Approfitto di questa tribunetta per ringraziare tutti gli amici e i colleghi (in particolare Stefano Costantini), venuti a parlare del libro a Lecce per il festival dell'Energia.
Il format del festival è collaudato e anche quest'anno, nonostante il tempo inclemente dei primi giorni, è stato un grande successo tra gli addetti ai lavori. Merito dell'organizzazione e delle bellezze della città.
Il pubblico della presentazione era tendenzialmente favorevole al nucleare, l'80% aveva interessi diretti
nel mondo dell'energia e dell'atomo. E' stato utile perché abbiamo parlato dei veri punti deboli del programma nucleare italiano. I dubbi si concentrano più sull'aggettivo "italiano" che non sull'aggettivo "nucleare".
Con il libro ho provato a fornire un'informazione equilibrata, dando ai lettori gli strumenti per essere meno diffidenti e sostituire un po' di consapevolezza al pregiudizio. Le critiche più forti che ho ricevuto dal fronte del "no" si concentrano su questo aspetto: avrei dato argomenti per minare il loro arsenale. Molti di quei ritornelli funzionano benissimo (le scorie, la concorrenza con le rinnovabili, la connessione con l'industria militare) anche se si mostrano deboli ad una analisi approfondita. Le mie critiche invece sarebbero troppo da addetti ai lavori, difficili da spiegare e da trasformare in mobilitazione contro le centrali.
Penso che sia un'obiezione centrata. Ho voluto trattare i miei lettori da persone consapevoli di vivere in un mondo complesso, dove le soluzioni prive di controindicazioni ci sono solo nelle pubblicità (ed in quei casi meglio correre a leggere le scritte in piccolo). Il pericolo di morire come a Chernobyl "si vende" bene e non ha bisogno di grosse spiegazioni. Al contrario parlare dei rischi per i consumatori di un mercato elettrico bloccato dalle centrali nucleari è noioso e complicato.
Ora però la palla passa ai sostenitori del nucleare: il loro dilemma si sta materializzando.
La vicenda dell'Agenzia, la "libertà di dissenso" concessa ai candidati delle regionali, la convinzione intermittente espressa da molti settori della maggioranza ha chiarito, se ce ne fosse stato bisogno, l'incapacità del governo di organizzare, rimanere coerente e sostenere l'intero progetto. I ritardi in parte erano stati messi in conto, ma anche quel margine si va esaurendo. Ora che anche il principale garante politico, Claudio Scajola, è fuori gioco, la tentazione è di accelerare per rendere troppo costoso a Tremonti e al resto del Pdl bloccare tutto. Significa autorizzazioni lampo, direttive tecniche scritte sotto dettatura di costruttori ed operatori, meccanismi di incentivazione e certificazione favorevoli alle centrali. Persino il mercato elettrico potrebbe subire qualche modifica ad hoc.
Gli ambientalisti non sono disposti a abbandonare le loro mezze verità, gli slogan semplici (e semplicistici) per non rischiare di rendere accettabile questa tecnologia. A cosa sono disposti a rinunciare i nuclearisti per il ritorno dell'atomo in Italia? Credibilità professionale (vale per i futuri regolatori e per noi comunicatori), consenso (vale per i politici), denaro e sicurezza di un ritorno economico (vale per gli operatori).
La mia convinzione è che nessuna scorciatoia è accettabile. Né pro, né contro