giovedì 21 ottobre 2010

Ecco i siti....inglesi


I tempi del rinascimento nucleare inglese sono simili ai nostri. Un ottimo benchmark per verificare i tempi e i modi delle autorizzazioni, la qualità delle decisioni politiche, ma anche la bontà delle scelte tecniche e gestionali (quali modelli di reattori costruire e come distruibuire i costi tra la collettività e gli operatori privati).
Il grande vantaggio degli inglesi è l'aver mantenuto in funzione il loro (vetusto) sistema di centrali. Pur essendo in ritardo nella sostituzione degli impianti, la presenza di siti già a "vocazione nucleare" è stata decisiva per chiudere in tempi normali una lista di localizzazione delle nuove centrali ed evitare che un elenco del genere diventasse "tabù" come è successo in Italia. Non tutti i siti nominati ospiteranno una centrale, si comincerà, come in Italia, con 2 siti per probabili 3-4 reattori.

In questi due approfondimenti della Bbc si capisce che in realtà i problemi sono abbastanza simili a tutte le latitudini: divisioni tra i politici (anche all'interno della maggioranza Conservatori-liberali), opposizione dei comitati locali e braccio di ferro con gli operatori per ottenere maggiori aiuti pubblici.

Antinuclearisti da ridere

Dopo 25 anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl i cinghiali tedeschi si dimostrano fortemente contaminati dalle conseguenze ambientali della nube radioattiva della centrale ucraina il Governo tedesco ha stanziato risorse economiche per evitare che la carne di 'sus scrofa' contaminata sia venduta sul mercato. E l'Italia? Considerato il fatto che gli animali frutto dell'attivita' venatoria, e tra questi anche i cinghiali, possono essere consumati per uso familiare, venendo cosi' esclusi dai controlli medico-veterinari. Il governo ha intenzione di condurre esami radiometrici proprio per valutare la contaminazione radioattiva della carne di cinghiale un modello emblematico di sentinella dei problemi di salute pubblica che la catena ambiente-animali-uomo potrebbe causare?



Libera sintesi dall'interrogazione bipartisan presentata dai deputati Gianni Mancuso, Carlo Ciccioli, Paola Frassinetti
(PdL) e Andrea Sarubbi (PD). Ora, premesso che la vicenda tedesca è vera, mi chiedo se i parlamentari non dovrebbero occuparsi di questioni un po' più serie. I cinghiali tedeschi non sono considerati un pericolo per la salute e non esistono casi in Italia, neppure sporadici, di ritrovamenti di cinghiali radioattivi.

lunedì 18 ottobre 2010

Complottismo senza limitismo

Risibile ricostruzione di Dagospia su un complotto internazionale, a sfondo nucleare, che avrebbe deciso le sorti di Scajola. Non lo linko per decenza. Leggetevi direttamente la versione debunkata dagli amici di Giornalettismo.

A futuro uso di chiunque si diverta fare retroscena sul mondo dell'atomo metto in fila un paio di certezze.

Il destino del nucleare italiano è legato mani e piedi ai francesi. Quello che conviene a Parigi si farà in Italia

Purtroppo anche in Francia litigano: Areva, guidata da Anne Lavergeon è in forte difficoltà, Sarkozy dovrebbe farla fuori entro il 2011. A guidare la filiera atomica transalpina è ora la Edf di Proglio, loro decideranno se continuare a spingere il modello Epr che invece sta registrando diversi fallimenti in giro per il mondo.

In Italia il primo a costruire sarà l'Enel, nessun può sorpassarla

Gli americani, General Electric e Westinghouse, stanno cercando di entrare grazie a contatti con altri costruttori (Gdf Suez e E.on). Improbabili novità consistenti prima della fine dell'anno prossimo.

I russi pur essendo tra i più attivi costruttori a livello mondiale (vedi post precedenti), non hanno possibilità di ottenere spazio da noi. Non sono considerati presentabili all'opinione pubblica (e come dargli torto).

L'agenzia italiana non sarà certo "sfidante" rispetto ai progetti che le saranno sottoposti. Anzi molti esperti coinvolti nel programma nucleare nazionale si aspettano di guadagnare un po' del tempo perduto finora. Curioso perché di solito nei paesi avanzati (vedi Finlandia o Stati Uniti) è proprio la "pignoleria" delle agenzie di controllo a far crescere tempi e costi dei progetti. C'è solo da sperare che Veronesi e C. smentiscano questa convinzione.

Nimby da primato: 2 ore e 21 minuti

Seduto al mio terminale ho assistito a un nuovo record di velocità nell'allontanare una centrale nucleare dal proprio territorio. Protagonisti il nuovo ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e il suo compagno di partito Roberto Formigoni.
Le agenzie battono alle 17,43 questa dichiarazione del ministro:
Non avendo riscontrato opinioni pregiudiziali, io penso che la Lombardia sara' sicuramente una delle Regioni dalle quali si iniziera' a esaminare la possibilita' che possa essere installata. E' la piu' grande regione italiana la piu' popolosa, la piu' industrializzata e quindi quella piu' bisognosa di energia. Quindi, mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una


Passano solo 2 ore e 21 minuti che arriva la risposta di Formigoni
"Sono d'accordo con la scelta del governo italiano di sviluppare il nucleare, altro tema e' quello della localizzazione di queste centrali che vanno pensate per una strategia anch'essa nazionale. Ne parleremo, ne discuteremo, ci confronteremo, vedremo le condizioni, le opportunita' e ne parleremo con i terrirori Adesso e' impossibile pronosticare dove questo dialogo portera'"


Vedremo, dunque anche se quello di Formigoni sembra un "not in my backyard" detto con tutta la cortesia possibile

Aggiornamento delle 23: La cortesia, anche solo istituzionale, la pratica poco la Lega, che frena anche più di Formigoni.
Il fabbisogno energetico per il momento è coperto dalla regione lombardia. Faccio fatica a dire sì a priori a un'ipotesi di centrali nucleari in lombardia - sostiene il presidente del consiglio regionale Davide Boni - bisogna frenare un attimo e ragionare, ma andrei cauto. Mi sembra un dibattito un pò filosofico in questo momento. Ci sono tante valutazioni da fare, per esempio: in Lombardia ma dove?

martedì 5 ottobre 2010

Il nucleare cheap impresentabile in Italia

Insisto: la terza generazione "plus", la più avanzata, quella degli Epr e degli Ap1000, sta mancando moltissime delle sue promesse e questo mina gran parte della spinta al rinascimento nucleare. L'ho esplicitato in un articolo su Repubblica un po' di tempo fa. Una tesi che non è piaciuta ai nuclearisti, come dimostrano i numerosi post di Newclear di questi giorni pieni di dati sulla buona salute del rinascimento nucleare.

La mia tesi è doppia, ma le obiezioni si concentrano sulla seconda parte: non è vero che i cantieri delle nuove centrali non ci sono e che il nucleare sta diventando marginale nel mix produttivo elettrico mondiale. Molto dipende dal sistema di riferimento: se si guarda alla capacità installata e all'energia prodotta in termini assoluti hanno ragione loro (ma solo per periodi dai vent'anni in su, altrimenti l'andamento è praticamente piatto dal 1996). Se invece si guarda alla "quota di mercato" del nucleare sull'elettricità prodotta la contrazione è innegabile sia sul passato che sulle stime future (lo dice Eia nel grafico 70 qui).

La parte più importante è anche quella meno contestata: la delusione della terza generazione. Che invece è confermata indirettamente dal fatto che il nucleare che "funziona" (o che almeno si vende) sta andando da tutta un'altra parte.
guardate questa tabella: sono i reattori in costruzione nel mondo divisi per compagnie:

Rosatom (Russia): 15
Korea Electric Power (S. Korea): 6
Westinghouse (U.S.): 5
Areva (France): 4
General Electric-Hitachi: 4

I leader del mercato sono dunque coreani e russi: vincono 21 a 13. E come sottolinea Business Week il successo nasce dai costi più bassi che possono garantire Rosatom e Kepco, visto che la grande maggioranza dei reattori vengono costruiti nei paesi emergenti.
Perché i paesi avanzati sono così indietro nell'ordinare "nuovo nucleare"? La crisi economica, certo, ma anche il fatto che se coreani e russi sono gli unici che dispongono di modelli economicamente sostenibili, allora Italia, Francia, Uk e Stati Uniti sono automaticamente in lista d'attesa. Per motivi politici e "reputazionali" quei costruttori da noi sono impresentabili. Almeno per ora.