giovedì 16 dicembre 2010

Passetto

E' arrivato il decreto sulle tecnologie. L'ho anticipato ieri su Repubblica. Nessuna novità, se non per aver spazzato via le minime speranze di riadattare le vecchie centrali (e quindi i vecchi siti). C'è spazio solo per la terza generazione avanzata.
Lo scenario si definisce: ci saranno dunque almeno un paio di Epr in due siti diversi (entrambi raddoppiabili). Per il decennio successivo forse faranno la loro comparsa gli Ap1000.
Il Cipe e i tecnici del ministero rimangono sordi a tutto il dibattito si sta sviluppando intorno all'Epr e che i lettori di questo blog ben conoscono.
L'Enel ed Edf li hanno sempre bollato i tanti dubbi sulla costruzione di questo gigante come peccati di gioventù che si risolveranno con l'esperienze fatte a caro prezzo a Olkiluoto e Flamanville.

Chissà se l'agenzia affronterà più puntualmente il tema, non contateci troppo.

domenica 12 dicembre 2010

Vediamoci a Chernobyl

La città fantasma più famosa del mondo sarà presto visitabile dai turisti. Il ministro delle Emergenze ucraino, Viktor Baloga, ha annunciato l'apertura al turismo di massa del sito protagonista del disastro della storia del nucleare. Da gennaio saranno infatti organizzati tour nell'impianto. L'idea è anche sfruttare il decimo anniversario dalla chiusura definitiva dell'impianto. Il 15 dicembre del 2000 fu spento il terzo reattore, l'unico che era rimasto attivo da quel 26 aprile del 1986 quando esplose il reattore 4 provocando 65 vittime. Ci si riferisce all'incidente vero e proprio, mentre sono migliaia i morti per patologie e conseguenze della fuoriuscita dei materiali radioattivi (cifre che, come saprete, sono oggetto di ampio dibattito da decenni).
Nella città ucraina lavorano circa 4000 persone e i suoi spettrali d'intorni hanno visto regolari visite da parte di giornalisti e scienziati. Per quello che si vede non viene voglia di correre a visitare gli ameni luoghi ucrani, anche se pare che siano molto apprezzati
da i ricchi del posto

Quello che è certo, scusate l'ecologismo estremo, è che un incidente nucleare come quello di Chernobyl lascia sull'ambiente segni meno duraturi della costante presenza umana.

giovedì 2 dicembre 2010

Figlio di nessuno

Oltre alla tristezza del dispettuccio di Scajola alla Prestigiacomo, c'è un messaggio profondo nella bocciatura di Michele Corradino come commissario dell'agenzia per la sicurezza nucleare.
Il progetto di ritorno delle centrali nucleari è ufficialmente sparito dalle priorità del governo. Se ne riparla, come molte altre cose, dopo il 15 dicembre. Non solo nel caso più ovvio di un cambio di maggioranza, ma anche se dovesse sopravvivere questa. Un governo molto "cagionevole" si avventurerà con il cipiglio di qualche mese fa nella disfida atomica?

Se in primavera si tornerà al voto, le centrali nucleari si guadagneranno una fetta del dibattito, ma ancora più importante ricordare che anche l'Enel avrà qualcosa da giocarsi. A maggio scadrà il mandato di Fulvio Conti e il risultato delle elezioni peserebbe sulle sue possibilità di riconferma.

mercoledì 1 dicembre 2010

Inizia la rifondazione di Areva

E' ormai chiaro che non ci sarà Anne Lauvergeon alla guida di Areva deò prossimo futuro. Il suo mandato scade a giugno ma in Francia non si nasconde la possibilità di un anticipo. Il magazine Challenges parla di un comitato ad hoc costituito dal consiglio di sorveglianza di Areva per trovare il successore

Il Comitato nel quale c'è anche l'ex numero uno di Air France-Klm, Jean-Cyril Spinetta, scrive Challenges, "proporrà 3 nomi". Tra i nomi citati, scrive il magazine, ci sarebbero "Alexandre de Juniac, il capo gabinetto del ministro dell'Economia, Christine Lagarde e Denis Ranque, l'ex numero uno di Thales".

lunedì 15 novembre 2010

Scajola ci aveva visto giusto

Va riconosciuto all'ex ministro di aver avuto ragione: solo un anno fa mi spiegava che la Corte Costituzionale non sarebbe stato un ostacolo alla legge sul nucleare. Con due sentenze successive ha prima salvato la legge nazionale dai ricorsi delle regioni e ieri ha bocciato le leggi locali volte a bloccare gli insediamenti nei loro territori. Evidentemente, al contrario del suo principale, Scajola sapeva che il rosso delle toghe dei giudici costituzionali non è un'indicazione politica.

Evitata questa possibile causa di ritardo e fatta l'agenzia, la strada ora potrebbe sembrare in discesa se non fosse che siamo pronti per un'altra campagna elettorale in cui il nucleare tornerà ad essere un argomento su cui dividersi

Proposta giusta, paese sbagliato

Da noi sarebbe stato un colpo di genio per il fronte antinuclearista: http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_15/germania-sesso-veto-nucleare-proposta-scrittrice_2a8b591a-f0a5-11df-9e3d-00144f02aabc.shtml

lunedì 8 novembre 2010

Oggi il Vermont, domani tutti gli Usa

E' la centrale nucleare più odiate negli Usa: la Vermont Yankee di Montpelier. Vecchia (38 anni di attività), tanto che il Senato dello Stato la vuole consegnare definitivamente alla storia. Poco redditizia, tanto che il suo proprietario, la Entergy, l'ha messa in vendita senza neanche aspettare (ed evidentemente aspettarsi) un allungamento della licenza per altri 20 anni dopo la scadenza naturale prevista ora per il 2012. Alla Entergy sono stati chiari: o si vende o meglio chiudere subito. A completare la frittata ieri la centrale è stata fermata per un tubo che perdeva. Si tratta dell'ennesimo piccolo incidente di un anno difficile. La storia della Vermont Yankee diventerà presto esemplare: negli Usa non si construiscono nuove centrali dagli anni '70, da allora si sono fatti solo ampliamenti e manutenzioni.

Le nuove faticano ad arrivare, le stesse utilities americane hanno deciso che la terza generazione attualmente troppo costosa. Constellation ha abbandonato la joint venture creata con Edf che avrebbe dovuto portare l'Epr negli Usa. Edf ha rilevato il tutto, ma dovrà trovare un altro partner perché la legge americana impone che sia una società locale a gestire i lavori. Serviranno anni per ripartire.

Nel frattempo il dibattito Usa va nella direzione opposta: allungare le licenze anche a 80 anni la vita delle centrali esistenti. E' evidente come sia una risposta teorica ad un problema pratico (la necessità di mantenere un certo output elettrico da nucleare per non alzare troppo le emissioni) ed uno economico (il costo alto delle centrali che dovrebbero arrivare in sostituzione). E' evidente come questa ipotesi, per quanto tecnicamente perseguibile, si scontrerà con diversi ostacoli: il tentativo delle aziende elettriche di allungare anche centrali non all'altezza e la reazione negative delle autorità locali.

Insomma aspettiamoci decine di casi Vermont nei prossimi anni.

domenica 7 novembre 2010

La grana delle scorie

Gli ambientalisti tedeschi e francesi stanno trasformando il viaggio delle scorie nucleari verso il sito di Gorleben in una battaglia campale. Qui un video degli scontri di domenica pomeriggio.
Notevoli i numeri dei manifestanti (30-50 mila) a seconda delle stime: si combatte sia contro il "commercio delle scorie" tra i due paesi, anche la trasformazione della ex miniera di sale di Gorleben da deposito provvisorio in definitivo. Il movimento verde e antinucleare in Germania sta ormai assumendo dimensioni eccezionali.

La cronaca è abbastanza cruda: scontri con la polizia nelle vicinanze e le forze dell'ordine in tenuta antisommossa, fumogeni, cannoni ad acqua e feriti tra i dimostranti. Alcuni manifestanti si sono incatenati ai binari, il percorso è stato cambiato più volte, ma senza riuscire ad evitare i momenti di tensione.

Mi permetto una valutazione personale: il movimento no-nuke ha chiaramente il diritto di protestare dove, come e quando meglio crede, ma coinvolgere i trasporti delle scorie mi sembra una contraddizione enorme. Sono i primi a dire che sono pericolose, che non vanno gestite con leggerezza, poi si rischia che il treno deragli, che le carrozze vengano danneggiate o peggio che qualcuno approfitti dell'assembramento per realizzare le tanto vagheggiate (e mai realizzate) bombe sporche.

venerdì 5 novembre 2010

La nuova agenzia ai raggi X

Nessuna sorpresa nella cinquina di nomine dell'Agenzia nucleare. Dopo tanta attesa non poteva andare diversamente, ogni inserimento dell'ultima ora avrebbe probabilmente rimandato ancora la decisione finale.

Confermato dunque lo squilibrio per cui i due "tecnici" sono scelti dal ministero dello Sviluppo, mentre l'Ambiente si affida a due giuristi (niente geologi, sismologi e cose così?). Non era previsto che ci fossero dei frenatori, ma con queste personalità coinvolte, nasce un struttura votata alla collaborazione con gli operatori piuttosto che un severo controllore.

Per Maurizio Cumo si tratta dell'ennesimo riconoscimento alla carriera, dopo aver rischiato di tornare come presidente della Sogin, o anche al posto di Veronesi, si siede al suo fianco.

Di un paio di generazioni successive è Enrico Ricotti, professore ordinario presso il Dipartimento Energia, Divisione Energia Nucleare del Politecnico di Milano. E' l'uomo della terza generazione, senza particolari simpatie per il modello francese.

Dagli uffici della Prestigiacomo sono arrivati Michele Corradino, Consigliere di Stato, è attualmente capo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Esperto di diritto amministrativo, sarà chiamato ad un lavoro delicatissimo visto che il meccanismo dei ricorsi e dei blocchi nelle procedure sono (come per tutte le grandi opere) tuttora l'arma più efficace nelle mani di enti locali e associazioni contro.

Stefano Dambruoso, magistrato, invece è un esperto di lotta al crimine organizzato. Si pensa che sia una particolare vigilanza su questo fronte quando si parlerà di nucleare?

Buon lavoro a tutti

Il mondo all'incontrario

Ho letto con molto interesse il libro di Alberto Clò " Si fa presto a dire nucleare" (presto una recensione approfondita, promesso).
Come si può facilmente evincere dall'intervista rilasciata al Corriere, Clò vince il premio come "Nuclearista più atomo-scettico d'Italia". Forte della sua storia personale, spesa più volte a difendere la sicurezza e la validità delle centrali, l'ex ministro demolisce l'attuale progetto nazionale utilizzando argomenti condivisibili e facendo una profezia che suona come una maledizione: le centrali si faranno solo se pagate, in tutto in parte, da soldi pubblici. L'Enel e il governo hanno sempre negato con forza questa possibilità, sapendo che sarebbe una sorta di "arma finale" nelle mani dei contrari.
Ma la cosa che mi ha più colpito è che nel suo testo Clò cita gli studi di Greenpeace sull'economicità del nucleare
La cosa mi è tornata in mente leggendo l'intervista di Steward Brand sul sito di Repubblica.it.
Leggetevi la biografia linkata da Wikipedia per capire come questo uomo incarni l'icona del "Treehugger" degli anni 60-70. Ecologista, visionario, hippy e pacifista, Brand ora è diventato nuclearista. Non è mancanza di coerenza, per un uomo seriamente preoccupato del destino dell'ecosistema minacciato dal riscaldamento globale, l'energia prodotta dall'atomo, come spiega lui stesso, è di gran lunga il male minore.

Ricordate l'antica maledizione cinese: "Spero che possa vivere tempi interessanti". E' successo, contenti?

giovedì 21 ottobre 2010

Ecco i siti....inglesi


I tempi del rinascimento nucleare inglese sono simili ai nostri. Un ottimo benchmark per verificare i tempi e i modi delle autorizzazioni, la qualità delle decisioni politiche, ma anche la bontà delle scelte tecniche e gestionali (quali modelli di reattori costruire e come distruibuire i costi tra la collettività e gli operatori privati).
Il grande vantaggio degli inglesi è l'aver mantenuto in funzione il loro (vetusto) sistema di centrali. Pur essendo in ritardo nella sostituzione degli impianti, la presenza di siti già a "vocazione nucleare" è stata decisiva per chiudere in tempi normali una lista di localizzazione delle nuove centrali ed evitare che un elenco del genere diventasse "tabù" come è successo in Italia. Non tutti i siti nominati ospiteranno una centrale, si comincerà, come in Italia, con 2 siti per probabili 3-4 reattori.

In questi due approfondimenti della Bbc si capisce che in realtà i problemi sono abbastanza simili a tutte le latitudini: divisioni tra i politici (anche all'interno della maggioranza Conservatori-liberali), opposizione dei comitati locali e braccio di ferro con gli operatori per ottenere maggiori aiuti pubblici.

Antinuclearisti da ridere

Dopo 25 anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl i cinghiali tedeschi si dimostrano fortemente contaminati dalle conseguenze ambientali della nube radioattiva della centrale ucraina il Governo tedesco ha stanziato risorse economiche per evitare che la carne di 'sus scrofa' contaminata sia venduta sul mercato. E l'Italia? Considerato il fatto che gli animali frutto dell'attivita' venatoria, e tra questi anche i cinghiali, possono essere consumati per uso familiare, venendo cosi' esclusi dai controlli medico-veterinari. Il governo ha intenzione di condurre esami radiometrici proprio per valutare la contaminazione radioattiva della carne di cinghiale un modello emblematico di sentinella dei problemi di salute pubblica che la catena ambiente-animali-uomo potrebbe causare?



Libera sintesi dall'interrogazione bipartisan presentata dai deputati Gianni Mancuso, Carlo Ciccioli, Paola Frassinetti
(PdL) e Andrea Sarubbi (PD). Ora, premesso che la vicenda tedesca è vera, mi chiedo se i parlamentari non dovrebbero occuparsi di questioni un po' più serie. I cinghiali tedeschi non sono considerati un pericolo per la salute e non esistono casi in Italia, neppure sporadici, di ritrovamenti di cinghiali radioattivi.

lunedì 18 ottobre 2010

Complottismo senza limitismo

Risibile ricostruzione di Dagospia su un complotto internazionale, a sfondo nucleare, che avrebbe deciso le sorti di Scajola. Non lo linko per decenza. Leggetevi direttamente la versione debunkata dagli amici di Giornalettismo.

A futuro uso di chiunque si diverta fare retroscena sul mondo dell'atomo metto in fila un paio di certezze.

Il destino del nucleare italiano è legato mani e piedi ai francesi. Quello che conviene a Parigi si farà in Italia

Purtroppo anche in Francia litigano: Areva, guidata da Anne Lavergeon è in forte difficoltà, Sarkozy dovrebbe farla fuori entro il 2011. A guidare la filiera atomica transalpina è ora la Edf di Proglio, loro decideranno se continuare a spingere il modello Epr che invece sta registrando diversi fallimenti in giro per il mondo.

In Italia il primo a costruire sarà l'Enel, nessun può sorpassarla

Gli americani, General Electric e Westinghouse, stanno cercando di entrare grazie a contatti con altri costruttori (Gdf Suez e E.on). Improbabili novità consistenti prima della fine dell'anno prossimo.

I russi pur essendo tra i più attivi costruttori a livello mondiale (vedi post precedenti), non hanno possibilità di ottenere spazio da noi. Non sono considerati presentabili all'opinione pubblica (e come dargli torto).

L'agenzia italiana non sarà certo "sfidante" rispetto ai progetti che le saranno sottoposti. Anzi molti esperti coinvolti nel programma nucleare nazionale si aspettano di guadagnare un po' del tempo perduto finora. Curioso perché di solito nei paesi avanzati (vedi Finlandia o Stati Uniti) è proprio la "pignoleria" delle agenzie di controllo a far crescere tempi e costi dei progetti. C'è solo da sperare che Veronesi e C. smentiscano questa convinzione.

Nimby da primato: 2 ore e 21 minuti

Seduto al mio terminale ho assistito a un nuovo record di velocità nell'allontanare una centrale nucleare dal proprio territorio. Protagonisti il nuovo ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e il suo compagno di partito Roberto Formigoni.
Le agenzie battono alle 17,43 questa dichiarazione del ministro:
Non avendo riscontrato opinioni pregiudiziali, io penso che la Lombardia sara' sicuramente una delle Regioni dalle quali si iniziera' a esaminare la possibilita' che possa essere installata. E' la piu' grande regione italiana la piu' popolosa, la piu' industrializzata e quindi quella piu' bisognosa di energia. Quindi, mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una


Passano solo 2 ore e 21 minuti che arriva la risposta di Formigoni
"Sono d'accordo con la scelta del governo italiano di sviluppare il nucleare, altro tema e' quello della localizzazione di queste centrali che vanno pensate per una strategia anch'essa nazionale. Ne parleremo, ne discuteremo, ci confronteremo, vedremo le condizioni, le opportunita' e ne parleremo con i terrirori Adesso e' impossibile pronosticare dove questo dialogo portera'"


Vedremo, dunque anche se quello di Formigoni sembra un "not in my backyard" detto con tutta la cortesia possibile

Aggiornamento delle 23: La cortesia, anche solo istituzionale, la pratica poco la Lega, che frena anche più di Formigoni.
Il fabbisogno energetico per il momento è coperto dalla regione lombardia. Faccio fatica a dire sì a priori a un'ipotesi di centrali nucleari in lombardia - sostiene il presidente del consiglio regionale Davide Boni - bisogna frenare un attimo e ragionare, ma andrei cauto. Mi sembra un dibattito un pò filosofico in questo momento. Ci sono tante valutazioni da fare, per esempio: in Lombardia ma dove?

martedì 5 ottobre 2010

Il nucleare cheap impresentabile in Italia

Insisto: la terza generazione "plus", la più avanzata, quella degli Epr e degli Ap1000, sta mancando moltissime delle sue promesse e questo mina gran parte della spinta al rinascimento nucleare. L'ho esplicitato in un articolo su Repubblica un po' di tempo fa. Una tesi che non è piaciuta ai nuclearisti, come dimostrano i numerosi post di Newclear di questi giorni pieni di dati sulla buona salute del rinascimento nucleare.

La mia tesi è doppia, ma le obiezioni si concentrano sulla seconda parte: non è vero che i cantieri delle nuove centrali non ci sono e che il nucleare sta diventando marginale nel mix produttivo elettrico mondiale. Molto dipende dal sistema di riferimento: se si guarda alla capacità installata e all'energia prodotta in termini assoluti hanno ragione loro (ma solo per periodi dai vent'anni in su, altrimenti l'andamento è praticamente piatto dal 1996). Se invece si guarda alla "quota di mercato" del nucleare sull'elettricità prodotta la contrazione è innegabile sia sul passato che sulle stime future (lo dice Eia nel grafico 70 qui).

La parte più importante è anche quella meno contestata: la delusione della terza generazione. Che invece è confermata indirettamente dal fatto che il nucleare che "funziona" (o che almeno si vende) sta andando da tutta un'altra parte.
guardate questa tabella: sono i reattori in costruzione nel mondo divisi per compagnie:

Rosatom (Russia): 15
Korea Electric Power (S. Korea): 6
Westinghouse (U.S.): 5
Areva (France): 4
General Electric-Hitachi: 4

I leader del mercato sono dunque coreani e russi: vincono 21 a 13. E come sottolinea Business Week il successo nasce dai costi più bassi che possono garantire Rosatom e Kepco, visto che la grande maggioranza dei reattori vengono costruiti nei paesi emergenti.
Perché i paesi avanzati sono così indietro nell'ordinare "nuovo nucleare"? La crisi economica, certo, ma anche il fatto che se coreani e russi sono gli unici che dispongono di modelli economicamente sostenibili, allora Italia, Francia, Uk e Stati Uniti sono automaticamente in lista d'attesa. Per motivi politici e "reputazionali" quei costruttori da noi sono impresentabili. Almeno per ora.

martedì 28 settembre 2010

Ecco appunto

Dal quotidiano Expasion via agenzie italiane (Agi):

Electricite de france starebbe lavorando su due nuovi progetti di reattori nucleari da mettere in concorrenza con quelli di terza generazione epr di areva. Lo riferisce il quotidiano expansion nell'edizione in edicola domani.
In particolare, secondo il giornale, edf starebbe disegnando una propria serie di reattori di potenza compresa tra i 1.000 E i 1.500 Mw elettrici alternativi all'epr che ha una potenza di 1.650 Mw ma che ha anche manifestato una serie di problemi di progettazione e di ritardi nella realizzazione.
"Non stiamo abbandonando l'epr" ha assicurato una fonte di edf citata da expansion "ma non vogliamo mettere tutte le nostre uova in un solo cestino". Edf sta costruendo un reattore epr a flamanville, in normandia.

venerdì 24 settembre 2010

Il mal di testa nucleare francese

Tutte le belle cose che normalmente si dicono sui francesi e sul nucleare fanno sempre più parte del passato.
Oggi il Ft scrive che Gdf -Suez ha definitivamente chiesto di uscire dal consorzio che dovrebbe costruire la seconda centrale Epr a Penly. Alla base della decisione ci sono i dissapori con Edf (c'era un contenzioso se Gdf potesse partecipare alla gestione operativa o dovesse solo contribuire finanziariamente), ma anche la diffidenza verso il progetto Epr in quanto tale. Tanto che lo stesso articolo ricorda come come Gdf stia provando ad ottenere dal governo l'autorizzazione a costruire in Francia un reattore diverso, l'Atmea (ne avevamo già parlato qui e a seguire per tutto luglio) . Addirittura potrebbe riportare un progetto straniero (Ap1000 di Westinghouse) sul suolo francese per la prima volta da metà degli anni '80

I problemi sono due, ormai conclamati. I vari pezzi del nucleare francese vanno in ordine sparso e si fanno la guerra. Edf contro Areva e Gdf contro tutti. Il secondo è che l'Epr è una iattura che rovina i conti di chiunque lo promuova. I guai di Areva sono noti, quelli di Edf sono crescenti. La settimana scorsa la banca d'affari Hsbc ha pubblicato un report in cui taglia del 25% il prezzo obiettivo per l'azione Edf. Il vero motivo del calo della valutazione è l'imminente revisione delle tariffe in Francia, ma l'analista della banca inglese titola eloquentemente "A continuing nuclear headache". Gli argomenti li conoscete bene: l'impoossibilità di stimare i costi del cantiere di Flamanville.

Finora il track record del più grande reattore mai progettato è terribile: in ritardo cronico in Europa, bocciato negli Emirati per l'eccessivo costo, impresentabile in Africa (per ammissione della stessa Edf).
L'ultimo tassello di questo quadro terribile arriva dagli Stati Uniti, dove Constellation, che avrebbe dovuto portare l'Epr negli States, ha chiaramente detto che al momento i prestiti pubblici non sono così alti da rendere conveniente l'avanzamento del primo reattore previsto, vicino Washington.

giovedì 23 settembre 2010

Il recupero

Siamo ad un passaggio decisivo della viceda nucleare italiana. E' evidente che chi ha creduto nel progetto non sopporta più l'ipocrisia di un governo e di ministri, come Tremonti e la Prestigiacomo, che lasciano le roboanti dichiarazioni pro-atomo sulla soglia del consiglio dei ministri e non ne escono mai con una decisione sull'Agenzia-che-non-può-essere-nominata. L'arrivo sui giornali del lavoro "segretissimo" svolto da Sogin sui 52 siti tra cui trovare il futuro deposito delle scorie è l'occasione ideale per aumentare la pressione sull'esecutivo. Così si tiene vivo un argomento che proprio il governo, come ha raccontato il sole il giorno prima, voleva rimandare a data da destinarsi.
Ancora una volta è toccato al sottosegretario Saglia lanciare il cuore oltre l'ostacolo e promettere:
Mercoledì prossimo il presidente del consiglio viene alla Camera; auspico che ci possa essere una larga maggioranza per proseguire e certamente il presidente troverà subito dopo sulla sua scrivania la nomina dell'agenzia. Confido che dopo il chiarimento possa essere nominata al più presto


Facili ironie a parte sulla capacità di questo governo di rispettare le sue stesse scadenze, non resta che aspettare per vedere se e quando questo enorme "tappo" dell'agenzia salterà.
Mi sembra chiaro però che siamo all'ultima chiamata, tanto che anche Giancarlo Aquilanti, capo del progetto nucleare dell'Enel, ha lanciato una rassicurazione che sembra un po' anche un ultimatum:
Enel non è in ritardo e se l'Agenzia per la sicureza nucleare viene istituita in tempi brevi, entro l'anno, e con una certa operatività e autorevolezza, il piano rimane inalterato: apertura del primo cantiere nel 2013 e partenza della prima centrale nel 2020.


Girando il discorso e dando per scontato che difficilmente l'Agenza a gennaio sarà "istituita, operativa e autorevole", possiamo dire che Aquilanti ha spostato al 2011 la data per la quale il programma sarà "ufficialmente in ritardo", nel frattempo sappiamo già che la colpa sarà del governo.
L'opinione personale è che l'industria nucleare sta chiedendo all'esecutivo un colpo di reni, ma il recupero è abbastanza improbabile. Ancora più improbabile l'ipotesi di una scorciatoia, vagheggiata due giorni fa in un convegno dal direttore generale Corrado Clini che boccia in maniera sostanziale la legge dopo solo un anno di funzionamento

L'impianto normativo è limitante con un iter in cui devono essere elaborati 34 provvedimenti, collegati tra loro, con il rischio che si finisca come il gioco dell'oca, in cui arrivati a una casella si scopre che bisogna tornare indietro. La normativa andrebbe, allora, incentrata sul fulcro dello start-up con alcuni passaggi chiave: l'Agenzia per la sicurezza nucleare, il documento programmatico per la Strategia nucleare, e la definizione dei criteri per l'individuazione delle aree potenzialmente destinate a ospitare le centrali.

Per Clini, raccontano le agenzie, sarebbe poi necessario che il nucleare, tra le opzioni pulite, venisse conteggiato per l'abbattimento delle emissioni di gas serra, cosa che "in Ue ancora non avviene".
E un'impressione solo mia o stiamo tornando all'accademia?

lunedì 20 settembre 2010

Se la Germania sembra l'Italia di 25 anni fa

Il fine settimana ha visto 100 mila persone sfilare a Berlino contro l'allungamento dell'età delle centrali già in funzione nella repubblica federale. Anche in Germania è diventato soprattutto una questione politica: Angela Merkel non ha la maggioranza al senato e le opposizioni vedono nella proposta di far funzionare altri 12 anni i reattori l'occasione di farla cadere. Lei vuole evitare lo showdown e non ha presentato un progetto di legge, ma vuole far passare la decisione come puramente amministrativa. Spd e verdi hanno impugnato l'escamotage e ora toccherà decidere alla Corte costituzionale. Un po' come da noi ora: il governo cerca di evitare il confronto sul nucleare perché teme l'impopolarità dell'argomenton e chi è contrario si appella ai tribunali. Ricordiamo che l'attuale legislazione tedesca prevede il phase out, ovvero il progressivo spegnimento delle centrali senza sostituirle. In questo modo l'addio all'atomo arriverebbe nel 2022. Una legge votata da una maggioranza rossoverde dieci anni fa.

Ma per chi l'ha vissuto, invece il clima tedesco attuale sembra più quello del nostro referendum. I verdi stanno fiorendo come forza politica trainante del centro sinistra, secondo i sondaggi insidierebbero i socialdemocratici 22% a 24%. Per non farsi superare, l'Spd ha partecipato alla manifestazione di sabato e il leader Sigmar Gabriel ha proposto un referendum. Ma le consultazioni popolari non sono vincolanti secondo la Costituzione tedesca, così Gabriel ha proposto di cambiare la costituzione.

Ci vedo delle conferme nella mia tesi sul "raffreddamento nucleare": La crisi economica si fa sentire meno, il prezzo del petrolio non appare una minaccia e il riscaldamento globale è sceso nella lista delle priorità. "Verde" torna ad essere sinonimo di antinucleare.

mercoledì 15 settembre 2010

la terza generazione al palo

riporto qui il testo di un pezzo uscito su repubblica domenica scorsa.

La tesi in due righe è che la terza generazione è al palo, chi il vecchio nucleare ce l'ha se lo tiene e lo sfrutta la massimo. I nuovi cantieri stanno tutti deludendo le aspettative in termini di costi e di tempi. Nel pezzo cerco di spiegare perché l'aria sembra cambiata a livello globale.

Il "Rinascimento" nucleare segna il passo. Sembra così lontano il biennio 2007-08 quando Stati Uniti, Inghilterra e Italia decisero di costruire nuovi impianti dopo più di vent' anni di moratoria. Aggiunti agli ordini di Paesi a lunga tradizione nel settore (Francia, Giappone e Corea) e alle economie emergenti (Cina, Brasile e persino gli Emirati arabi) annunciavano una cascata di nuovi impianti, quelli della terza generazione, più grandi e più efficienti. Il primo bilancio dice: tanti studi, diversi miliardi di soldi pubblici stanziati, qualche promessa mancata e zero Kwh prodotti. I tempi del settore si misurano in decenni, ma tutte le forze che spingevano verso il nucleare solo tre anni fa, si sono affievolite. La recessione ha ridotto i consumi elettrici e i target di crescita futura sono stati spostati di almeno 5 anni (e in Italia non si tornerà alla domanda del 2008 prima del 2014). Nel frattempo le materie prime concorrenti hanno migliorato i propri rendimenti: il prezzo del petrolio è ormai stabile nel canale 70-90 dollari da due anni. Se si depura il prezzo del barile dall' inflazione si scopre che siamo agli stessi livelli che hanno messo le nuove installazioni nucleari fuori mercato sin dalla metà degli anni ' 80. Il gas naturale ha fatto ancora meglio visto che, specie negli Stati Uniti, grazie ai nuovi ritrovamenti di "shale gas" i prezzi sono crollati. Non altrettanto si può dire dell' uranio arricchito, quello utilizzato dalle centrali in funzione. Gli ultimi dati sul consumo negli Usa (valgono il 30% del totale mondiale) mostrano come in cinque anni la richiesta si è ridotta mentre il prezzo è triplicato (da 15 a 45 dollari l' oncia) senza ripiegare per effetto della recessione. Poi ci sono le energie rinnovabili, le uniche a poter sfruttare con il nucleare il sistema dei prezzi che penalizza chi produce anidride carbonica. Ha creato molto stupore uno studio del professor John Blackburn della Duke University che individua proprio nel 2010 l' anno in cui il singolo Kwh prodotto da un pannello solare costa quanto quello prodotto dal nucleare. Per quanto sia uno studio di parte (commissionato da un' associazione ambientalista del Nord Carolina contraria alle nuove centrali nello Stato), e i livelli di produzione delle due tecnologie non siano paragonabili, Blackburn ha colto un trend innegabile dai dati empirici: il solare continua a veder crollare i propri costi mentre il nucleare li vede crescere senza fine. Il caso più eclatante è l' Epr di Areva (il modello che Enel vuol portare in Italia), punta di diamante della terza generazione dei reattori. I tre cantieri aperti in Francia, in Finlandia, Cina sforano budgete tempi: dovevano costare4 miliardi l' uno e si viaggia già oltre i cinque. Una commissione speciale del governo francese, che puntava sull' Epr per far crescere le proprie esportazioni, ha ammesso gli errori e prepara una grande rivoluzione. Rimane il fatto che nessuno al momento sa con certezza quanto costa una centrale di nuova generazione. I paesi più pragmatici come Svezia o recentemente la Germania hanno deciso di allungare la vita degli impianti esistenti, il cosiddetto "vecchio nucleare", ma si guardano bene da lanciare nuovi investimenti. I giganti elettrici per avviare i cantieri chiedono garanzie ai governi. In Inghilterra, dove la svolta nucleare è sopravvissuta con qualche patema al cambio di maggioranza tra laburisti e conservatori, si pensa a prezzi fissioa una tassaa favore del nucleare. In Italia gli imprenditori sperano nell' inedito sostegno di Giulio Tremonti. Ancora ieri il ministro dell' Economia ha riconosciuto la necessità: «Dobbiamo fare il nucleare. Non possiamo andare avanti con i mulini a vento». Oltre a chiedere di riavviare ciò che la caduta di Scajola ha bloccato, Tremonti riceverà dal fonte nuclearista la richiesta di garantire prezzi fissi per l' elettricità prodotta (forse) tra un decennio dalle centrali.

venerdì 10 settembre 2010

La ricerca Enel-Ambrosetti (technical version)

E veniamo al merito della ricerca (sì, ho letto le 300 pagine). Le critiche sono sostanzialmente due.

Posizionamento. Per gli addetti ai lavori, o anche solo per i mediamente informati, la ricerca non contiene elementi nuovi. Fa riferimento a tesi e numeri consolidati all'interno della comunità scientifica ed economica. Il contesto e il tipo di presentazione la rendono inaccessibile ad una cerchia più larga, il contenuto la rende ridondante a chi già è dell'ambiente. Dove Enel e Edf potevano fare veramente la differenza era calando per la prima volta il progetto nella realtà italiana, ci hanno provato ma commettendo il secondo errore.

Ambizione. Non so se la molla sia stata dover rispettare i numeri già annunciati dal governo (25% di produzione elettrica da nucleare), oppure ottenere una cifra di risparmi cumulati particolarmente alta, ma l'ipotesi di 100 twh da nucleare entro il 2030 è particolarmente irrealistica. Lo scenario di 8 reattori Epr (o 10-12 se nel pacchetto mettiamo degli Ap 1000) perde di credibilità man mano che né i cinesi, né i francesi riescono a tenere il ritmo di costruzione dei reattori di terza generazione promessi.
Non è solo una questione di regolazione e capacità ingegneristiche (e ci sono superiori in entrambe), ma anche di colli di bottiglia nelle forniture altamente specializzate. Se nei prossimi vent'anni arriveranno 40 nuovi reattori nel mondo sarà un record, il 20-25% dovrebbero nascere in Italia?
Poi c'è il problema dei costi. Enel stessa fa fatica ad ammettere davanti agli analisti di essere pronta a mettere sul piatto almeno 10-12 miliardi per quattro reattori Epr in 10-15 anni. Chi potrebbe investirne altri 20-30 sul mercato italiano?

La ricerca Enel-Ambrosetti (political version)

Ha creato qualche polemica la ricerca presentata al forum Ambrosetti e commissionata da Enel e Edf. Su tutti il Fatto quotidiano la bolla come pura propaganda. All'interno delle 300 pagine sono certamente contenute tesi di parte, ma questo non la rende di per se stessa inaffidabile.
Criticabile, e vedremo dove, ma non falsa o artefatta.
In questo campo non esiste l'oggettività, quelli che chiedono alle ricerche di togliere loro ogni dubbio sulla sicurezza o sulla convenienza del nucleare fanno un errore fondamentale. Il nucleare è, a livello mondiale, un lungo confronto di tesi di parte. Anzi devo dire che, considerando la disparità di mezzi tra i big energetici e le associazioni ambientaliste, il trattamento dei media è clamorosamente equo.

Come ho scritto nel libro, non esiste una risposta definitiva, guardate i tedeschi: in vent'anni hanno cambiato idea tre volte (moratoria, spegnimento progressivo e definitivo, allungamento della vita delle centrali).

il pur bravo Giorgio Meletti esplicita l'equivoco quando scrive:
Non si capisce quale antinuclearista potrebbe essere spinto da un documento del genere a rivedere le sue opinioni. Probabilmente gli basterà vedere titolo e sommario per decidere di non leggerlo.

La vicenda nucleare in Italia può diventare una grande battaglia per la conquista delle menti degli italiani (propaganda pro Vs propaganda contro) o un'interminabile tiro alla fune in cui si permette all'Enel e agli altri di provarci senza fare sconti. Visto il periodo, facile il paragone tra fare campagna elettorale e governare un paese. I nostri politici, ma anche gli italiani in generale, sembrano divertirsi durante le prime e annoiarsi a morte quando si tratta di gestire il paese.

mercoledì 1 settembre 2010

Sempre più in alto...

La questione è sempre più aperta: quanto costa una centrale atomica oggi?
Il Nyt riporta la vicenda della centrale bulgara di Belene, il cui costo ( e siamo ancora alla fase del progetto) è lievitato in qualche anno da 4 a 9 miliardi di euro. L'Enel dovrebbe aver schivato una pallottola visto che solo qualche mese fa il governo bulgaro l'aveva seriamente invitata a entrare con il 49% nel consorzio di costruzione.

In realtà non sono solo gli ex sovietici di Sofia ad avere qualche problema di gestione dei costi: il ministro dell'energia Charles Henry ha alzato il prezzo di quelli britannici a 6 miliardi di sterline (oltre 7 miliardi di euro). Ma la cosa più interessante è che lo stesso Henry pensa di proporre una tassa diretta su gas e carbone per rendere più conveniente il nucleare. Un'idea che il ministro ha già esposto a Bruxelles come una soluzione più affidabile del volatile mercato delle emissioni di Co2. Visto che anche il sottosegretario Saglia sta lavorando alle garanzie da dare ai costruttori nostrani, può prendere spunto. Sempre che non tema di urtare troppo gli interessi degll'Eni.

martedì 24 agosto 2010

Promesse...

Il sottosegretario Stefano Saglia al meeting di Cl ha fatto questa dichiarazione:
"A ottobre presenteremo in consiglio dei ministri un decreto legislativo sulla strategia energetica nucleare e a inizio 2011 pensiamo di poter dare un quadro stabile di regole con le garanzie per le imprese che investono"


tra le garanzie c'è anche quella che il governo arriverà a fine legislatura?

lunedì 23 agosto 2010

1, 10 Bushehr

Sono stato criticato da alcuni lettori per la scarsa presenza della vicenda Iran sia nel libro sia nel blog. Non è volontà di nascondere una parte delicata del pacchetto nucleare, ma una precisa scelta. Il libro parlava di nucleare civile, usato per produrre elettricità. Il criterio adottato a livello internazionale, dall’Aiea in giù, è tenere le due cose separate: si sostiene e si accompagna qualunque governo voglia aprire una centrale nucleare, ma si blocca tutto di fronte al sospetto di un uso militare della tecnologia civile. Come scrivo nel libro, anche la storia dimostra che l’evoluzione tra le due applicazioni è parallela e senza nessuna connessione funzionale. In poche parole: avere delle centrali non ti rende più facile avere la bomba e viceversa spendere miliardi per farsi un arsenale nucleare lascia ben poco spazio per un reattore civile.

L’avvio della centrale nucleare di Bushehr conferma questa regola. Il reattore costruito e gestito dai russi è un grande successo diplomatico e politico. Dimostra che la comunità internazionale è in grado di concedere a chiunque, persino ad un regime aggressivo come quello dell’Iran, la possibilità di avere l’energia nucleare. Anzi come segnala bene nell’intervista Joseph Cirincione alla Stampa, proprio il modello “chiuso” promosso dai russi è quello che dà maggiori garanzie sul reale utilizzo dell’uranio arricchito in entrata e del plutonio in uscita. Teheran avrà l’elettricità, ma non gli elementi radioattivi e in termini puramente razionali, toglie ad Ahmadinejhad tutti i motivi per avviare degli impianti di arricchimento in casa.

Impianti che invece continuano a essere costruiti, anche senza la foglia di fico di un possibile impiego dell’uranio prodotto per scopi civili. Perché la volontà di “farsi la bomba” non c’entra niente con le centrali.

venerdì 20 agosto 2010

Ma quale rinascimento?

Istituto dell'energia americano ha messo on line le ultime statistiche sul consumo di uranio negli Usa, cioè il più grande produttore di energia atomica nel mondo.
Il risultati, per molti versi soprendenti, dicono due cose: il rinascimento nucleare non c'è. La domanda di uranio negli ultimi cinque è crollata del 25%. Colpa della recessione, ma naturalmente la domanda di petrolio non è crollata in maniera paragonabile (-11,4%), nè altrettanto male è andato il consumo di elettricità, pur nei suoi momenti di estrema volatilità.

Dunque il nucleare ha perso il treno della grande speculazione degli idrocarburi e non ha invertito una tendenza alla marginalizzazione nel mercato statunitense. Ora, con il prezzo del greggio bloccato nel canale 70-85 dollari da quasi due anni e il gas naturale a prezzi bassissimi, la spinta ai nuovi impianti si sta di nuovo affievolendo.

Non penso che sia determinante, ma va notato che il vantaggio di prezzo che l'uranio ha nei confronti del petrolio si è ridotto. Il costo di una libbra di uranio arricchito costava 15 dollari nel 2005, ha avuto un picco nel 2008 (59 dollari) ed è tornato a 55 ritirandosi meno velocemente degli idrocarburi suoi concorrenti

mercoledì 18 agosto 2010

Come va la tela, Penelope?

La legge sul nucleare ha compiuto un anno. Quanto tempo è stato perso e quanto invece si è avanzato verso l’obiettivo della prima centrale italiana?
Per uscire, almeno un po’, dalla totale arbitrarietà dei giudizi, mi avventuro in un gioco.
La legge 99/2009 metteva in fila tutta una serie di tappe e adempimenti azzardando anche dei tempi di realizzazione, il gioco consiste nel dare un punteggio ad ogni “pezzo” in base alla sua importanza dell’intero puzzle nucleare, lo chiameremo “Valore potenziale” (Vp).
Se tutto fosse stato fatto alla perfezione e nei tempi previsti il punteggio finale sarebbe 100
Invece sarà il valore reale (Vr) a rispecchiare quanto in realtà è stato fatto in quella determinata categoria.
Andiamo ad incominciare

Agenzia nucleare Vp 24,
Ne abbiamo parlato tantissimo e quasi sempre per segnalare i ritardi. Una pratica che doveva essere chiusa prima della fine del 2009 e che ancora oggi è in alto mare. Lo statuto è stato pubblicato, forse è stato trovato anche il
presidente, Umberto Veronesi. Considerando che ci vorranno mesi per renderla operativa e che la sua assenza ha di fatto bloccato ogni progetto operativo è un grosso punto dolente, un nodo strategico su cui si è molto lontani anche solo da metà strada
Vr 8 (generosi) punti

Decreti attuativi Vp 16

Su questo fronte tempi più o meno rispettati, passi importanti sono stati il meccanismo delle compensazioni ai comuni, mentre mancano ancora le delibere Cipe sulle tecnologie ammesse e sui requisiti dei consorzi di
costruzione. Passaggi tecnicamente facili perché saranno cuciti in base alle richieste degli stessi pretendenti.
Vr 12 punti

Corte costituzionale Vp 12
La sentenza della Consulta sulla legge, molto favorevole al governo, ha tolto dalla strada l’incognita di un “blocco” giudiziario del progetto, probabile che anche il contro ricorso intentato da Scajola contro le leggi regionali anti atomo avranno esito analogo
Vr 12 punti

Rapporti con gli enti locali Vp 12
La vittoria della carte bollate alla Consulta non ha chiuso il braccio di ferro con le regioni, anzi se è possibile lo ha peggiorato. I pareri della Conferenza Stato-Regioni sono poco più di un inutile orpello, la concertazione non è nemmeno iniziata. L’unica strategia concepita è di trovarne uno o due governatori disponibili quando si dovrà scegliere sul serio. Non è una scelta saggia perché di armi per bloccare i cantieri ne hanno ancora parecchie
Vr 0 punti

Costruttori Vp 16
Quasi un eccesso di abbondanza, visto che oltre all’Enel è apparso un potenziale secondo costruttore (Gdf-E.on), così come non mancano le aziende fornitrici, di tutte le taglie e specializzazione. Segno che i dossier non
mancherebbero, se ci fosse un’agenzia...
Vr 16 punti

Riorganizzazione Sogin Vp 8

Il commissario si comporta come se fosse il presidente, mantiene l’ordinaria amministrazione e fa procedere il programma di decommissioning. Ci si aspettava qualcosa di più (la nascita di un soggetto industriale), ma almeno non ci sono stati passi indietro
Vr 4 punti

Informazione del pubblico Vp 12
Gli spot promessi da Berlusconi, le campagne progettate dall’Enel. Per ora si è visto poco e quel poco non ha prodotto effetti. Gli antinuclearisti dominano nella “produzione” di contenuti e alimentano un pregiudizio storico ben radicato, anche la doppia spinta pronucleare garantita dal lotta al riscaldamento globale e dall’alto costo del petrolio si sono affievoliti molto nell’ultimo anno
Vr 0 punti

Il risultato finale è 52/100, sufficienza risicatissima. A questa velocità, cioè la metà del previsto, la prima centrale la vedremmo nel 2028-30.

lunedì 9 agosto 2010

La soluzione filippina

Prendetela come monito, nulla più, ma questa storia potrebbe essere una clamorosa anteprima dell'avventura italiana nell'atomo

La centrale nucleare di Bataan, a 100 Km dalla capitale delle Filippine Manila, non ha mai prodotto un solo Kwh pur essendo pronta nel 1984. Dopo venticinque anni d'incuria è buona solo per far pascolare le pecore, il prato più costoso del mondo visto che il governo filippino ha pagato negli anni 2,3 miliardi di dollari alla Westinghouse.

Iniziata nel 1976 e bloccata nel 1979 perché dello stesso modello di quella che provocò l'incendio di Three miles island. L'unico reattore è stato completato allo stesso prezzo con cui Westinghouse si era impegnata a costruirne due. Ma nel frattempo l'allora presidente Cory Aquino decise che il nucleare non serviva (come fa notare l'articolo in realtà nelle Filippine i blackout sono all'ordine del giorno ormai da anni).

Le cause dei questo enorme spreco: l'estrema instabilità politica, corruzione, proteste interne, dubbi sulla sicurezza, difficoltà economiche del governo committente. Mi sembra che siamo già ben attrezzati.

giovedì 29 luglio 2010

Esplosioni francesi

Impazza la polemica in Francia. Il rapporto Roussely finisce sulla prima pagina di Le Monde
Sotto accusa i ritardi nel cantiere della centrale nucleare Epr di Flamanville la cui messa in linea potrebbe slittare di altri due anni (2014) e di conseguenza superare ampiamente il budget iniziale di 4 miliardi di euro.
Difficoltà e ritardi, sottolinea Le Monde, non hanno solo un impatto economico, ma offuscano anche l'immagine della filiera nucleare francese agli occhi dei potenziali acquirenti all'estero.

Le Monde sottolinea anche i ritardi del programma di gestione dei rifiuti definito da Roussely "il tallone d'Achille del nucleare francese".

Tempo di ripensamenti a Parigi, non sul nucleare in sè naturalmente, ma sui dirigenti, le scelte industriali e scientifiche.
Speriamo che scelgano bene, perché abbiamo già deciso di accettare qualunque cosa decidano.

mercoledì 28 luglio 2010

Roussely condanna Areva e l'Epr

Grandi cambiamenti nell'industria nucleare francese, e dunque anche in quella italiana. Ieri Sarkozy ha riunito il "Consiglio della politica nucleare" (alla faccia della libera concorrenza tra imprese) e ha ascoltato il rapporto commissionato all'ex presidente di Edf Roussely sulle difficoltà economiche e tecniche incontrate da Areva.

Sarkozy ha accolto le tesi di Roussely: Areva e il suo management hanno sbagliato tutto, da adesso in poi Edf deciderà la strategia specie quando si tratterà di vendere i reattori oltreconfine. I risultati parlano chiaro:Edf si è insediata in Italia, Inghilterra e Usa mentre Areva si è presentata da sola, con risultati disastrosi, in Finlandia e Emirati Arabi.
Altro giudizio oggettivo è quello del mercato con Anne Laveorgeon che da ormai un anno chiede soldi sui mercati internazionali (giapponesi, cinesi, kazaki hanno esaminato il dossier) senza risultato. Quel 15% del capitale da aumentare arriverà alla fine in gran parte da casse francesi, cioè Edf. A quel punto il commissariamento sarà completo.

Per quanto riguarda l'Italia interessante l'ennesimo votaccio riservato all'Epr. Anche Roussely, secondo le citazioni del rapporto fatte da Le Figaro, lo definisce "costoso e complesso". Areva sarà anche gestita male, ma come tutte le aziende se il prodotto di punta è un fallimento, difficile ottenere dei risultati. Infatti sempre più citazioni nell'ambiente francese sta guadagnando l'Atmea. Il progetto nato in semiclandestinità dalla collaborazione di Gdf-Suez e Mitsubishi e che proprio nella riunione di ieri ha ottenuto un via libera semi ufficiale da parte del governo. Appare sempre netta la necessità della Francia di trovarsi un'alternativa per costruire centrali magari più piccole e meno potenti, ma anche meno costose. Non ci sarà però una concorrenza interna, Areva, già presente con alcuni ingegneri sul progetto Atmea, sarà sempre coinvolti.

lunedì 26 luglio 2010

Veronesi passa, le ambiguità restano

Per i pochi distratti e vacanzieri: il famoso oncologo Umberto Veronesi ha sciolto le riserve e si avvia a diventare presidente dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare. Il Pd, partito di cui è senatore non l'ha presa bene, tanto che il segretario Pierluigi Bersani lo ha praticamente invitato a dimettersi. Il professore, favorevole da sempre all'energia prodotta grazie all'uranio, gli ha risposto per le rime, e ha anche chiarito perché e come ha intenzione di smettere di fare il senatore per fare da custode e da arbitro del rinascimento nucleare italiano.

Veronesi in quel ruolo piace all'Enel da lungo tempo, piaceva a Scajola e Saglia e ora è sostenuto dalla nuova referente politica dei nuclearisti, il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. Il vantaggio è che il professore ha una fiducia reale e non strumentale nei confronti del nucleare e sarà ben contento di mettere la sua credibilità e i suoi successi professionali al servizio della causa. Un testimonial di primo livello, insomma.
Noi osservatori terzi possiamo chiedergli solo conservare il suo rigore scientifico e la sua indipendenza quando dovrà (e sicuramente dovrà) chiedere ai vari costruttori correzioni e miglioramenti nei loro progetti. L'idea che tanto rendeva attraente il nome di Veronesi è che il senatore Pd potesse rappresentare un ponte per assicurare un futuro bipartisan al progetto. Non ha retto alla prova dei fatti, ma Bersani, ed è la conseguenza più triste di tutta la vicenda, non è uscito dall'ambiguità di fondo.

Nella controreplica a Veronesi il segretario comincia con una bella dose di "benaltrismo"
"Ce n'è da fare di cose sull'energia, ma la strada è un'altra da quella che il governo sta prendendo. Quindi a Umberto Veronesi ho detto: professore, massimo rispetto per le sue scelte e la nostra stima lei ce l'ha tutta, senza meno, ma il rischio è di fornire alibi a un piano velleitario e inconcludente"

ma non arriva a dichiararsi contrario
"È giusto che l'Italia si infili nella prospettiva e nella tecnologia della ricerca sul nucleare. Ma il programma del governo Berlusconi è di approssimazione totale".

Ma allora non sarebbe stato meglio benedire Veronesi investendolo del compito di porre un freno a quell'approssimazione o quantomeno portare un po' di trasparenza? Sembra di no, anche perchè il Pd non si è spostato dal suo programma elettorale del 2008 e le centrali nucleari non sono previste. Su questo punto Bersani non sembra voler essere diverso da Veltroni se non per qualche sfumatura che rende tutto ancora meno chiaro.

venerdì 23 luglio 2010

Presentazione a Grado

Questa sera avrò l'onore di parlare del libro a Grado, nell'ambito della manifestazione "libri e autori".
Con me ci saranno il presidente dell'Autorità dell'Energia Alessandro Ortis e Franco Velonà (ex direttore ricerche Enel).
Per chi fosse nei paraggi l'appuntamento è alle ore 18.00 nel giardino del Gazebo in spiaggia GIT a Grado

Come antipasto potete sentirvi il podcast dell'intervista rilasciata a Radio punto zero Tre venezie (I punti interrogativi sono tutti sbagliati, che mi serva di lezione la prossima volta che scelgo un titolo ^__^)

martedì 6 luglio 2010

Sono francesi e governativi, ma non credono all'Epr

Tempi duri per Areva se anche le Figaro spara contro l'Epr. Secondo il più antico quotidiano francese anche a Flamanville i ritardi nella costruzione sono peggiori di quanto annunciato ufficialmente e presto Edf dovrà posporre di nuovo la data di apertura di 24 mesi.

Solo nell'edizione cartacea per la prima volta viene "spinta" la soluzione alternativa l'Atmea 1, nato da una collaborazione Areva-Mistubishi. La novità è che sarebbe Gdf Suez pronta ad avviare un cantiere per questo nuovo reattore francese

sabato 3 luglio 2010

Nucleare ben raccontato

Su Repubblica Tv si parla del libro di Maurizio Ricci. Un atlante ragionato e molto lungimirante su tutti i temi dell'energia di oggi e dei prossimi anni.

Dal minuto 15, va visto un Saglia che sfoggia l'ottimismo volontà (la sua, non quella del governo). La cosa più importante che dice è sul progetto Ge e Caorso. Saglia spiega: "Si può fare, ma sarebbe una scorciatoia rispetto a quanto abbiamo promesso agli italiani: i reattori di terza generazione". Dubito che gli italiani abbiano posizioni così sofisticate sul nucleare (seconda generazione no, terza sì). Quindi le promesse da mantenere sono state fatte ad altri.

Altro fronte interessante è quello degli amici di giornalettismo. Areva e Ansaldo nucleare in ritardo con il loro impegni con l'agenzia francese. Vanno sempre pungolati questi qui

martedì 29 giugno 2010

Free riding regolatorio

Il New York Times ci informa che la Nuclear Regulatory Commission sta analizzando l'ultimo arrivato dei reattori di terza generazione, l'Ap 1000 della Westinghouse. Sarà costruito in Georgia ad Augusta, famosa per essere una città tendenzialmente povera e al tempo stesso sede del torneo di Golf più famoso d'America: il Masters.

In maniera molto trasparente vengono messi in luce tutti i punti deboli del progetto. Si discute se lo scudo protettivo anti-aereo (in caso di attacco terroristico) possa reggere altri tipi di shock come ad esempio un terremoto.
In pratica una dozzina di professori, esterni alla commissione, sta elencando le possibili controindicazioni ad ogni scelta tecnica. Westinghouse ha deciso di separare le due protezioni in metallo e in cemento armato, intorno al guscio. Secondo gli ingegneri americani l'intercapedine d'aria tra i due rivestimenti avrebbe il vantaggio, in caso d'incidente, di permettere l'espulsione del calore, evitando l'effetto-termos.
Al contrario i critici dicono che la combinazione di cemento e acciaio fornisce una resistenza maggiore al tempo e alla ruggine rendendo meno probabile il rischio di fessurazioni.

Dibattito interessante e utile, anche perché se e quando questi progetti di reattori arriveranno da noi, l'Agenzia sarà poco più di un notaio, chiamata a recuperare il ritardo accumulato finora. Speriamo dunque che gli americani facciano un buon lavoro

mercoledì 23 giugno 2010

Il pellegrinaggio della Prestigiacomo

Come riportano alcuni giornali, la visita del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo alla centrale di Flamanville ha segnato una soprendente apertura al nucleare. A commento di questa "conversione" utilizzo le dichiarazioni di Federico Testa in maniera del tutto strumentale. Le parole del responsabile dell'energia del Pd mi servono per descrivere il comportamento decisamente dilatorio del suo dicastero dell'ambiente. Il ministro -evidentemente - non se n'è accorto finora (e non è un buon segno per lei):
"Apprendo con piacere che il ministro Prestigiacomo, in visita alla centrale di Flamanville, si sarebbe finalmente convinta dell'importanza della costituzione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, dopo averne tenuta bloccata la costituzione (insieme al suo collega, l'ex ministro Scajola) negli ultimi mesi, esclusivamente per motivi di 'potere' nella designazione dei componenti"


Insiste Testa:
"E' sorprendente la disinvoltura con cui il governo, tuttora privo del Ministro competente, ed in ritardo su tutti gli adempimenti previsti dalla legge, chiede ad altri di dialogare. La disponibilità al dialogo? Non è mai venuta meno, da parte nostra, e lo dimostrano i lavori parlamentari: è il governo che preferisce le dichiarazioni ideologiche, di facciata, ma manca poi della serietà e del rigore necessario per portare avanti processi delicati come quello di cui stiamo parlando".


Per dimostrare la sincerità della sua conversione la Prestigiacomo dovrà battere un colpo sul fronte dell'Agenzia-che-non-può-essere-nominata. Altrimenti spero almeno che la gita sia stata di suo gradimento.

lunedì 21 giugno 2010

....e compie un miracolo (Vendola 2)

Per chiarire, la dichiarazione di Vendola nasce da una riflessione che vale la pena spiegare: La Corte Costituzionale, nella sentenza da lui citata, ha smontato l'arma dei commissari di governo per velocizzare la realizzazione delle infrastrutture. Vale a dire elettrodotti, centrali elettriche e centrali nucleari.
Se regione e governo fossero in disaccordo insanabile l'esecutivo non potrà forzare su questo punto. Che quella fosse una strada tecnicamente praticabile è sembrato a tutti molto poco probabile, tanto quanto "l'esercito a presidio dei cantieri" evocato da Berlusconi.

Ma il vero miracolo Vendola lo ha compiuto mettendo d'accordo il presidente dei Verdi Angelo Bonelli e il sottosegretario Stefano Saglia.

Per Bonelli la sentenza è
un primo passo contro le modalita' decisionali del governo in materia energetica, in particolare su quanto riguarda i commissari, ma non è ancora quello decisivo per fermare la scelta nucleare del governo.


Per Saglia
La decisione della Consulta non riguarda le norme sul nucleare, ma semplicemente la possibilità da parte dello Stato di nominare commissari per sbloccare le procedure sulle infrastrutture. Vendola fa solo propaganda perchè le norme emanate dal Governo per il rilancio del nucleare comprendono l'intesa con le Regioni e, quindi, sono rispettose della Carta Costituzionale


Segnatevi il giorno, perché non succederà mai più

Vendola anticipa la Corte

Direttamente dalle agenzie e dal comunicato del governatore della Puglia: secondo Vendola la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso delle 11 regioni contro la bocciato la legge che permetteva il ritorno all'energia nucleare nel nostro paese (legge 215 del 9 giugno 2010, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale venerdì scorso).
"Questa legge - ha commentato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola - era stata fortemente voluta dal presidente del Consiglio e dall'ex ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Era considerata uno dei fiori all'occhiello del governo nazionale. La Corte Costituzionale fa giustizia cassandola, restituendo agli enti locali, ed in particolar modo alle regioni, la facoltà di appoggiare o rigettare integralmente le scelte operative e territoriali dell'esecutivo nazionale in materia di energia nucleare. Finisce anche ogni possibilità di commissariamento, essendo stata dichiarate illegittima ogni urgenza in materia".


Peccato che la legge fosse un'altra (quella sul nucleare è la 99/09) e la decisione della Consulta è attesa forse per domani. Peraltro le voci di corridoio dicono che per le regioni dovrebbe andare diversamente, con rilievi minimi a favore delle regioni e il corpo della legge sopravvissuto alle proteste regionali

giovedì 10 giugno 2010

Si fa presto a dire "allunga", anche in finlandese

Il New York Times sottolinea un problema abbastanza sottovalutato. In Ohio un bel pezzo del guscio di protezione del nocciolo è stato mangiato dall'acido. Un problema scoperto nel 2002 e che ha portato a lunghe chiusure dell'impianto.
La storia per intero la trovate qui. Non si tratta di un caso isolato e nonostante questo non la Nrc non sembra preoccuparsi, anzi concede sospensioni nelle ispezioni di routine e si prepara ad una pioggia di estensioni delle licenze esistenti.

E' oggettivo che il rischio di incidenti cresca al crescere dell'età media della "flotta di centrali" che ormai viaggia verso il mezzo secolo di vita media

Invece si allunga l'attesa dei finlandesi (e non solo la loro) per vedere il primo Epr della storia. Areva ha rimandato di altri sei mesi la prevista conclusione dei lavori. Non è più neanche una notizia. Con questi ritardi (3 anni accumulati in 3 anni di lavori) Areva si sta allenando per i cantieri italiani

lunedì 7 giugno 2010

e seconda cordata fu....

E.on e Suez formeranno la seconda cordata per la costruzione di centrali in Italia. La concorrenza con Enel-Edf significa probabilmente che si lavorerà con scelte tecnologiche diverse (leggi Ap 1000 di Westinghouse)

La fredda cronaca: E.ON e GDF Suez confermano la volontà di partecipare attivamente al processo di sviluppo di questa fonte di energia nel Paese.
per ora non sono stati messi soldi sul tavolo: l'accordo serve a potersi sedere ai con il governo e la futura autorità (magari influenzarne i primi orientamenti ed evitare standard troppo "chiusi" e favorevoli alla prima cordata)

si specifica che "Entrambi i partner sono a favore di una forte cooperazione con utility locali così come con società energivore italiane". A2a e Sorgenia sono avvertite.

Klaus Schäfer, Amministratore Delegato di E.ON Italia ha dichiarato: “Il nucleare è una delle soluzioni per l’Italia in grado di ri-bilanciare il mix di generazione di energia nei prossimi 15 anni, garantendo allo stesso tempo la sicurezza degli approvvigionamenti, riducendo le emissioni di CO2 e consentendo di produrre energia a costi relativamente competitivi. L’introduzione di energia nucleare, accanto allo sviluppo di fonti fossili più pulite, delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, sarà essenziale nel futuro. Se le condizioni nel Mercato Italiano evolveranno nella direzione auspicata, la nostra cooperazione con GDF SUEZ potrebbe contribuire nel futuro alla costituzione di un ulteriore consorzio".

La nascita del secondo consorzio è la miglior notizia per il programma, già definito "agonizzante" da parecchi addetti ai lavori. Vediamo se è un sussulto post mortem o il segno che "eppur si muove".

mercoledì 26 maggio 2010

Negli Usa rifanno i conti

Un po’ di lobbing, un po’ di verità e parecchia incertezza sul futuro delle fonti fossili.
Negli Usa i ceo di due grandi utilities, Entergy e Exelon, entrambi gestori di importanti flotte di centrali, hanno detto che i nuovi reattori sono troppo costosi.
Wayne Leonard di Entergy ha chiarito: “Le società non vogliono prendersi questi rischi perchè non sono controllabili”. La Entergy ha sospeso due richieste di licenza per centrali in Louisiana e Mississippi dopo che sono falliti i negoziati per ottenere finanziamenti dagli Stati in aggiunta a quelli attivabili a livello federale.
John Rowe di Exelon chiarisce qui che “Le centrali non hanno una possibilità in un mercato puro che non preveda un prezzo sull’anidride carbonica”. Leonard alza l’asticella e chiede almeno 50 dollari per tonnellata di co2 emessa.
In Europa, dove questo mercato è ben più sviluppato, i permessi di emissione non vanno oltre i 15-20 euro a tonnellata.
E’ evidente che allontanare il nucleare nel tempo serve a testare se l’amministrazione Obama e il congresso sono disposti a pagare di più per averlo. Un tentativo di mettere pressione sul nascente climate bill.
C’è però anche un problema strutturale: l’enorme quantità di gas “non convenzionale” (shale gas) che si sta scoprendo negli Usa. Con il petrolio a 70 dollari e il metano a livelli ancora più bassi l’industria nucleare viene riproiettata agli anni 90, quando le centrali semplicemente non convenivano.
In questo senso il “nemico blu” sembra davvero imbattibile: una legislazione che fa costare tanto la Co2 può mettere in difficoltà carbone e petrolio, ma non il gas.

lunedì 24 maggio 2010

Il dilemma dei nuclearisti

Approfitto di questa tribunetta per ringraziare tutti gli amici e i colleghi (in particolare Stefano Costantini), venuti a parlare del libro a Lecce per il festival dell'Energia.

Il format del festival è collaudato e anche quest'anno, nonostante il tempo inclemente dei primi giorni, è stato un grande successo tra gli addetti ai lavori. Merito dell'organizzazione e delle bellezze della città.

Il pubblico della presentazione era tendenzialmente favorevole al nucleare, l'80% aveva interessi diretti
nel mondo dell'energia e dell'atomo. E' stato utile perché abbiamo parlato dei veri punti deboli del programma nucleare italiano. I dubbi si concentrano più sull'aggettivo "italiano" che non sull'aggettivo "nucleare".

Con il libro ho provato a fornire un'informazione equilibrata, dando ai lettori gli strumenti per essere meno diffidenti e sostituire un po' di consapevolezza al pregiudizio. Le critiche più forti che ho ricevuto dal fronte del "no" si concentrano su questo aspetto: avrei dato argomenti per minare il loro arsenale. Molti di quei ritornelli funzionano benissimo (le scorie, la concorrenza con le rinnovabili, la connessione con l'industria militare) anche se si mostrano deboli ad una analisi approfondita. Le mie critiche invece sarebbero troppo da addetti ai lavori, difficili da spiegare e da trasformare in mobilitazione contro le centrali.

Penso che sia un'obiezione centrata. Ho voluto trattare i miei lettori da persone consapevoli di vivere in un mondo complesso, dove le soluzioni prive di controindicazioni ci sono solo nelle pubblicità (ed in quei casi meglio correre a leggere le scritte in piccolo). Il pericolo di morire come a Chernobyl "si vende" bene e non ha bisogno di grosse spiegazioni. Al contrario parlare dei rischi per i consumatori di un mercato elettrico bloccato dalle centrali nucleari è noioso e complicato.

Ora però la palla passa ai sostenitori del nucleare: il loro dilemma si sta materializzando.
La vicenda dell'Agenzia, la "libertà di dissenso" concessa ai candidati delle regionali, la convinzione intermittente espressa da molti settori della maggioranza ha chiarito, se ce ne fosse stato bisogno, l'incapacità del governo di organizzare, rimanere coerente e sostenere l'intero progetto. I ritardi in parte erano stati messi in conto, ma anche quel margine si va esaurendo. Ora che anche il principale garante politico, Claudio Scajola, è fuori gioco, la tentazione è di accelerare per rendere troppo costoso a Tremonti e al resto del Pdl bloccare tutto. Significa autorizzazioni lampo, direttive tecniche scritte sotto dettatura di costruttori ed operatori, meccanismi di incentivazione e certificazione favorevoli alle centrali. Persino il mercato elettrico potrebbe subire qualche modifica ad hoc.

Gli ambientalisti non sono disposti a abbandonare le loro mezze verità, gli slogan semplici (e semplicistici) per non rischiare di rendere accettabile questa tecnologia. A cosa sono disposti a rinunciare i nuclearisti per il ritorno dell'atomo in Italia? Credibilità professionale (vale per i futuri regolatori e per noi comunicatori), consenso (vale per i politici), denaro e sicurezza di un ritorno economico (vale per gli operatori).
La mia convinzione è che nessuna scorciatoia è accettabile. Né pro, né contro

martedì 18 maggio 2010

A Lecce per il festival dell'energia (con libro)

Giovedì prossimo alla 18 sarò a Lecce, nella corte dei Cicala per parlare del libro con in direttore di Repubblica Bari Stefano Costantini.

La presentazione è un evento dell'ormai famoso festival dell'energia che in questo fine settimana raccoglierà un'infinità di esponenti nazionali e internazionali del settore.

Ci vediamo a Lecce

giovedì 13 maggio 2010

Scoop veri e meno veri

Ha suscitato molto scalpore la notizia pubblicata da Reuters secondo cui l'Enel avrebbe deciso di costruire due reattori a Montalto e uno nella zona di Piacenza. Non mi sembra un grosso passo avanti. I colleghi della Reuters hanno ottenuto conferma da fonti Enel per una location, Montalto, in cima a tutte le liste da più di un anno. Fin lì c'eravamo arrivati. Dal punto di vista giornalistico il "vero scoop" sarebbe poter mostrare un documento di provenienza Enel, Edf o, meglio ancora, attribuibile al governo con il nome Montalto scritto in bella vista

Su Piacenza, o meglio Caorso, sono più dubbioso. Ho chiesto più volte a vari ingegneri se fosse possibile costruire un Epr (che necessità di grandi quantità d'acqua) sulle sponde di un fiume, anche se grande come il Po. La risposta è stata diversa: gli uomini Enel sono certi che si possa fare, molto più scettici gli altri. Quindi le fonti della Reuters sono affidabili, ma che sia una buona idea è tutto da dimostrare. E' un classico nodo che dovrebbe sciogliere l'agenzia-che-non-può essere nominata

Più interessante lo scoop del Quotidiano Energia (niente link perchè si fanno pagare), secondo cui Gdf Suez e E.on sarebbero ad un passo da unire le loro forze per costruire una centrale in Italia. Credo che il passaggio in Italia nei giorni scorsi (con tanto di convegno) di alcuni manager Westinghouse sia alla base di questa evoluzione.

La famosa seconda cordata avrebbe ora tutti puzzle al loro posto: due utility in grado di finanziare il reattore, un progettista e un modello di punta (l'Ap 1000) e un costruttore italiano (Ansaldo).
La prima cordata è "politicamente attiva" nello spingere il ritorno all'atomo italiano e quindi ci sarà in qualsiasi caso. Gli outsider aspettano di vedere se l'Italia fa veramente sul serio. Ad esempio se il ministro-che-non-c'è riesce a varare l'agenzia-che-non-può essere nominata

martedì 11 maggio 2010

Pierluigi batti un colpo

Il Riformista ha pubblicato una lettera firmata da esponenti e simpatizzanti del Partito Democratico per riportare la principale forza di opposizione ad un atteggiamento più pragmatico nei confronti del nucleare.

Il passaggio che più mi piace della lettera è:

Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di utilizzo del nucleare contenga forzature e punti sbagliati e ci siano limiti nell’azione di governo per la realizzazione dell’annunciato programma nucleare, riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l’avversione al reingresso dell’Italia nelle tecnologie nucleari .
Gli errori del Governo meritano una puntuale sottolineatura da parte dell’opposizione e le prese di posizione dei gruppi parlamentari del Pd nelle sedi competenti si sono ispirate a una logica di contestazione di merito.

È incomprensibile, invece, la sbrigatività e il pressapochismo con cui, spesso, da parte di esponenti del Pd, vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto.


Si potrebbe scrivere un libro in cui si raccontano sia il risveglio a livello internazionale, sia le "forzature e i limiti dell'azione del governo italiano". Ci vorrebbe uno bravo però.
Mi concedo una rara autocitazione dalla conclusione del libro :
Da noi si tenta di giocare la carte del nucleare come alternativa alle rinnovabili. Un errore commesso ancha a Sinistra, dove riconquistare la propria base è una necessità superiore a quella di tentare educarla

Non credo che l'appello sortirà grandi effetti e ripensamenti, sia per la scelta della testata, il Riformista, segno che la posizione non è spinta da nessuna delle elites dirigenti del Pd, sia per la lista dei firmatari. Alcuni molto stimabili, ma di certo non dei pezzi da 90 del partito (non suoni come una critica, direi piuttosto un ulteriore punto di merito).

Claudio, già gli manchi

E' toccato al presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini dare voce ad un pensiero che accomuna tutto il fronte nuclearista: "Senza Scajola sarà più dura"

In realtà da quello che ha detto Guarguaglini è più articolato e ce lo racconta l'agenzia Radiocor

il ministro si stava impegnando molto e stava spingendo molto sulla ripresa del programma nucleare in Italia. Lo stesso Scajola, poi, era buon amico e aveva un rapporto molto forte con il suo collega francese. Un effetto dalle sue dimissioni ci potrà essere


C'è addirittura chi parla di "processo congelato" in attesa del nuovo ministro o di indicazioni specifiche da Berlusconi

domenica 9 maggio 2010

Un'immagine vale mille parole 2

Il rinascimento nucleare statunitense visto dai fotografi del New York Times

e con colpevole ritardo la puntata della Storia siamo noi sul nucleare italiano.

Da segnalare soprattutto l'intervista finale a Fulvio Conti, dove viene citato un importantissimo libro sulla materia (^_^)
e le sue argomentazioni utilizzate per mettere un po' in difficoltà l'amministratore di Enel.

sabato 8 maggio 2010

Un'immagine vale mille parole


Ecco due belle carrellate di poster "informativi" di vecchi reattori nucleari in tutto il mondo.
Li trovate qui e qui

come anticipazione ecco quello della vecchia centrale di Latina

mercoledì 5 maggio 2010

Le scorie ce le teniamo volentieri

In arrivo la direttiva europea che vieta di stoccare fuori dall'Ue le scorie adioattive prodotte dai paesi membri. Il testo definitivo sarà pronto in estate, ma la decisione politica sembra ormai irreversibile.
Una scelta sconveniente ma doverosa per gli europei a più riprese corteggiati dai russi disponibili a ospitare le nostre scorie dietro pagamento
Il commissario all’energia Guenther Oettinger ha dichiarato: “La sicurezza è la nostra preoccupazione maggiore. Ma possiamo controllare solo ciò che succede dentro l'unione europea"
Putin nel recente incontro con Berlusconi ha ribadito questa disponibilità: "Siamo in grado di fornire anche combustibile nucleare e, cosa molto importante, siamo pronti a ritirarlo" dopo il suo utilizzo, ha detto il premier secondo l'agenzia russa Ria Novosti

La direttiva che sarà varata nella seconda metà dell'anno disciplinerà la gestione delle scorie (comprese quelle provenienti dai dispositivi elettromedicali) in tutte le fasi dal momento della loro generazione fino allo stoccaggio finale. L'individuazione dei siti potrà essere il frutto di una collaborazione fra diversi stati membri, per cui le scorie di un paese potranno essere stoccate in un altro paese dell'Ue, anche in considerazione delle possibili economie di scala.

Per ora, nota la commissione, per le categorie di scorie radioattive più pericolose, solo in alcuni stati membri sono stati fatti dei progressi nello sviluppo di progetti per lo stoccaggio geologico in profondità. In questi paesi (Finlandia, Svezia e Francia), è probabile che vi saranno dei depositi operativi entro il 2025, mentre germania e belgio potrebbero seguire entro il 2040.

venerdì 30 aprile 2010

Il compagno russo

Due tardive notazioni tecniche sull'accordo tra Enel e Inter Rao Ues per la costruzione di una centrale nucleare a Kalinigrad.

La prima la rubo a Bloomberg, che sottolinea il primato della società di Fulvio Conti. Saremo i primi stranieri a possedere una quota del nucleare russo. Roba da libri di storia, ma anche l'ennesima dimostrazione che Putin ci considera alleati ultraffidabili. Lascio ad ogni singolo lettore il giudizio se questo sia un punto di merito per l'Italia o meno

La seconda è il Vver 1200, nuova generazione (terza, ma di certo meno avanzata dell'Epr) dei reattori russi. L'apporto della collaborazione di Siemens dovrebbe aiutare, ma nessuno vede nei russi un prossimo ritorno alla leadership tecnologica del settore. Quindi aggiungerà poco alle competenze delle varie " scuole ingegneristiche" nucleari Enel si sta accaparrando. Da un digiuno ventennale ora Enel è passata a gestire e progettare impianti di seconda generazione Westinghouse (Spagna) e Rosatom (Slovacchia), il tanto decantato Epr e ora il VVer, una varietà che non ha eguali tra i concorrenti. Sarà un arricchimento per i loro ingegneri, ma non so quanto ha senso dal punto di vista economico-industriale.

Scajola e la difesa nucleare

Non avrei voluto parlare della vicenda immobiliare del ministro dello Sviluppo economico. La mia opinione (e che non è neanche un giudizio di merito sulla vicenda) è che tirar fuori la dietrologia, "i disegni", è la forma più debole di difesa che si potesse trovare, anzi una mezza ammissione di colpa. Dopo averla sentita centinaia di volte in questi anni, ormai la "traduco" così: " Visto che tutti fanno qualcosa di illegale o di politicamente impresentabile, il fatto che le mie malefatte siano diventate pubbliche è la dimostrazione che c'è qualcuno che manovra contro di me".

Il sovvertimento dei riferimenti "etici" è totale: il sottobosco dell'arricchimento personale, delle spartizioni e dei favori viene considerato "normale", mentre finire sul giornale è una violazione della propria privacy. Le raccomandazioni e i regali per i figli (il ragionamento vale sia che Scajola sia colpevole o innocente) sono indice di amore paterno, mentre se i giudici "mettono in mezzo la famiglia" sono i soliti avvoltoi cinici.

Ancor meno credibile è agitare lo spettro della lobby antinucleare, troppo scalcinata e improvvisata per metter su una trappola del genere. Sottolineo che qui gli assegni a favore del venditore della casa comprata da Scajola non sono un'illazione degli investigatori ma sono già stati recuperati e acquisiti, le date coincidono, le testimonianze anche. Quindi nell'ipotesi più garantista (il ministro era all'oscuro di tutto) a ordire la macchinazione sarebbe stato il costruttore Anenome e le persone a lui vicine. Nessuno di loro noto per la passione ecologista.

martedì 27 aprile 2010

L'ha detto Berlusconi...

Per gli "esperti" o anche solo "appassionati" di nucleare i titoli dei giornali di oggi sono incomprensibili. Berlusconi ha incontrato Putin e gli ha detto due cose: continueremo ad importare gas dalla Russia, qualunque cosa succeda al prezzo, e in più l'Enel ti darà una mano a costruire un centrale atomica il cui scopo è quello di esportare l'elettricità in Europa.

Invece, un lettore occasionale si convince che Putin ci darà una mano a costruire le nostre centrali. Non solo, le parole del nostro premier sul programma nazionale (cantieri aperti entro il 2013, sforzo per convincere la popolazione) confermano una linea che il suo stesso governo si sta impegnando a smentire nei fatti con i ritardi e i battibecchi sull'agenzia.

Sorprende ancor di più il credito dato alle parole del Cavaliere che notoriamente negli incontri internazionali tende ad "improvvisare" prese di posizioni epocali un po' su tutto (pensioni, guerre, pace in medioriente, tagli delle tasse). Parole che raramente si trasformano in linea politica.

Fossi uno di quelli che lavora seriamente ogni giorno al ritorno delle centrali in Italia, non solo non mi sentirei rassicurato o garantito, ma al contrario sentirei puzza di presa in giro.

mercoledì 21 aprile 2010

rassegna nucleare

Ho trascurato un po' il blog a causa del lavoro vero. Si inizia a parlare di centrali con notevole frequenza un po' ovunque.
Su Repubblica ho raccontato il progetto di Ge e Ansaldo per riaccendere Caorso. General Electric è fuori dalla prima xordata di costruttori (Areva) e persino dall'improbabile seconda cordata (Westinghouse). Per loro la riapertura di una centrale di seconda generazione è una mossa disperata, ma inevitabile. La reazione di Scajola e dell'agenzia a questa proposta "indecente" sarà interessante.

Invece per fare il punto della situazione vi consiglio questo scritto per affari e finanza di lunedì

Un bellissimo approfondimento lo ha fatto anche il sole 24 ore sabato scorso con Federico Rendina e Jacopo Giliberto. Ci sono reportage da Flamanville e Olkiluoto molto interessanti, ma niente link perché l'archivio del quotidiano è protetto da un costoso paywall.
Penso non fare troppo danno citando una parte dell'articolo che parla dell'agenzia e che mi trova particolarmente d'accordo:

Si discute, perfino si litiga, non solo sul nome del presidente (lo stimato scienziato Maurizio Cumo? Il senatore e ingegnere nucleare, intimo di Berlusconi, Guido Possa?) ma anche sulla sede ( Milano? Genova? Trieste? in ogni caso non Roma, pare). La partenza dell'Agenzia è questione «urgentissima» ma il Consiglio dei ministri ne parlerà solo «nelle prossime settimane» affermava giovedì il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia, stemperando un po' l'attesa creata dal ministro Claudio Scajola: varo «imminente». «Davvero imminente» faceva eco la collega dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, rimbalzando a Scajola l'ennesima versione riveduta corretta del testo che palleggia tra i ministeri.
Un testo che mostra un impianto strategico a luci e ombre, commentano peraltro gli esperti della materia. Ci sarà un direttore generale forte e coordinerà lavori, ispezioni è delibere. Ma che in ogni caso dovrà vedersela con quello che molti considerano un vizio d'origine potenzialmente pericolosi: l'agenzia non sarà un vero organo indipendente, come era stato annunciato e promesso. Sarà un'agenzia governativa a tutti gli effetti. Dipenderà direttamente da Palazzo Chigi. E quindi dalla politica del momento. Unica, piccola, consolazione: i tempi si stanno talmente protraendo che forse c'è spazio anche per qualche opportuna correzione di rotta.

martedì 13 aprile 2010

Agenzia già insediata. Se lo dice wikipedia...

Alla faccia dell'informazione in tempo reale!
La voce agenzia per la sicurezza nucleare la celebre enciclopedia ci dice che l'Agenzia è già stata licenziata dal consiglio dei ministri e il relativo decreto firmato da Napolitano. Naturalmente c'è già anche il nome del presidente: Maurizio Cumo.

Nel mondo reale il decreto, pronto, non è stato ancora approvato dal consiglio dei ministri.
In attesa che il governo si adegui ai dettami di Wikipedia, sapete già come andrà a finire

domenica 11 aprile 2010

Pimby, come ci riescono

Due storie di ordinario Pimby (please in my backyard). In Svezia e Inghilterra le comunità si fanno concorrenza per ospitare centrali o depositi di scorie. I sindaci festeggiano come se avessero ottenuto l'incarico di organizzare le olimpiadi.

Come ci riescono? Non credo c'entri nulla la maggior "freddezza e raziocinio" dei popoli nordici, visto che qualcosa del genere sta succedendo in Spagna . Proprio l'esperienza spagnola ci suggerisce che nemmeno la diffidenza verso lo stato centrale, o una spiccato senso autonomistico rappresentano un ostacolo insormontabile.

La reazione delle popolazioni è simile in tutto il mondo: diffidenza iniziale, la tendenza ad affrontare la questione in termini di "principio" (Nucleare si/no). Man mano che l'eventualità si fa concreta (in questo è decisivo il lavoro delle aziende e degli enti promotori) i cittadini e gli amministratori, smettono di considerare il tema in astratto e si parla concretamente degli effetti sul territorio (spazio occupato, sussidi, lavoratori del posto, questioni sociali, immobiliari). A questo punto la "centrale" smette di essere diversa da un'autostrada, una fabbrica, un magazzino.
Nei reportage di Nyt e Telegraph sembra che per il caso svedese (Osthammar diventerà sede del deposito) le motivazioni ambientali, come la lotta al cambiamento climatico, pesino più che nel caso inglese dove Anglesey vuole soprattutto accapararsi gli incentivi riservati alle sedi delle prossime centrali britanniche.

Se l'incentivo economico e la convinzione dell'utilità del nucleare sono gli ingredienti obbligatori, si capisce perché in Italia sarà più difficile trovare dei candidati così entusiasti. L'accesso agli incentivi è molto più facile (nel senso che si possono ottenere in molti altri modi e per iniziative molto meno impattanti), mentre l'atomo gode di una reputazione pessima e ci vorranno anni per cambiare la percezione generale su questa fonte di energia.
Non ci sono scorciatoie per raggiungere il consenso, anche se i nuclearisti italiani sembrano convinti di poterle trovare

sabato 10 aprile 2010

Propaganda

Un paio di considerazioni sparse dopo il vertice "atomico" Italia-Francia.
L'accordo tra Ansaldo Energia e Areva elimina un grosso ostacolo al progetto del governo italiano. Non ci sarà una guerra di tecnologie, l'Epr alimenterà sicuramente i primi 4 reattori che verranno costruiti in Italia. Se ne serviranno altri e se ci sarà spazio per una seconda cordata entreranno in campo anche i concorrenti. In questo momemto l'andamento dei consumi, l'eccesso di capacità delle centrali italiani e la crescita delle rinnovabili rendono questa eventualità molto lontana nel tempo.
Il prossima tappa a giugno, quando dovrebbe arrivare la prima sentenza della Corte Costituzionale sui ricorsi delle regioni contro la legge "sviluppo".

Nella conferenza Berlusconi Sarkozy mi ha fatto sorridere il riferimento all'uso della televisione, per far comprendere agli italiani quanto le centrali nucleari siano utili, sicure ed ecologiche. Si useranno materiali creati dalla tv francese e altri preparati ad hoc. Dubito che l'offensiva mediatica andrà molto oltre qualche "pubblicità progresso" sponsorizzata da Palazzo Chigi. Nel caso contrario temo che gli oppositori dell'atomo possano mettersi l'anima in pace: i potenti mezzi del "Grande Fratello Silvio" sono riusciti a far digerire agli italiani balle molto più grandi (tipo che la sinistra ha comandato in Italia per quarant'anni) di quelle che potranno mai dire sul nucleare.

mercoledì 7 aprile 2010

La pulizia all'inglese

Dovremmo prendere esempio.
Il meccanismo usato in Inghilterra per gestire il decommissioning e molto diverso da quello italiano, ma la riforma di Sogin e l'arrivo dell'agenzia lascia aperto lo spazio per rubare qualche buona idea.
I sudditi di sua maestà hanno 19 siti d'interesse nucleare (centrali funzionanti, centrali dismesse, depositi, centri di ricerca) tutti di proprietà della società statale Nda (Nuclear decommissioning autority). Poco prima di pasqua la NDA ha presentato un piano industriale per il prossimo anno di 2,8 miliardi di sterline, 1,5 servono solo per il centro di Sellafield,uno dei siti storici del nucleare europeo e ora uno dei più grandi centri di riprocessamento di scorie del mondo.

Meno della metà di questi soldi saranno pagati dai contribuenti: la Nda è monopolista per la vendita del combustibile e incassa dalla vendita dell'uranio arricchito 1,15 miliardi di sterline l'anno, altra fonte di reddito e la concessione dei siti bonificati per la costruzione di nuovi impianti l'anno scorso nel hanno assegnati tre incassando 387 milioni di sterline. Il costo del decommissioning è tenuto sotto controllo affidando a società private i lavori, si sfrutta così la concorrenza. Se i piani fossero rispettati, dei 73 miliardi di sterline stimati come "costo" complessivo dello smantellamento dell'attuale flotta nucleare Uk, il 50% arriverebbe da queste forme di autofinanziamento. Segno che non necessariamente le centrali spente sono un pozzo senza fondo in cui si gettano una marea di soldi pubblici

Cosa possiamo rubare? Di certo il monopolio della vendita dell'uranio arricchito. Sogin dovrebbe essere il gestore degli impianti di arricchimento, ma non è chiaro se Enel e Edf ( o chiunque altro) potranno approviggionarsi altrove (magari direttamente da Areva). Più difficile la vendita dei siti, sia per la loro indisponibilità nel medio periodo sia perché sembra difficile riutilizzarli per una nuova centrale. L'unica possibile eccezione è Caorso, ma è un discorso che si potrà aprire forse tra dieci anni.

martedì 30 marzo 2010

Cota lo statista e Bonino la visionaria

"Una vittoria l'abbiamo già ottenuta, le centrali nucleari non le faranno". Così Emma Bonino dimostrava negli ultimi giorni come la carta antinuclearista si fosse rivelata vincente: non solo il tema energetico aveva rinsaldato le truppe a sinistra, ma la paura delle ritorsioni elettorali aveva costretto molti candidati di centrodestra a dichiararsi indisponibili alla costruzione di nuove centrali.

E' andata diversamente, l'antinuclearismo non ha portato risultati apprezzabili al centrosinistra, e le due regioni più accreditate per ospitare una centrale, il Lazio e il Veneto, diventeranno per il governo centrale un interlocutore molto malleabile. La vera sopresa di questa tornata elettorale, il leghista Roberto Cota, ha vinto contropronostico pur essendo l'unico candidato del Nord Italia (di entrambi gli schieramenti) ad essersi apertamente schierato a favore delle centrali, anche nel "suo" Piemonte.

La sua non era una pura dichiarazione di principio: a Trino (Vc) c'è una centrale ancora in via di decommissioning e a Saluggia c'è un vecchio impianto Enea per il riprocessamento del combustile. Quindi agli occhi dei cittadini il nucleare è un "clear and present danger". Invece i piemontesi si sono spaventati molto poco e lo hanno votato. Qualche riflessione anche tra i cuor di leone del Pdl dovrebbe provocarla.

Dal punto di vista pratico, Trino potrebbe diventare il luogo prescelto per il deposito delle scorie, mentre per quanto riguarda le nuove centrali, un Epr lontano dal mare è improbabile, ma i fiumi piemontesi possono offrire luoghi adatti per reattori più piccoli.

domenica 28 marzo 2010

Gli inaspettati vincitori

" Dicembre 2009 è stato un mese storico per l'industria nucleare coreana". Inizia così la miglior analisi sui veri vincitori dell'ultima grande corsa all'atomo. Il lungo articolo lo trovate qui, mentre il riferimento è alla vittoria della sudcoreana Kepco del megacontratto da 20 miliardi di dollari per la costruzione di quattro reattori negli Emirati Arabi. Aver battuto francesi e americani (General electric), soprattutto l'aver imposto il misconosciuto APR 1400 al famossimo EPR ha dato ai coreani una credibilità internazionale mai sperimentata prima, tanto da chiudere un analogo contratto per una centrale in Giordania.
Solo un anno fa il nascente mercato del medioriente era indicato da tutti gli analisti come il segno più concreto del "rinascimento nucleare globale", nonché la soluzione a tutti i problemi economici delle varie Areva e Westinghouse.

Ora il raccolto delle commesse è ad esclusivo vantaggio dei coreani, che propongono un modello "nuovo" (ne sono in costruizione due in patria), ma ancora pienamente di seconda generazione, completamente costruito da aziende del paese asiatico con soluzioni "fatte in casa" e ormai lontanissime parenti delle soluzioni Westinghouse da cui sono derivate.
Il segreto della vittoria coreana è il costo: l'Apr si costruisce in quattro anni a 2300 dollari al Kw, a regime produce un Kwh a 3,03 Kwh. L'Epr costa 2900 dollari a Kw e produce un kwh 3,93 dollari. Inolte al Kpeco ha indicato in soli 48 mesi il tempo di costruzione. Lo ha certificato l'Aiea e ne se ne sono accorti persino i francesi

La lezione del successo coreano, ma anche l'attivismo dei russi che ripropongono le loro vecchie centrali, la politica di paesi come la Germania e la Spagna che preferiscono allungare la vita degli impianti esistenti piuttosto che costruirne di nuovi è abbastanza inquietante: la terza generazione sta clamorosamente fallendo molte delle sue promesse: sono troppo costose e troppo difficili da costruire in tempi ragionevoli.
Non è che l'Italia, l'Inghilterra e ovviamente la Francia, sono salite sul treno sbagliato?

venerdì 26 marzo 2010

Alla ricerca...delle solite alternative

Con un po' di ritardo riporto la notizia arrivata anche sui giornali italiani (almeno sui migliori) dell'alleanza Bill Gates e Toshiba Westinghouse per la creazione di reattori Twr. Per farmi perdonare vi segnalo questa semplice scheda che spiega la "novità" dei reattori Twr e aggiungo qualche approfondimento.
I vantaggi sono sostanzialmente due, minor uso di uranio arricchito e eliminazione dei periodi di refueling. Questa tecnologia permette di costruire noccioli che una volta "accesi" vanno avanti indisturbati per un secolo. Ridurre l'intervento umano sul nocciolo è un passo avanti, seppur non decisivo visto che il pericolo di incidente nelle centrali non si concentra tanto sul controllo della reazione, ma sul contenimento della radiottavità. Per cui le centrali Twr avrebbero bisogno della stesso livello di schermatura delle centrali ad acqua pressurizzata. Senza contare la normale manutenzione della parte convenzionale (turbine, circuiti di raffreddamento) per la temperatura e la pressione a cui sono sottoposte, vanno monitorate altrettando attentamente.
Sembra una soluzione ideale per situazioni "tipo Iran", per cui un paese instabile avrebbe l'energia nucleare senza poter intervenire sul combustibile, mettersi a commerciare in uranio, arricchirlo più del dovuto e creare armamenti. Il problema è che paesi "tipo Iran", costruiscono le centrifughe e le centrali proprio per creare il proprio arsenale e mai comprerebbero i Twr.

Anche Areva sta lavorando a prototipi di quarta generazione, o almeno un ibrido terza/quarta che avrebbe come risultato l'abbattimento della pericolosità dei rifiuti. Lo riporta il Times di Londra, citando direttamente il numero uno della società Anne Lauvergeon.

Metto insieme le due cose per invitare a un po' di sano scetticismo: in nessuno dei due casi si tratta di clamorose rivoluzioni teoriche. Tutto nasce da idee già sperimentate e provate negli anni 50. Sul perché queste tecnologie alternative non abbiano trovato sbocchi industriali impazzano le teorie più varie: i complottisti dicono che tutto quello che potesse in qualche modo dare fastidio ai militari e all'uso bellico dell'atomo è stato accantonato. Alcuni sottolineano che invece sono state le condizioni economiche e politiche di base (costo e disponibilità dell'uranio, la scelta delle industrie nazionali di privilegiare una scelta tecnica rispetto alle altre) ad aver provocato un'evoluzione non darwiniana dei tipi di reattore. Una delle vittime più citate di questa oscura alleanza esercito/grandi capitali è il Torio

Se fosse vero la maggior liberalizzazione di questa industria e la necessità di concentrarsi sul nucleare civile come fonte di energia dovrebbe presto far giustizia, seppur a distanza di decenni, in favore delle teorie abbandonante. Personalmente sono dubbioso: la dozzina di paesi che hanno avuto approcci nazionali all'atomo in oltre cinquant'anni hanno fatto scelte abbastanza standard (tipo l'uranio 235) e questo qualcosa significherà.