La partita a scacchi del Forum non è piaciuta al gran giurì dei pubblicitari
A me sembrava che fosse del tutto chiaro da chi arrivasse l'invito a riaprire la discussione sull'atomo e perché, ma pare che nel mondo della pubblicità televisiva tutto debba essere apertamente espresso perché il telespettatore è totalmente ignorante dell'argomento nonché tendenzialmente distratto.
Le regole c'erano, il giurì (organo di autogoverno dei pubblicitari) non può essere accusato di pregiudizi di sorta. Fossi nel forum (e nei suoi fondatori) me la prenderei con l'agenzia che ha fatto un errore tanto grossolano e ha distrutto la reputazione dei nuclearisti.
L'accusa di essere "ingannevoli e manipolatori" sarà un'arma molto utile durante la campagna referendaria.
Ma la vera sconfitta, e qui il Giurì non c'entra niente, sta nel fatto che la campagna informativa doveva servire a eliminare il clima da "guerra di religione" che si instaura ogni volta che si parla di nucleare. Invece lo spot ha polarizzato ulteriormente le opinioni
Insomma, doveva essere una campagna "alla francese", ma il risultato è stato tutto italiano
sabato 26 febbraio 2011
lunedì 14 febbraio 2011
Obama continua a credere nel nucleare
La Casa Bianca mantiene l'atomo nel novero delle tecnologie "pulite". Il nuovo budget presentato da Obama salva gli aiuti al comparto dalla selva di tagli annunciati. Nei giorni scorsi il ministro Steven Chu aveva chiarito che anche i fondi a disposizione del suo staff avrebbero subito dei tagli per circa 600 milioni e che la vera sfida del suo mandato sarebbe stata eliminare i sussidi a petrolio, carbone e gas che lo stesso Obama ha quantificato in 46 miliardi di dollari nel prossimo decennio (3,6 dal 2012).
La proposta della Casa Bianca va decisamente in questa direzione. Però il passaggio al congresso può letteralmente stravolgere le cifre del budget, quindi per ora anche i numeri vanno intesi come semplice volontà politica tutta da confermare. Il nucleare dovrebbe avere vita facile anche nella camera a maggioranza repubblicana: la Finanziaria obamiana triplica le garanzie pubbliche per chi costruisce nuove centrali: la dotazione del fondo passa da 18,5 miliardi a 54 miliardi a cui si aggiunge il sostegno ad un progetto di ricerca da 67 milioni di dollari per creare mini reattori da 2-300 Mw.
Più dura sarà far passare il taglio completo di tutti i programmi di ricerca statali sulle fonti fossili comprese quelle su tecnologie "giovani" come l'estrazione dello shale gas. Dovrebbe sopravvivere il sostegno alla CCS.
Se fossero confermate queste misure, la politica energetica di Obama andrebbe in senso opposto alle richieste dell'industria che è molto dubbiosa sulla costruzione di nuove centrali e entusiasta per le prospettive di sviluppo di un'economia a gas di tipo europeo.
La proposta della Casa Bianca va decisamente in questa direzione. Però il passaggio al congresso può letteralmente stravolgere le cifre del budget, quindi per ora anche i numeri vanno intesi come semplice volontà politica tutta da confermare. Il nucleare dovrebbe avere vita facile anche nella camera a maggioranza repubblicana: la Finanziaria obamiana triplica le garanzie pubbliche per chi costruisce nuove centrali: la dotazione del fondo passa da 18,5 miliardi a 54 miliardi a cui si aggiunge il sostegno ad un progetto di ricerca da 67 milioni di dollari per creare mini reattori da 2-300 Mw.
Più dura sarà far passare il taglio completo di tutti i programmi di ricerca statali sulle fonti fossili comprese quelle su tecnologie "giovani" come l'estrazione dello shale gas. Dovrebbe sopravvivere il sostegno alla CCS.
Se fossero confermate queste misure, la politica energetica di Obama andrebbe in senso opposto alle richieste dell'industria che è molto dubbiosa sulla costruzione di nuove centrali e entusiasta per le prospettive di sviluppo di un'economia a gas di tipo europeo.
martedì 8 febbraio 2011
Federalismo nucleare. Non tira una bella aria
Le centrali non piacciono proprio. Il sostegno della maggioranza di governo e qualche campagna di informazione/riabilitazione dell'atomo non sembrano aver fatto crescere il consenso in questi due anni, piuttosto il contrario.
Cominciamo dalla protesta più forte e più incomprensibile. Ieri sono iniziati i trasferimenti del combustibile irraggiato da Saluggia verso la Francia: l'evento è stato accolto da manifestazioni e scontri. Ho già chiarito in precedenza che essere ambientalisti e tentare di far deragliare un treno di scorie secondo me è una contraddizione enorme. Voglio andarci giù più duro: o c'è malafede (visti i rischi reali che azioni del genere possono provocare) o semplice idiozia. La propaganda non aiuta, ma è l'unica cosa che non manca.
Passiamo alla Sardegna, che in perfetto stile federalista, il 15 maggio avrà un suo referendum consultivo sul nucleare, come se quello nazionale non contasse per i sardi. C'è il forte rischio che la consultazione "italiana" sia fatta prima di quella regionale, servirà dunque da paracadute nel caso nel referendum non dovessero vincere i sì, dopo un mesetto i sardi potranno dire: not in my backyard (è senza rischi di quorum da raggiungere). Una buona causa per cui si può sprecare un po' di denaro pubblico.
Infine c'è Formigoni: oggi è tornato a chiarire che nonostante le pressioni delle lobby industriali locali e quelle politiche del Pdl, è contrario ad offrire un sito in Lombardia. Dice il presidente: "Riteniamo che l'Italia debba dotarsi di centrali nucleari quando il Governo italiano sara' pronto discuteremo con le Regioni per l'individuazione dei migliori siti. In Italia si puo' pensare alla costruzione di 4-5 centrali, noi siamo pronti a dialogare, ma dalle informazioni e dai dati tecnici che ho consultato non mi pare al momento che in Lombardia ci siano siti adeguati"
La Corte Costituzionale ha imposto a governi e ai costruttori di avere il parere positivo, per quanto non vincolante, delle regioni coinvolte. L'obiettivo da sempre è quello di trovare uno o due presidenti di Regione disposti a mettere a repentaglio un po' della loro dotazione di voti sulle centrali. Ma anche questo obiettivo minimo sembra non avvicinarsi di un centimetro
Cominciamo dalla protesta più forte e più incomprensibile. Ieri sono iniziati i trasferimenti del combustibile irraggiato da Saluggia verso la Francia: l'evento è stato accolto da manifestazioni e scontri. Ho già chiarito in precedenza che essere ambientalisti e tentare di far deragliare un treno di scorie secondo me è una contraddizione enorme. Voglio andarci giù più duro: o c'è malafede (visti i rischi reali che azioni del genere possono provocare) o semplice idiozia. La propaganda non aiuta, ma è l'unica cosa che non manca.
Passiamo alla Sardegna, che in perfetto stile federalista, il 15 maggio avrà un suo referendum consultivo sul nucleare, come se quello nazionale non contasse per i sardi. C'è il forte rischio che la consultazione "italiana" sia fatta prima di quella regionale, servirà dunque da paracadute nel caso nel referendum non dovessero vincere i sì, dopo un mesetto i sardi potranno dire: not in my backyard (è senza rischi di quorum da raggiungere). Una buona causa per cui si può sprecare un po' di denaro pubblico.
Infine c'è Formigoni: oggi è tornato a chiarire che nonostante le pressioni delle lobby industriali locali e quelle politiche del Pdl, è contrario ad offrire un sito in Lombardia. Dice il presidente: "Riteniamo che l'Italia debba dotarsi di centrali nucleari quando il Governo italiano sara' pronto discuteremo con le Regioni per l'individuazione dei migliori siti. In Italia si puo' pensare alla costruzione di 4-5 centrali, noi siamo pronti a dialogare, ma dalle informazioni e dai dati tecnici che ho consultato non mi pare al momento che in Lombardia ci siano siti adeguati"
La Corte Costituzionale ha imposto a governi e ai costruttori di avere il parere positivo, per quanto non vincolante, delle regioni coinvolte. L'obiettivo da sempre è quello di trovare uno o due presidenti di Regione disposti a mettere a repentaglio un po' della loro dotazione di voti sulle centrali. Ma anche questo obiettivo minimo sembra non avvicinarsi di un centimetro
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