettore Olivier Gupta ha spiegato perché il Il rischio di fusione del nocciolo del reattore è concreta: "I dispositivi per far fronte alle fusioni del nocciolo del reattore, ed una serie di procedure da attuare in queste emergenze, sono stati presi in conto solo dopo l'incidente di Three Mile Island (Usa,ndr.), nel 1979. Molti reattori nucleari nel mondo, compresi quelli della Francia, sono concepiti in questo modo".

Ammiro la trasparenza dei francesi, ma non riesco a pensare che in realtà, visto che l'alternativa al nucleare non c'è, ci sia la prospettiva di un enorme ammodernamento del parco centrali esistente. Un'opportunità di business mondiale.

Anche i futuri leader globali, dell'atomo, i cinesi, hanno deciso di sospendere temporaneamente le autorizzazioni, uno stop che prelude ad un giro di vite sugli standard di sicurezza. Anche se per i cinesi vale quello che tristemente ha affermato il primo ministro ucraino Mikola Azarov
solo i paesi ricchi possono permettersi ora di discutere l'abbandono del nucleare


Gambare Nihon!

domenica 13 marzo 2011

Emotività globale

La vicenda di Fukushima ( e i problemi degli altri reattori giapponesi) mi fanno stare con il fiato sospeso. Perchè amo il Giappone e non perché penso che questa vicenda abbia davvero una rilevanza nella lunga guerra pro/contro nucleare.
Non ho paura dellle centrali più di quanta ne abbia dei terremoti. Se volete un po' di contabilità macabra vi accontento subito: ne ammazza più il carbone, le dighe o il nucleare? Una risposta è qui, ma sono dati opinabili e sicuramente esistono stime che dimostrano il contrario. Così come non fa differenza se tra i killer silenziosi sono peggio le sigarette e le radiazioni (anche qui risposta ovvia). Costruire centrali nucleari è solo una delle cose che ci rendono più vulnerabili in caso di disatri naturali: da vivere in case di pietra a costruire palazzi da decine di piani; dal metterci gas in casa a viaggiare su treni che vanno a 300 Km/h. Pare che non ci sia niente di più irresponsabile che progredire nella scala della civilizzazione.
La scelta vera che gli individui, le nazioni e l'umanità devono compiere è: l'atomo è un male necessario o superfluo? Più passa il tempo e più mi convinco che non ci sia niente di oggettivo, razionale e scientifico che possa far prevalere un'opzione sull'altra.

Le polemiche politiche nostrane (ma una volta tanto sono uno specchio reale di quello che si sente per strada e nelle case) non sono diverse da quelle che si vedono in giro per il mondo: in Francia i verdi chiedono il referendum antinucleare per bloccare tutto. Negli Usa sono già certi che il rinascimento voluto da Obama sia al tramonto. In Germania il tenore della discussione è analogo. Chiacchiere, visto che per loro spegnere le centrali significa spegnere la luce. Nel libro la tesi sull'effetto degli incidenti sul futuro dell'industria è netta: Cernobyl uccise un settore già agonizzante per il crollo del prezzo del petrolio. La situazione ora è ben diversa, il picchista che c'è in me è convinto che il petrolio a tre cifre (per lungo tempo) ci farà dimenticare presto la paura atomica di questi giorni.

Andrà così anche in Italia, ma nella maniera peggiore. Più che il pragmatismo da noi vincerà l'abulia. La maggioranza della popolazione è contraria, ma sarà tanto pigra da non andare a votare al referendum solo poche settimane dopo le amministrative. Una vittoria (non definitiva) per i nuclearisti ma l'ennesima sconfitta della capicità degli italiani di ragionare come una nazione.