La buona notizia è che inizia l'espulsione dell'idrogeno dal reattore n.1 a Fukushima Daichi.
La cattiva è che di queste centrali nessuno sa cosa farsene.
La schizofrenia giapponese di questi mesi, passati tra roboanti annunci di disimpegno nucleare e la realtà di una mancanza di alternative a breve e a lungo termine, sembra pronta per essere esportata. Il Nyt Times racconta come il nuovo premier Noda sia pronto a farsi ambasciatore delle imprese nipponiche del settore per i grandi progetti in Turchia e Vietnam. Non solo i giapponesi vorrebbero veder riconosciuto dalle nazioni unite lo sforzo che in questo modo fanno per ridurre le emissioni globali. Inevitabilmente ironia e polemiche non sono mancate
Ma non è solo un caso di cattiva politica e mancanza di coraggio della classe dirigente giapponese: gli americani da decenni esportano molta più attrezzatura nucleare di quanta non ne installino in patria.
Dire che la soluzione più semplice, spegnere le centrali, non viene presa perché troppo impopolare (per l'aumento del prezzo dell'energia) o perché contraria all'interesse della grande industria è una banale semplificazione.
La strada sarà lunga e priva di certezze. Intanto passiamo il primo inverno senza il nucleare tedesco e vediamo che succede ai prezzi dell'elettricità. Poi, sperando che l'inverno rimanga mite, potremo parlare di energia e emissioni, magari in un contesto meno recessivo
lunedì 10 ottobre 2011
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