giovedì 23 settembre 2010

Il recupero

Siamo ad un passaggio decisivo della viceda nucleare italiana. E' evidente che chi ha creduto nel progetto non sopporta più l'ipocrisia di un governo e di ministri, come Tremonti e la Prestigiacomo, che lasciano le roboanti dichiarazioni pro-atomo sulla soglia del consiglio dei ministri e non ne escono mai con una decisione sull'Agenzia-che-non-può-essere-nominata. L'arrivo sui giornali del lavoro "segretissimo" svolto da Sogin sui 52 siti tra cui trovare il futuro deposito delle scorie è l'occasione ideale per aumentare la pressione sull'esecutivo. Così si tiene vivo un argomento che proprio il governo, come ha raccontato il sole il giorno prima, voleva rimandare a data da destinarsi.
Ancora una volta è toccato al sottosegretario Saglia lanciare il cuore oltre l'ostacolo e promettere:
Mercoledì prossimo il presidente del consiglio viene alla Camera; auspico che ci possa essere una larga maggioranza per proseguire e certamente il presidente troverà subito dopo sulla sua scrivania la nomina dell'agenzia. Confido che dopo il chiarimento possa essere nominata al più presto


Facili ironie a parte sulla capacità di questo governo di rispettare le sue stesse scadenze, non resta che aspettare per vedere se e quando questo enorme "tappo" dell'agenzia salterà.
Mi sembra chiaro però che siamo all'ultima chiamata, tanto che anche Giancarlo Aquilanti, capo del progetto nucleare dell'Enel, ha lanciato una rassicurazione che sembra un po' anche un ultimatum:
Enel non è in ritardo e se l'Agenzia per la sicureza nucleare viene istituita in tempi brevi, entro l'anno, e con una certa operatività e autorevolezza, il piano rimane inalterato: apertura del primo cantiere nel 2013 e partenza della prima centrale nel 2020.


Girando il discorso e dando per scontato che difficilmente l'Agenza a gennaio sarà "istituita, operativa e autorevole", possiamo dire che Aquilanti ha spostato al 2011 la data per la quale il programma sarà "ufficialmente in ritardo", nel frattempo sappiamo già che la colpa sarà del governo.
L'opinione personale è che l'industria nucleare sta chiedendo all'esecutivo un colpo di reni, ma il recupero è abbastanza improbabile. Ancora più improbabile l'ipotesi di una scorciatoia, vagheggiata due giorni fa in un convegno dal direttore generale Corrado Clini che boccia in maniera sostanziale la legge dopo solo un anno di funzionamento

L'impianto normativo è limitante con un iter in cui devono essere elaborati 34 provvedimenti, collegati tra loro, con il rischio che si finisca come il gioco dell'oca, in cui arrivati a una casella si scopre che bisogna tornare indietro. La normativa andrebbe, allora, incentrata sul fulcro dello start-up con alcuni passaggi chiave: l'Agenzia per la sicurezza nucleare, il documento programmatico per la Strategia nucleare, e la definizione dei criteri per l'individuazione delle aree potenzialmente destinate a ospitare le centrali.

Per Clini, raccontano le agenzie, sarebbe poi necessario che il nucleare, tra le opzioni pulite, venisse conteggiato per l'abbattimento delle emissioni di gas serra, cosa che "in Ue ancora non avviene".
E un'impressione solo mia o stiamo tornando all'accademia?